La sfida al burnout “Burnout: ‘bruciarsi’. L’etimologia inglese fa riferimento a una sorta di spegnimento progressivo per esaurimento interno, simile allo spegnimento di una candela”. L’intervento di Luigi Calcerano al convegno “Promuovere il benessere a scuola”, organizzato a novembre 2012 dal MIUR e dall’USR Lazio. di Luigi Calcerano* da Education 2.0, 4.3.2013 Sono particolarmente contento che nonostante la crisi e i tagli siamo riusciti a realizzare questa iniziativa. Infatti sono convinto che il fenomeno del disagio mentale e professionale degli insegnanti, noto anche col nome di burnout, rappresenta uno dei problemi più insidiosi che la scuola e gli operatori scolastici si trovano a dover affrontare. Mi piace l’etimologia del burnout. Burnout: “bruciarsi”, ma l’etimologia inglese fa riferimento a una sorta di spegnimento progressivo per esaurimento interno, simile allo spegnimento di una candela e l’immagine che è più usata è quella di una candela che brucia da tutt’e due le parti. Si definisce così l’esito di un processo che colpisce non solo educatori e insegnanti ma tutte le persone che esercitano professioni d’aiuto quando non rispondono in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere. C’è un burnout anche per gli operatori amministrativi. Dobbiamo aver cura di noi, perché anche noi, come i docenti, siamo una risorsa preziosa, magari docenti e presidi non saranno d’accordo, ma lo dico lo stesso. Perché la prima avvertenza che si può consigliare a un dirigente amministrativo e a tutti gli operatori scolastici amministrativi è quella di pensare al nostro lavoro e a noi stessi in modo positivo. Dobbiamo essere tutti uniti contro il burnout! Se ci mettiamo a cercare problemi, ne troviamo in abbondanza, dobbiamo fare il possibile per trovare soluzioni, anche parziali, non lasciarcene incatenare. Nella stanza di un ministro di qualche anno fa c’era un cartello che diceva: “Se non porti almeno una soluzione al problema sei parte del problema”. Non mi ricordo se era così oppure: “SE NON FAI PARTE DELLA SOLUZIONE VUOL DIRE CHE SEI PARTE DEL PROBLEMA”. Berlinguer la intendeva così: “Se non entri con la soluzione fai parte del problema”. Sono alcuni anni che al MIUR facciamo iniziative parziali contro il burnout e abbiamo imparato qualcosa sull’argomento. Il ruolo dell’insegnante, nella società della conoscenza, è sottoposto a tensioni, sollecitazioni e pressioni contrapposte, tra esigenze dell’istituzione, delle famiglie, degli studenti. Il problema della crisi di identità dell’insegnante e il calo crescente del prestigio professionale riconosciutogli sono fenomeni acuiti dall’irrompere sulla scena scolastica di sempre più gravose e diversificate problematiche sociali, alcune delle quali giungono fino a minacciare le stesse condizioni basilari del rapporto educativo; tra esse, in particolare, il bullismo, che non si manifesta più solo tra studenti, ma si rivolge spesso anche contro i docenti, fino a episodi di vera e propria sopraffazione. Si tratta di episodi che si verificano non solo nelle tradizionali zone a rischio del paese ma anche nelle grandi città, come emerso nei mezzi di comunicazione di massa, non solo in relazione a studenti palesemente disagiati ma anche per giovani apparentemente privi di problemi e di buone condizioni economiche e sociali. Di fronte al deterioramento dell’immagine, agli insuccessi professionali e a situazioni difficili, molti insegnanti cominciano a sviluppare un processo di “logoramento” o “decadenza” psicofisica, segnata dalla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress, dalla frustrazione, dall’insoddisfazione che possono condurre alla demotivazione, all’assenteismo, all’apatia, al servizio prestato con entusiasmo e interesse sempre minori. Abbiamo capito anche che sarebbe sbagliato medicalizzare questioni importanti e complesse come queste. La Direzione Generale per il personale scolastico, diretta dal dr. Luciano Chiappetta, pur nella continua riduzione delle risorse disponibili per la formazione, si è determinata ad affrontare il burnout e a promuovere le occasioni di approfondimento del tema ritenendo particolarmente importante, in primo luogo, la sensibilizzazione sul fenomeno perché gli operatori scolastici imparino a riconoscere, trattare e prevenire il disagio e favoriscano gli interventi per contrastarne la crescita e la diffusione, per passare dal burnout alla soddisfazione e al benessere professionale. Sembra un sogno, nella attuale situazione di crisi, ma dobbiamo lavorare anche per i sogni. Nel Lazio c’è una situazione di sperimentazione pilota. Si sta perseguendo, dunque, una “curvatura” degli strumenti formativi già esistenti e dei servizi di consulenza attivati in modo da renderli capaci di speciale attenzione alla problematica nell’ottica di un’implementazione dell’offerta formativa disponibile. Ho detto che “Sarebbe sbagliato medicalizzare questioni importanti e complesse come queste”. La linea di intervento si propone dunque di aggredire il burnout da più angolature:
Non ci nascondiamo le difficoltà, che sono tante, per avviare un tipo
di lavoro comune di questo genere: dirigenti e amministrazione che
si incontrano per intervenire sulle regole di un determinato ambito
del futuro della scuola, che si confrontano su come governare un
processo così difficile, sembra quasi una missione impossibile…
* Dirigente dell'Ufficio VII della D.G. per il personale della Scuola, reggente dell'Ufficio VI, si occupa oggi di tutta la formazione del personale della scuola. |