Scuola e crisi. Addio ai “classicisti”

I giovani, sperando di trovare un futuro lavorativo, disertano i banchi del classico e s'indirizzano sempre più verso istituti tecnologici e professionali. Tra i licei, impennano le iscrizioni nello scientifico applicato e nel linguistico

 Articolo Tre, 26.3.2013

I dati che parlano della crisi. Di quel futuro che i giovani italiani si trovano a dover conquistare, tra disoccupazione e povertà. Se, da una parte, i nuovi risultati pubblicati dall'Istat dimostrano come possedere la laurea non sia più una garanzia per trovare lavoro, come temuto, adesso i dati raccolti dal Miur spiegano maggiormente il fenomeno e aprono qualche speranza contro la situazione economica dell'Italia.

I ragazzi hanno spinto nel dimenticatoio il tanto temuto liceo classico, a favore degli istituti tecnici e dei licei scientifici applicati e linguistici. Un boom di iscrizioni che dimostrano come i laboratori informatici, le lingue, e le nuove scuole di formazione la facciano ora da padrona. Dimenticati i mostri del greco e del latino, i nuovi adolescenti tagliano con il passato e, al posto dell'Italia popolo di letterati, sognano un paese di menti scientifiche, tecnologiche e, soprattutto, concrete.

E la necessità di concretezza e stabilità è ben chiara, anche di fronte le scelte dei ragazzi. I dati raccolti dal Ministero dell'Istruzione dimostrano come le iscrizioni scolastiche rispondono anche alle logiche territoriali: così, se in Lombardia i giovani preferiscono indirizzarsi verso istituti tecnici dove dominano le materie amministrative, finanziarie e di marketing, così, nelle regioni meridionali, patria di turismo, sono gli istituti alberghieri a riscuotere grande successo, proprio perché i giovani sanno in che campi potranno trovare maggiori possibilità d'impiego.

Una scuola che si avvicina al lavoro, dunque, e che il ministro uscente Profumo non ha potuto far alto che applaudire, considerando il fenomeno come una reazione positiva da parte degli italiani alla crisi, di un popolo che punta sulle industrie come risorse per il futuro.