Exit Francesco Profumo di Michele Dantini, 21.3.2013 Una possibile futura responsabile del MIUR, Maria Chiara Carrozza, interviene oggi sull’”iperattivismo” (postumo) dell’attuale ministro dell’università e della ricerca, Francesco Profumo. La vicenda è triste ma non aneddotica: mette a nudo. Abbiamo detto ogni male di Profumo. Confermiamo oggi che la sua attività, lungi dal presentarsi in possesso dei requisiti di lungimiranza, cura e rispetto per le diverse componenti del mondo universitario (studenti, ricercatori e docenti qualificati), è apparsa in più occasioni stizzosamente sospinta da ambizione personale, rozza approssimazione e calcolo; ed è stata purtroppo sorretta da parte della stampa “progressista”. Nè competenza che non sia stata riduttivamente settoriale né “empatia” per il mondo della scienza, della scuola e della ricerca non applicata: invece valutazioni opportunistiche, ipocrite moralità, sbrigative liquidazioni, autoritarismo paternalistico, collaborazioni esclusive con il mondo corporate (*) e infine propositi di discriminazione disciplinare. Un ministro pessimo, che sarà ricordato per la “lubrificazione” della legge Gelmini, l’auspicio di “bastone”, l’imposizione (sventata) di quattro ore di insegnamento non retribuito a docenti tra i meno pagati di Europa; e a cui persino Scelta civica [sic!] ha rifiutato in extremis la candidatura. Chissà che qualche “Grande Elettore” non pensi di riproporlo, in futuro. (*) Il Comitato consultivo dell’ANVUR, composto da una ventina di membri delegati da istituzioni italiane ed europee con il compito di monitorare l’attività dell’Agenzia, ha appena eletto presidente Ivan Lo Bello, vicepresidente di Confindustria per il settore Education [sic]. Lo Bello sostituisce Gianfelice Rocca, a sua volta già vicepresidente di Confindustria con delega Education, imprenditore attivo negli ambiti della siderurgia, dell’energia e delle infrastrutture. Non obiettiamo alcunché alla competenza di Lo Bello, “da anni impegnato in prima persona nella tutela della legalità e nella diffusione dei valori di cittadinanza”. E’ però evidente che si è ritenuto una volta di più immeritevole di fiducia il mondo della ricerca nella sua interezza, senza alcuna volontà di produrre selezione virtuosa al suo interno; e si è scelto di commissariarlo delegando a terzi il compito di “mettere a punto un sistema di valutazione dell’università e nel diffondere una cultura della valutazione”. Difficile pensare che la scelta confindustriale non abbia ricevuto più che il plauso di un ministro ormai prossimo a decadere. |