Dimenticate le Ssis, il sostegno diventa di ruolo

Presentati i nuovi percorsi per l'abilitazione

di Sara De Carli da Vita, 11.3.2013

Metaforicamente parlando, precisa, «la Gelmini bisognerebbe baciarla». Dario Ianes, docente di Pedagogia e didattica speciale all'Università di Bolzano, fondatore del Centro Studi Erickson, espertissimo dell'insegnamento ad alunni con disabilità, questa volta si sbilancia: lo schema per la formazione iniziale degli insegnanti, il cui esame è appena partito alla commissione VII della Camera, nel suo impianto generale gli piace «discretamente».

La novità per lui decisiva è il fatto che, per la prima volta nella storia, tutti gli insegnanti d'Italia avranno nel proprio curriculum una preparazione ad hoc per l'insegnamento ad alunni con disabilità e con bisogni speciali. Il ministro Gelmini ha mantenuto la sua promessa: formazione specifica per tutti gli insegnanti curriculari, così da eliminare una volta per tutte l'odiosa delega di fatto dell'alunno disabile alle sole mani dell'insegnante di sostegno.

La nuova formazione, che sostituisce le defunte Ssis e nell'intento di governo dovrebbe essere in vigore già dall'anno accademico 2010/11, sul fronte disabilità «offre interessanti opportunità, che vanno da una valutazione ottima per l'iter disegnato per la scuola dell'infanzia e primaria fino alla débâcle prevista per la scuola secondaria», spiega Ianes. Il fatto è questo: mentre per gli insegnanti della scuola primaria e dell'infanzia (riunite in un unico corso di laurea) sono previsti 24 crediti da dedicare alla didattica speciale, pari a circa 400 ore di lezione, e si dice esplicitamente che essi «dovranno possedere conoscenze e capacità che li mettano in grado di aiutare l'integrazione scolastica di bambini con bisogni speciali», materie come didattica e pedagogia speciale scompaiono invece da quelle obbligatorie per prepararsi a insegnare nella scuola secondaria. I prof cioè, diversamente dai maestri, le tematiche della disabilità le incontreranno solo nel nuovo "tirocinio formativo attivo", per un totale di 6 crediti. «È un errore clamoroso, non farà altro che allargare in un abisso quella frattura già esistente nella qualità dell'integrazione scolastica tra primaria e secondaria», taglia corto Ianes.

Il secondo punto debole è l'iter previsto per gli insegnanti di sostegno, definito dall'articolo 13 dello schema governativo. Gli insegnanti già abilitati (e cioè domani quelli che avranno fatto tutto il nuovo iter formativo), «in attesa dell'istituzione di specifiche classi di abilitazione» potranno iscriversi a un corso di durata annuale comprendente almeno 300 ore di tirocinio. «Bisogna tappare subito la falla, e comunque si dovrebbe differenziare anche il percorso per il sostegno», spiega Ianes. «Non per ordine di scuola, come fa lo schema, ma specializzandosi sui singoli bisogni degli alunni, come autismo, dsa, comunicazione. Questo sì sarebbe un percorso articolato: una piattaforma comune e poi una specializzazione vera».

Molto simili a quelle di Ianes sono anche le posizioni di Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish e voce storica dei diritti degli alunni disabili e delle loro famiglie. Anche lui sottolinea come i 6 crediti previsti per la disabilità nel curriculum dei prof della scuola secondaria siano «un'inezia», benché «sempre meglio dei 4 previsti inizialmente». Un aumento che compensa solo in parte il disappunto per il calo da 30 a 24 dei crediti previsti per la scuola dell'infanzia e primaria. Per Nocera i problemi veri sono due: «Primo, la formazione degli insegnanti di sostegno. Le ore sono ridotte rispetto a quelle attuali, bisogna capire cosa intendono con questo tirocinio formativo attivo». Secondo, va benissimo aver finalmente messo anche la disabilità nella formazione iniziale degli insegnanti, «però manca l'obbligo di una formazione continua per gli insegnanti curriculari in servizio. Sia per quelli che oggi sono in classe e non hanno avuto alcuna formazione specifica sulla disabilità sia per quelli che domani usciranno da questi nuovi percorsi: questa didattica ha bisogno anche di un aggiornamento continuo sulle nuove tecniche».