La precarietà stressa

di Pasquale Almirante La Tecnica della Scuola 10.5.2013

Secondo il sondaggio paneuropeo commissionato da EU-OSHA, l'agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, per 7 italiani su 10 insicurezza e riorganizzazione sono le principali cause di stress da lavoro correlato

Il 71% degli intervistati ritiene però la precarietà e la riorganizzazione nei posti di lavoro tra le fonti più comuni di stress da lavoro correlato, seguite dal carico di lavoro (65%) e dalla poca chiarezza dei ruoli all'interno dell'organizzazione e dalla mancanza di supporto da parte dei colleghi (63%).

Al secondo posto di questa singolare classifica c’è il mobbing che colpisce il 62% dei lavoratori insieme alla carenza di autonomia nel gestire il proprio lavoro che è considerata fonte di stress dal 52% degli intervistati.

Riguardo l'incidenza dello stress nel posto di lavoro, in Italia il 55% degli intervistati ritiene comuni o molto comuni i casi di stress lavoro correlato, a fronte di un 38% che li reputa abbastanza o molto rari.

In riferimento alla capacità delle aziende di gestire tali casi, circa il 60% ritiene che vengano gestiti molto o abbastanza bene, a fronte di un 54% a livello europeo.

L’Italia risulta invece agli ultimi posti per i programmi di agevolazione dell'invecchiamento attivo.

Il sondaggio infatti dice che solo il 4% degli Italiani denuncia l'esistenza nel proprio luogo di lavoro di programmi volti a favorire la vita attiva fino e oltre l'età pensionabile. Con questo risultato nettamente inferiore al dato europeo che è del 12%, l'Italia si posiziona al terz'ultimo posto tra i Paesi europei nelle politiche di invecchiamento attivo, prima di Cipro e della Grecia.

E questo nonostante il dato che confermerebbe il progressivo invecchiamento della popolazione attiva, dal momento che sempre secondo il sondaggio di Eu Osha il 66% degli Italiani ritiene che nel 2020 ci sarà una maggior percentuale di over 60 nel proprio posto di lavoro, a fronte di una media europea del 57%. Riguardo la percezione sui lavoratori più anziani, il 69% li reputa meno capaci di adattarsi ai cambiamenti, mentre il 54% crede che siano più esposti allo stress lavoro correlato (a fronte di un 42% a livello europeo ) e un 48% che facciano più assenze per malattia, mentre in Europa questo dato è al 35%.

Per quanto attiene al rischio infortuni il 42% degli Italiani ritiene che sia maggiore per i lavoratori anziani mentre il 40% li reputa meno produttivi in raffronto alla media europea che è del 28%.

Il direttore dell'EU-OSHA, Christa Sedlatschek, sottolinea che "il 41% dei lavoratori in Europa dichiara che lo stress lavoro correlato non viene gestito adeguatamente sul luogo di lavoro e, fra questi, il 15% ritiene che sia gestito in modo "del tutto inadeguato". Siamo molto attenti a come affrontare i rischi psicosociali come lo stress lavoro correlato. L'anno prossimo lanceremo la nostra campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri sul tema "La gestione dello stress lavoro correlato".

Il messaggio da trasmettere alle aziende europee di dimensioni e settori diversi è che i rischi psicosociali possono essere gestiti in modo logico e sistematico, esattamente come altri problemi correlati alla salute e alla sicurezza".

L'importanza del controllo sui rischi psicosociali degli ambienti di lavoro e' fondamentale, come dimostra il nesso tra la percentuale di lavoratori che considerano lo stress lavoro correlato un fenomeno comune nel proprio ambiente di lavoro e coloro che ritengono che non sia gestito adeguatamente.

Infatti, su dieci lavoratori in tutta Europa che dichiarano che lo stress lavoro correlato è raro nel proprio ambiente di lavoro, sette (72%) affermano anche che è gestito in modo adeguato; al contrario, su dieci lavoratori che sostengono che lo stress lavoro correlato sia comune nel proprio ambiente di lavoro, sei (58%) ritengono anche che non sia gestito adeguatamente.