Scuola

solo l’8% torna a casa da solo
“Bambini privi di autonomia”

In Germania il 76%, in Innghilterra il 25%: i bambini italiani, a differenza dei coetanei europei, sono sempre scortati dagli adulti: secondo esperti e pediatri è molto negativo

 La Stampa, 13.3.2013

I bambini italiani sono sempre meno autonomi. A scuola vanno accompagnati da un adulto, tra l’altro più con l’ automobile che con i mezzi pubblici. Solo l’8% torna a casa da solo , a fronte del 25% dei coetanei inglesi e del 76% dei tedeschi.  

 L’autonomia di spostamento dei bambini italiani, già molto limitata, si è ulteriormente ridotta negli ultimi anni e secondo gli esperti con ricadute negative sia sul benessere sia sullo sviluppo psico-fisico. A rilevarlo è una ricerca del Cnr promossa dal Policy Studies Institute di Londra che ha visto il coinvolgimento dell’Italia, della Germania e di altri 15 Paesi del mondo. 

«L’autonomia di spostamento dei bambini è passata dall’11% nel 2002 al 7% nel 2010, mentre l’autonomia dei bambini inglesi è al 41% e quella dei tedeschi al 40%», spiega Antonella Prisco, ricercatrice dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Istc-Cnr). 

«Il tragitto di ritorno, soltanto l’8% dei bambini italiani lo compie da solo, a fronte del 25% dei coetanei inglesi e del 76% dei tedeschi - aggiunge - Il divario di autonomia con gli altri paesi sul percorso casa-scuola permane ampio anche per i ragazzi delle medie inferiori: il 34% degli italiani, contro il 68% dei tedeschi e il 78% degli inglesi». In Italia risulta estremamente basso anche l’uso del mezzo pubblico. «Mentre per i bambini non ci sono differenze tra Italia e Inghilterra, 3% per entrambi i Paesi, in Germania la percentuale sale all’8» è detto nella ricerca. 

Maggiori differenze si hanno invece per la scuola secondaria, dove l’Italia resta ferma al 3%, l’Inghilterra passa al 25% e la Germania arriva addirittura al 64%, «probabilmente - spiegano i ricercatori - per l’efficienza dei servizi pubblici, ma forse anche per maggiore fiducia dei genitori”. I maschi italiani, infine, sono più autonomi delle femmine, indipendentemente dall’età. La ricerca si conclude rilevando come «la possibilità di muoversi in autonomia da parte dei bambini permette l’esperienza fondamentale del gioco, aiuta a prevenire sovrappeso e obesità, ad acquisire maggiore sicurezza, autostima e capacità di interagire, rafforza i legami con le persone che abitano nel proprio quartiere e sviluppa un senso di identità e responsabilità, riducendo i sentimenti di solitudine durante l’adolescenza».  

E, se è per alcuni versi comprensibile l’apprensione dei genitori che, specie nelle grandi città, temono che i figli possano diventare vittime del traffico o di malintenzionati, va detto che non è tutta responsabilità loro: molte scuole non permettono ai bambini di uscire se non sono in compagnia di un adulto. Qualche settimana fa sulla rivista di pediatria Uppa, Un pediatra per amico, si leggeva di «Troppi bambini agli arresti domiciliari»:  

«Negli anni ‘70 - ha scritto Francesco Tonucci - i bambini dai 6 agli 11 anni che si muovevano autonomamente sul percorso casa–scuola erano il 90%, negli anni ’90 erano solo il 10% (...); Possiamo dire che oggi, praticamente, nessun bambino che abbia meno di 10 anni esce più da solo di casa. Questo cambiamento produce una serie di conseguenze gravi sul piano psicologico, cognitivo, sociale e fisico, tanto da poterlo considerare uno dei fenomeni più importanti e preoccupanti che riguardano la condizione infantile del nostro tempo». In pratica, «troppi bambini vivono ormai la loro infanzia chiusi tra quattro mura, senza fare la minima esperienza di autonomia, si spostano esclusivamente in macchina e sono scortati perennemente dagli adulti, non corrono mai il minimo rischio e arrivano all’adolescenza inesperti e irresponsabili».