Scenari per il futuro scolastico

di Norberto Bottani Letterina A.S.A.SI. n 355 del 14.3.2013

Una quindicina d’anni fa in seno all’OCSE fu costituito un gruppo di lavoro composto di una decina d’esperti internazionali per riflettere sugli scenari possibili di sviluppo dei sistemi scolastici.

Il gruppo lavorò di buzzo buono e qualche anno dopo pubblicò un volume che fece molto scalpore nel quale erano tratteggiati sei scenari suddivisi in tre tendenze: la conservazione dello status quo, la ri-scolarizzazione, la de-scolarizzazione.

L’ultima opzione, la più radicale, ossia la fine dei sistemi scolastici e la loro sostituzione con vari tipi di scuola fu subito scartata perché il gruppo ritenne che un simile scenario era politicamente e tecnicamente impossibile.


Quale scenario per il futuro?

È passato da allora più di un decennio, il panorama scolastico è mutato e lo scenario scartato della de-scolarizzazione sembra invece vieppiù plausibile.

Politicamente le resistenze sono sempre virulente, ma tecnicamente molte cose sono cambiate. La velocità dei cambiamenti tecnologici nel settore dell’informazione e delle comunicazione è esponenziale e non è finita. In ogni modo l’ipotesi di un computer a basso costo per tutti utilizzabile ovunque, semplice, solido non può più essere scartata e si raccolgono molte informazioni sulle modalità d’apprendimento rese possibili dai computer. Il paesaggio esplorato dai pionieri della psicologia cognitiva agli inizi del ventesimo secolo evolve, fornisce nuove prospettive. Ormai non si possono più avere dubbi sulla possibilità di mobilitare e suscitare procedure d’apprendimento rimaste fin qui poco esplorate dalla ricerca scientifica. Quali possono essere le conseguenze dal punto di vista dell’organizzazione e dello sviluppo delle scuole è per ora prematuro dirlo, ma è indubbio che le conseguenze saranno rilevanti se si appurerà che nuove operazioni mentali possono concorrere efficacemente all’acquisizione di conoscenze ritenute un patrimonio comune indispensabile del progresso scientifico e tecnologico. C’è da sperare che passi della stessa rilevanza vengano compiuti anche nel settore dello sviluppo della personalità e non solo in quello conoscitivo.

L’evoluzione delle tecnologie e le modifiche della cultura popolare inducono molti osservatori ad interrogarsi sul futuro dei sistemi scolastici. Il volume dell’OCSE apparso nel 2001 sembra ormai un lavoro non solo di pionieri ma un prodotto di antiquariato. Articoli e pubblicazioni nei quali si tratteggiano scenari alternativi di scuola si moltiplicano. Non si tratta di lavori di fantascienza ma di proiezioni che tengono conto di quanto si conosce oggigiorno e di quanto si riesce a fare con i computer e con i bambini. Non si hanno ancora le idee chiare su quel che succederà. Sarebbe presuntuoso pretenderlo, ma molti sperimentano soluzioni alternative, più o meno radicali, e si interrogano sulle caratteristiche dominanti che si impongono come elementi comuni e certi del profilo dell’istituzione scolastica che verrà.

Secondo Bruce Dixon, uno specialista australiano degli ambienti scolastici forgiati dalle TIC, l’evoluzione scolastica contemporanea sarebbe caratterizzata da tre tendenze maggiori:

1. L’apprendimento sociale: si passa dal discente singolo a uno collettivo, dall’io al noi;

2. L’apprendimento auto-organizzato: si passa dal discente dipendente (da un insegnante) al discente autonomo;

3. L’apprendimento imperniato sulla ricerca: si passa dal noto all’ignoto.
 

I dirigenti scolastici che si sono incontrati a Londra nel gennaio scorso sono giunti ad identificare sette tendenze che sarebbero comuni all’evoluzione dei sistemi scolastici:

1. Fissare obiettivi importanti e tenervisi: le buone scuole hanno in comune una missione intellettuale. La loro incombenza è quella di animare il seno alla società conversazioni che sfocino in importanti obiettivi condivisi dalla comunità che determinano il clima degli istituti scolastici ed i loro obiettivi.

2. Creare esperienze di apprendimento potenti: le scuole innovative sono quelle che si preoccupano soprattutto del modo con il quale gli studenti apprendono. La priorità è l’apprendimento e non l’insegnamento. Occorre quindi essere in grado di osservare, analizzare, interpretare i passi del discente che apprende. Le scuole della generazione futura dovranno giocare quotidianamente su tre scenari (il consumismo, la produzione, la condivisione) servendosi di attrezzature a banda larga che funzionano ventiquattr’ore su ventiquattro, tutti i giorni dell’anno e tutta la settimana, e che convogliano flussi costanti d'informazione. Le scuole della nuova generazione avranno il compito di controllare queste risorse. Le scuole della futura generazione dovranno servirsi pure di una vasta gamma di linguaggi e dovranno quindi fornire opzioni multiple di apprendimento, percorsi su misura per l’accesso all’insegnamento post-secondario.

Le scuole della nuova generazione faranno leva sulle nuove tecnologie per rendere possibile apprendimenti approfonditi nei quali i discenti tengono un ruolo pressoché professionale (per esempio, quello di quasi-giornalisti, quasi-storici, quasi-inventori, ecc.)

3. Le scuole del futuro manterranno ambienti di apprendimento produttivi, coltiveranno anzi questi ambienti per esempio mettendo in linea o in rete i loro corsi, adottando modelli di funzionamento flessibili come per esempio l’apprendimento “blended” oppure la dinamica delle classi ribaltate (l’insegnamento “flipped”);

4. Conoscere meglio le competenze, le qualità, le motivazioni degli studenti: le scuole del futuro cureranno in particolare la conoscenza dei loro allievi e dovranno predisporre un profilo completo di ciascuno per fare in modo che l’apprendimento si svolga in funzione delle caratteristiche del discente. Queste scuole disporranno di un libretto scolastico estremamente ricco nel quale gli insegnanti annoteranno le loro osservazioni sul modo di apprendere dei loro allievi. Quest’ultimi saranno valutati sulla base delle loro esperienze e nella loro cartella personale saranno depositati anche le loro migliori produzioni. In altri termini le scuole del domani dovranno predisporre un portfolio per ogni studente. Questo significa che la “bocciatura” o la ripetenza non hanno più diritto di cittadinanza nella scuola della prossima generazione;

5. Il programma d’insegnamento non sarà più disciplinare ma sarà impostato sulle competenze. Il futuro va in questa direzione. Fine delle discipline, delle materie. Le scuole del domani saranno impegnate sull’acquisizione di competenze e dovranno servirsi di un sistema di riconoscimento e di valutazione per marcare i progressi degli studenti poiché una competenza non è acquisita una volta per tutte ma è un percorso lungo il quale si sviluppa e si forgia una qualità;

6. Autonomia professionale di gruppo: le scuole del futuro saranno organizzate in modo tale da permettere agli insegnanti che vi lavorano di lavorare in gruppo, di condividere le loro competenze, di ripartirsi i ruoli, di tenere funzioni diverse (in certi casi assistenti in altri invece direttori di progetti) e di decidere di ricorrere talora a specialisti estranei alla scuola, cioè a esperti che si possono consultare anche a distanza, in linea;

7. Le scuole del futuro dovranno essere comunità nelle quali sono presenti sia i genitori che altre figure importanti dell’ambiente locale, stimoleranno l’implicazione dei giovani della vita locale nonché l’apprendimento imperniato sulle risorse del territorio.