Le trenta ragioni dei grillini di A.G. La Tecnica della Scuola, 27.3.2013 Secondo il M5S, il Pd ha collaborato alla sottrazione di risorse all’istruzione pubblica, mantenendo i finanziamenti alla privata. Il riferimento è all’ultimo Governo Prodi. Tanti i motivi del dissenso: dal reddito di cittadinanza, l'abbiamo tirato fuori noi, alla mancanza di volontà di approvare una seria legge anticorruzione e il finanziamento pubblico ai giornali; dall’approvazione delI’IMU al mantenimento delle provincie. E molti altri… Sulla fiducia al governo Bersani, il Movimento 5 Stelle non arretra di un millimetro: a poche ore dall'incontro con il premier incaricato, trasmesso in diretta streaming, il partito creato da Belle Grillo fa sapere che non ci sono margini di possibilità. E che esistono almeno trenta ragioni. Una di queste, collocata quasi in fondo alla lista, riguarda l’istruzione impartita nelle scuole statali. Il cui indebolimento degli ultimi anni, sempre a detta dei grillini, si sarebbe realizzato con la compartecipazione del centro-sinistra. Questa la critica: “Perché (il Pd n.d.r.) ha collaborato alla sottrazione di risorse alla scuola pubblica, mantenendo i finanziamenti alla scuola privata”. Il riferimento dei grillini è sicuramente all’ultimo governo Prodi, con Beppe Fioroni ministro dell’Istruzione, durante il quale si autorizzò sì l’immissione in ruolo di 150mila precari (anche se poi se ne realizzò solo un terzo, a causa della fine anticipata della legislatura), ma si avviò anche la politica dei tagli, con alcune migliaia di cattedre e di Ata cancellati con l’obiettivo di calmierare la spesa pubblica. Con i finanziamenti alle private, in effetti, mai ridotti e neanche messi in dubbio. Il Movimento 5 Stelle elenca quindi le tante ragioni che comportano il dissenso dal governo Bersani: "Perché di reddito di cittadinanza – spiegano i grillini - non ha mai parlato finché non l'ha tirato fuori il M5S; Perché non ha mai fatto una serie legge anticorruzione; Perché non ha mai abolito il finanziamento pubblico ai giornali; Perché ha approvato l'IMU; Perché non ha mai abolito le provincie; Perché ci ha regalato la tassa da 4 miliardi servita a pagare i conti di Monte dei Paschi di Siena; Perché non ha mai fatto la legge sul conflitto di interessi; Perché ha ratificato trattati come il Fiscal Compact e il Mes; Perché si sono accorti solo dopo venti anni che una legge del 1957 rende Berlusconi ineleggibile". "Perchè - prosegue l'elenco delle ragioni del no a Bersani - è quello di: 'I rimborsi elettorali ci vogliono, se no non sopravviviamo'; Perché la Tav è il progresso; Perché copia le Parlamentarie del M5S ma poi riserva i posti chiave per i soliti noti (Bindi & Co.); Perché è quello di 'abbiamo una banca'; Perché è quello di Prodi che ci ha portato nell'Euro; Perché è quello del golpe morbido di Giorgio Napolitano; Perché 'il Lodo Alfano non è un nostro problema, non è la priorità'; Perché è quello dell'indulto; Perché non ha mai cancellato le leggi 'ad personam'; Perché ha contribuito al finanziamento delle missioni di 'guerra'; Perché i bombardieri F35 servono per le missioni di pace; Perché asseriva candidamente in aula che Berlusconi sapeva che non sarebbero state toccate le sue televisioni; Perché ha fatto da stampella a Berlusconi in tutto questi anni Perché 32 parlamentari del PD erano assenti quando si votava la fiducia per lo scudo fiscale, e ne sarebbero bastati 20; Perché non ha mai cambiato la legge elettorale né reintrodotto le preferenze; Perché ha avallato le politiche 'a-sociali' del governo Monti; Perché Bersani si scagliò contro l'ordine dei medici dell'Emilia, rei di aver chiesto una moratoria sulla costruzione di nuovi inceneritori; Perché ha sostenuto la gestione privata dell' acqua, dei rifiuti e del trasporto pubblico a favore di investitori privati e a discapito dei cittadini. E anche, soprattutto, perché - conclude citando Einstein - 'non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo'". C’è poi un ultimo perché che i il M5S “rinfaccia” ai bersaniani: quello di aver “detto sì alle pensioni a 67 anni”. Anche se poi il Pd, per onore di cronaca, si è sempre schierato a favore di coloro che sono stati danneggiati per l’applicazione immediata del provvedimento. In particolare per gli esodati e, nel caso della scuola, per salvare i cosiddetti “Quota 96”. È difficile pensare che con una lista così gonfia di motivi, i grillini possano ravvedersi e trovare un punto d’incontro con lo schieramento guidato da Bersani. A meno che quest’ultimo dimostri che si tratta solo di illazioni. E, comunque, che è arrivato il momento della svolta. A favore finalmente dei cittadini. Anche sulle questioni della scuola. |