Non voti? colpa dei prof

Pasquale Almirante, La Sicilia 3.3.2013

Troppo astensionismo alle elezioni politiche? Diamo alla scuola il compito di educare alla partecipazione democratica, anche perché il risultato del voto non può restare fuori dalle aule scolastiche. È per lo più questo il tenore di qualche articolo apparso subito dopo la recente tornata elettorale. E allora ancora una volta la proposta di investire la scuola di risolvere un altro dei problemi del nostro Paese. Quindi, oltre a tutte le altre educazioni, si profila pure quella di educare al voto per prevenire l'astensionismo. Mentre tuttavia per un verso Tullio De Mauro denuncia l'ignoranza di ritorno da parte degli italiani che, secondo le stime Ocse, non saprebbero capire un testo, visto che non leggono né libri né giornali, e che la classe politica al potere tende proprio ad avere cittadini ignoranti per evitare di essere giudicata e punita nelle urne, qualche altro vorrebbe affidare all'istruzione compiti che, non solo non rientrano nelle proprie facoltà, ma potrebbero perfino innescare meccanismi di contestazione e di protesta. Anche se non si trattasse di indicare l'uno o l'altro partito ma di spiegare semplicemente chi è il Pd o il Pdl, nulla impedirebbe di innescare quell'aria di sospettoso dubbio sul docente. E inoltre, chi si dovrebbe incaricare di tale, ulteriore incombenza? Il collega di lettere? E chi dice che abbia sufficiente conoscenze per spiegare ex cattedra materie così delicate e sensibili?

Si dice che basterebbe leggere la Costituzione in classe almeno per arrivare verso l'obiettivo desiderato, ma si dimentica che la famosa ora di "Cittadinanza e Costituzione", che l'ex ministra Gelmini si era vantata di avere implementato risultò un bluff proprio perché non si sapeva dove metterla, a chi affidarla e a danno di quale altro insegnamento.

È vero che la scuola dovrebbe educare anche alla politica, ma poi il buon proposito si scontra con l'oggettiva realtà di ogni giorno, con le difficoltà logistiche, con i contenuti del curricolo, con la formazione stessa del docente. È sicuramente facile dire: è compito della scuola educare alla sessualità, alla corretta nutrizione, ad evitare fumo e droghe, al rispetto della Natura, alla legalità, all'arte, al codice della strada, alla prevenzione, ma poi all'atto pratico si assiste impotenti alla crescita delle dispersioni, compreso quell'analfabetismo di ritorno che dovrebbe far riflettere la politica e i politici, ma quelli seri.