Profumo: Non basta innovare
Il ministro uscente dell'Università interviene
nel dibattito di "Repubblica" di Stefano Parola, la Repubblica ed. di Torino 16.3.2013
"Il futuro di Torino è nell’innovazione? È ciò che sta accadendo già
oggi ed è anche ciò che dico da tempo. Anzi, quando ero rettore del
Politecnico ho provato a giocare in anticipo". Francesco Profumo si
gode i suoi ultimi giorni da ministro dell’Università e della
Ricerca. Si dice "molto contento" di fare ritorno, tra qualche
giorno, nel suo ateneo. E tra un impegno e l’altro trova un po’ di
tempo per parlare della sua città, dell’oggi ma soprattutto del
domani.
"Ho letto il contributo di Berta e vi ho ritrovato molto di ciò che
penso anche io da diverso tempo. Da rettore del Politecnico ho
cercato di dare concretezza a questo pensiero con due operazioni.
Per prima cosa, ho creato dentro l’università una comunità nuova,
composta da ricercatori pubblici e privati e da studenti, dando a
questi ultimi la possibilità di avere una relazione quotidiana con
il mondo della ricerca. Mi riferisco alla Cittadella politecnica,
che ci ha consentito di anticipare il processo di integrazione tra
scuola e lavoro. Perché ormai i modelli di un tempo, che vedono
industria, ricerca e scuola suddivisi in altrettanti compartimenti
stagni, non corrispondono più alla realtà di oggi, che è invece
molto liquida e che non tollera “pareti” fisse".
"Gli spazi delle grandi fabbriche che erano necessari in un modello
industriale tradizionale erano troppi. Quindi potevano essere
utilizzati non solo per la produzione, ma anche per la formazione
delle persone che in questo modo sarebbero poi state in grado di
progettare questa produzione. È quanto abbiamo fatto a Mirafiori,
trasferendo alcuni corsi del Politecnico nell’area di Tne: in quel
caso abbiamo portato l’università dentro la fabbrica".
"In questi mesi ho avuto modo di osservare tante realtà differenti e
la mia convinzione ne è uscita rafforzata. Oggi non si può pensare
che Torino si sviluppi senza fare leva su un processo di innovazione
rapido e solido e senza investire sulla scuola. Pochi giorni fa ho
presentato alcuni bandi “precommerciali” con i ministri allo
Sviluppo Passera e alla Coesione sociale Barca, proprio perché i tre
aspetti di cui ci occupiamo devono lavorare insieme e nella stessa
direzione. Nel caso specifico dei bandi presentati pochi giorni fa
la pubblica amministrazione diventa un driver di crescita: produce
servizi e al tempo stesso si rende più vicina ai cittadini".
"In questo mio anno da ministro abbiamo destinato due miliardi alla
ricerca. Bisognerebbe però capire se li abbiamo investiti bene e se
siano stati gestiti in modo corretto nella creazione del risultato:
è una cosa che in Italia abbiamo sempre detto di voler fare, ma non
ci siamo mai riusciti. In questa fase è necessario che tutti gli
attori siano più responsabili: le risorse sono poche e il Paese ha
bisogno di utilizzarle al meglio".
"Io credo che il modello debba essere ridisegnato. Perché la
“catena” non è composta soltanto dalla sua fine, cioè dalla
produzione. Esiste anche tutta una parte, che forse diventerà
preponderante, che sta a monte del saper produrre bene e del
competere sui mercati internazionali. In un paese come il nostro,
che ha costi energetici elevati e una predilezione alla qualità
sociale del lavoro che però lo rende anche caro, dobbiamo metterci
più “cervello veloce”. Intendo che occorre creare non solo più
innovazione, ma anche un’innovazione che si rinnovi nel modo più
rapido possibile. Perché questo sia possibile nei nostri prodotti e
sistemi ci vuole più “software” e meno “hardware”, perché
quest’ultimo ha tempi più lunghi per essere rinnovato". "I due atenei devono essere parte integrante dello sviluppo di Torino. La loro capacità di attrazione di nuovi studenti non sta solo nella qualità delle loro aule. Piuttosto Università e Politecnico devono essere in grado di tessere relazioni sempre più fitte con la loro area geografica. E soprattutto, devono poter anticipare per i loro laureati una relazione con il mondo del lavoro". |