E i “Magnifici Sei”, che dovevano di Vincenzo Pascuzzi, 22.3.2013 Egregio sig. ministro, era appena un anno fa, esattamente febbraio 2012, quando giornali e media dedicavano spazio a una notizia insolita e innovativa: l’assunzione diretta e rapida (senza concorso, tramite la valutazione dei loro c.v.) di sei c.d. “e-secchioni” under 40, sei ex “cervelli in fuga” recuperati alla Patria o alla Nazione, indicati anche come i “Magnifici Sei” e che dovevano – quali Suoi collaboratori - “svecchiare” il Miur. Questi i loro nomi: Arianna Bassoli, Lorenzo Benussi, Dario Carrera, Donatella Solda Kutzmann, Damien Lanfrey, Stefania Milan. In calce i loro profili. Di loro non s’è saputo più nulla, sono come scomparsi. Ci domandiamo che fine professionale abbiano fatto. Hanno lavorato senza clamore e in silenzio? E cosa hanno prodotto o innovato? Vorremmo saperlo. Oppure hanno rinunciato magari perché ostacolati dalla burocrazia ministeriale? O il Miur non li ha retribuiti come pattuito e in quanto precari? O ancora, sono stati allontanati perché incapaci o fannulloni, dopo un periodo di prova? Sono forse "fuggiti" di nuovo all’estero?
Nonostante il fatto che il governo “tecnico”, di cui fa parte, è
dimissionario e ormai agli sgoccioli, Lei risulta veramente molto
indaffarato (c’è addirittura chi segnala e lamenta il Suo ”iperattivismo”!),
ma dovrebbe trovare un po’ tempo e informare su quanto sopra
richiesto, presentare un consuntivo dell’attività svolta e dei
risultati raggiunti dai c.d. “Magnifici Sei”. Non crede? I Magnifici Sei
Lorenzo Benussi, 34 anni
Se i dati riguardano tutti allora sono di tutti. Lorenzo Benussi ci
crede da anni. Nato a Verona nel 1977, è un pioniere dell’open data
in Italia: nel 2009 ha convinto la Regione Piemonte a creare
dati.piemonte.it, il primo portale di dati aperti del Paese.
«Un’illuminazione venuta in viaggio, vedendo la campagna elettorale
di Barack Obama». Data.gov, la piattaforma web che è un modello nel
mondo, è un idea sua. Papà di due bimbi, ha studiato e vive a
Torino. Prima Scienze della Comunicazione poi un dottorato in
Economia dell’innovazione e tanta ricerca, tra l’Università di
Manchester, l’ateneo torinese e il centro Nexa del Politecnico. Ha
codiretto l’OpensourceLab del MultiMedia Park di Torino e, dal 2008,
si occupa di sviluppare il web in Piemonte con il consorzio Top-Ix
(Torino Piemonte Internet Exchange). Qualche mese fa ha lanciato
come provocazione il concorso Apps4Italy: «Possiamo premiare app che
riutilizzano dati, se il Paese non ha dati accessibili?». A
sorpresa, la risposta più incoraggiante è arrivata dagli enti
pubblici: Comuni e Province della Penisola che hanno messo i loro
dati in Rete. Ottimista? Sì. L’Italia sa di doversi modernizzare ma
l’entusiasmo del governo per l'Agenda digitale è un ottimo segnale».
Tecnologia ed etica: l’innovazione riparte da qui. Stefania Milan,
trentaduenne di Castelfranco Veneto, provincia di Treviso è l unica
sociologa del Citizen Lab di Toronto, un centro accademico che
combatte la censura del Web. Studiosa dei rapporti tra movimenti
sociali e nuovi media, si è trasferita in Canada dopo la laurea in
Scienze della comunicazione e il dottorato allo European University
Institute di Firenze. Ha insegnato all’estero e partecipa a progetti
di ricerca internazionali. I new media aiutano la pubblica
amministrazione? «Certo» sostiene. «Non solo riducono i costi della
burocrazia, ma coinvolgono direttamente i cittadini nelle scelte
della politica. Sarebbe bello, ad esempio, decidere con gli studenti
come migliorare la scuola». Ecco cos’è l’edemocracy. La tecnologia
avanza e l’educazione non può ignorarlo, anche quella dei più
piccoli: «Più che insegnare ai bimbi di oggi cos’è un personal
computer - dice Stefania Milan – dovremmo educarli a un uso
consapevole di Internet. I social network sono affascinanti, è vero,
ma non sono magici né neutrali. Ci mettono in contatto ma allo
stesso tempo possono diffondere le nostre informazioni personali.
Per questo servono un approccio critico e modelli nuovi magari open
source».
Nuovi strumenti per ascoltare la voce delle città. Arianna Bassoli,
modenese, sa bene come comunica la generazione dei «nativi
digitali», quella dei ragazzi cresciuti tra computer e chat. È una
delle creatrici di «frestyl», un portale e un’applicazione per
smartphone che aiutano a trovare anche all’ultimo momento concerti
di buona musica, soprattutto indipendente. Strumenti che integrano
social network e geolocalizzazione, permettendo a tutti di
consigliare appuntamenti da Roma a New York. «Sono tornata in Italia
tre anni fa – racconta -, dopo dieci anni passati all’estero. Volevo
portare nel mio Paese quello che avevo imparato e aiutare le startup
italiane a svilupparsi». Per questo ora organizza eventi dedicati
all’innovazione. Classe 1977, prima progettava tecnologie musicali e
interfacce per ambienti urbani tra Dublino, Londra e Los Angeles.
Specializzata in comunicazione di massa, è stata ricercatrice al
Media Lab Europe, la sede europea del Mit Media Lab, un laboratorio
nato nel 1985 che fa capo al Massachusetts Institute of Technology.
« Interagire con i giovani è essenziale per la politica dice Arianna
Si può iniziare con i socialnetwork o con canali creati ad hoc:
l’importante è ascoltare le community».
Anche la Rete ha le sue regole. Leccese di Tricase, Donatella Solda
Kutzmann è un esperta di dati aperti degli aspetti legali di
Internet. Trentaquattro anni, si divide tra Varsavia, in Polonia,
dove vive con marito e figlio, il ministero dell’Istruzione e della
ricerca a Roma e i corsi di diritto europeo che tiene a Oxford, in
Inghilterra. «Ho giurisprudenza a Bari, poi sono andata all’estero -
racconta -. Viaggio molto ma faccio ciò che amo». Pensa che la
cultura italiana si stia davvero aprendo alle novità del digitale?
«Le persone iniziano a capire che i software liberi non sono “roba
da hacker” ma possono dare trasparenza e flessibilità. È cambiata la
percezione, si intuiscono le possibilità di Internet. La società
civile vuole essere consultata dai governi e informata - continua
Donatella -. Gli sviluppatori italiani e le pubbliche
amministrazioni lo capiscono, per questo si interessano agli open
data». Tra le buone pratiche cita «Scuola in chiaro», un’iniziativa
del Miur: online ci sono i dati su ogni scuola italiana, dal tipo di
edificio al numero di docenti e alunni. Una mappa completa
dell’offerta formativa. «Anche la ricerca potrebbe arricchirsi,
diffondendo con cura i dati. Certo, servono strumenti ad hoc per
tutelarla, ma sono spunti per il futuro».
Doppia cittadinanza - italiana e francese - e un’esperienza da
ricercatore all’estero per Damien Lanfrey, nato a Reggio Emilia nel
1979. Si è specializzato in e-government e in e-democracy, strumenti
per sviluppare le politiche pubbliche e stimolare la partecipazione
attiva dei cittadini attraverso la Rete. «Per lavoro mi occupo di
open data - spiega - ma ho tenuto corsi sui nuovi media. Discipline
diverse ma complementari». Tecnologie che possono avvicinare le
pubbliche amministrazioni alle esigenze concrete dei cittadini.
«Sarebbe interessante capire come rispondono le persone alle
iniziative dei governi. Leggere tutte le conversazioni pubbliche
degli utenti su Internet è impensabile, sono milioni. Servono
strumenti per poterle analizzare; il progetto che porto avanti
adesso, tra la City University di Londra e Hong Kong, riguarda
proprio questo». Lanfrey ha studiato Economia a Parma ma ha sempre
affiancato all’impegno dello studio quello di lavori in ambito
digitale. Da subito: «Ho iniziato sviluppando il sito
dell’università». Spaventato dall’idea di un nuovo contratto a
termine? «Per niente - assicura -. Ci sono abituato e ogni volta
imparo cose nuove. Quella del Miur è un’ottima opportunità. Sarà
un’esperienza interessante».
L’innovazione vera è a misura d uomo e nasce «contaminando» i
settori: politiche pubbliche e arte, finanza e imprenditoria
sociale. A dirlo è Dario Carrera, economista tarantino
trentaquattrenne. Ha portato in Italia The Hub un network
internazionale in cui creativi, enti non profit e aziende
collaborano insieme su progetti sostenibili. L’innovazione sociale è
lo specchio di un Paese - dice -: si migliorano processi e prodotti
per risolvere problemi socio-ambientali. Il beneficio non è dei
promotori o di una comunità, è di tutti. Carrera, un dottorato tra
Roma e Londra, ha tenuto corsi universitari ed è tra i creatori di
Ubiquitous Pompei, progetto in realtà aumentata che fa scoprire
l'arte ai ragazzi grazie a una Pompei digitale e «aumentata». È
anche l’ex allenatore della Liberi Nantes, una squadra di calcio di
rifugiati. «Cerco di avere un impatto positivo sulla società. E la
finanza mi interessa se ha un aspetto umano». La task force del
ministero dell’Istruzione la commenta così: «La nostra forza non è
l’età - non siamo così giovani -, ma l'entusiasmo di lavorare per
l'Italia dopo le esperienze all’estero. Spero che la gente torni a
fidarsi delle istituzioni. La pubblica amministrazione può essere il
motore del cambiamento». |