Scuola italiana, il futuro (multietnico) è già qui

il tarlo e la storia, 14.3.2013

Il Ministero dell'Istruzione e la Fondazione ISMU certificano l'avanzata degli studenti stranieri nelle scuole italiane. Ormai sono oltre 750 mila, e in 415 istituti rappresentano la maggioranza assoluta degli iscritti. L'Italia multietnica è una realtà, anche se qualcuno fatica a rendersene conto e ad accettarlo.

Classi multicolore. La scuola italiana ha una vocazione sempre più multietnica. A metterlo nero su bianco, stavolta, è uno studio realizzato dal MIUR (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) e dalla Fondazione ISMU, che ha analizzato la presenza degli alunni stranieri tra i banchi. Gli studenti non italiani aumentano esponenzialmente di anno in anno, così come aumentano a ritmi sempre più sostenuti le scuole in cui questi alunni finiscono per rappresentare la maggioranza. Le cifre fotografano un fenomeno che non stupisce, ma che di certo fa pensare. E dall'istruzione la riflessione non può non spostarsi alla politica, al dibattito, troppo spesso ideologico e fazioso, sull'immigrazione e al tema, sempre più attuale, dello ius soli.

I numeri della realtà. Gli studenti non italiani regolarmente iscritti all'anno scolastico 2011/2012 (anno a cui fa riferimento la ricerca) sono 755 mila, l'8,5% del totale. Appena dieci anni fa erano meno di 200 mila, e pesavano sul conto complessivo per appena il 2%. Che significa un balzo, nel decennio, di circa il 300% (!).

Questo fa sì che oggi si registri la presenza di scuole in cui gli studenti non cittadini italiani sono la maggioranza. Accade in 415 istituti, dieci in più dell'anno precedente. E il trend è in continua crescita. Si tratta soprattutto di scuole dell'infanzia (233), situate nelle città del nord (Milano, Torino e Brescia guidano la classifica). Le cittadinanze rappresentate sono molteplici; il gruppo più numeroso rimane quello dei romeni, seguiti da albanesi e marocchini.

Gli alunni stranieri, quindi, sono ormai un esercito, una presenza impossibile da ignorare, che genera esigenze ed opportunità nuove a cui rispondere. Ma ci sono altri dati che fanno riflettere, e sono quelli che analizzano dall'interno questa variopinta popolazione di ragazzi non italiani. I numeri, infatti, ci dicono che oltre il 44% di questi 755 mila alunni multietnici è nato in Italia. Eh già...si tratta di cosiddetti immigrati di seconda generazione. I loro genitori vengono da lontano, sono nati altrove, sono arrivati qui con storie e strade diverse. Ma loro no, loro ci sono sempre stati, fin dal primo istante di vita. Quindi, se nel nostro paese vigesse la regola dello ius soli (che assegna la cittadinanza a chi nasce sul territorio dello Stato, a prescindere dalla nazionalità dei genitori) gli "stranieri" nelle scuole italiane quasi si dimezzerebbero. Per dire come sono labili, a volte, le statistiche.

Il futuro è già qui. Se il presente della scuola italiana è multietnico, il futuro promette di esserlo ancora di più. Passando dal dato generale (44% di studenti stranieri nati in Italia) a quello particolare dei singoli livelli di istruzione, la "foto" prende contorni ancora più nitidi, e si possono intravedere i prossimi sviluppi. Nella scuola dell'infanzia, infatti, l'incidenza degli alunni non italiani ma nati qui sale fino all'80%. Questo vuol dire, inequivocabilmente, che le nuove generazioni di stranieri sono sempre più "italiane".

E allora arriverà, per forza, il momento in cui la questione degli "immigrati di seconda generazione" dovrà essere presa sul serio, affrontata senza pregiudizi.

Arriverà il giorno in cui dovremo parlare, volenti o nolenti, di inclusione, in cui ci toccherà immaginare un modo diverso per confrontarci con la realtà.

Altrimenti quella stessa realtà ci travolgerà.

La Storia, quella con la "S" maiuscola" non la si può fermare. Si può provare a capirla, ad intuirne i percorsi, a governarla in maniera intelligente. Ma fermarla proprio no.