I due neo neosottosegretari
all'Istruzioni scrivono a Letta

Le lettere sono state intercettate da Aristarco Ammazzacaffè

di Irene Facchi, Pavone Risorse 6.5.2013

Riportiamo di seguito le lettere al Premier E. Letta dei due neo-sottosegretari all’istruzione, nell’ordine: Gabriele Toccafondi, classe 1972 (Associazionismo no profit ed esperto di paritarie) e Giannluca Galletti, classe 1961,  dottore commercialista.

Sono arrivate nella  redazione di via Teulada il 3 maggio scorso.

Caro Presidente Letta,

appena saputo, un minuto fa, della mia nomina a sottosegretario (in quota Berlusconi) per l’ambìto dicastero dell’istruzione paritaria, desidero esprimerle il mio più vivo apprezzamento per questa nomina che, certamente, rappresenterà l’atteso argine, che il mondo cattolico del PDL si aspetta, alla dilagante scuola pubblica del nostro paese.
Io so poco di scuola, anzi pochissimo, glielo garantisco, anche se lei già lo sa (pensi, so di aver frequentato l’Università a Firenze, ma da nessuna parte risulta in quale facoltà e soprattutto se sono arrivato alla laurea. Comunque mi informerò).
Ma un argomento mi appassiona e mi infervora di questo mondo: la parità scolastica (e questioni connesse) per la quale il mio impegno - che ho definito “programmatico” in un mio articolo che mi onoro di allegarle - sarà militante e profondo.  
Le anticipo comunque i titoli dei miei articoli, da “il sussidiario.it”, perché si renda conto di che pasta sono fatto e di come la Ministra Carrozza potrà sentire i miei bravi bastoni tra le sue ruote.

Eccoli: 

  • DdL Stabilità e fondi alle scuole paritarie. Ecco come stanno le cose (incipit: 223 milioni alle scuole paritarie. Un regalo? No un reintegro ai fondi tagliati …)

  • Ecco perché la Chiesa non è privilegiata

  • ICI, attacco alla carità (sic!)

  • ICI e Chiesa: ecco perché le accuse al Vaticano sono ingiuste

  • Ecco perché la Chiesa non è privilegiata

  • Caro Tremonti, il ritardo dei fondi rischia di uccidere le scuole paritarie

  • Scuole paritarie: i conti non tornano

  •  La difesa per la parità scolastica: un impegno programmatico.

Come può notare, sono un tipo di sicura fede e civiltà cattolica, con il pallino delle specializzazioni. La loro centralità è - ritengo - anima della modernità. Nel mio caso significa: “Pur ignorando sicuramente la scuola come istituzione e come ordinamento, sarò, senza tema, un bravo sottosegretario delle paritarie. Anzi il più bravo”. Non so se mi spiego.
Desidero infine rassicurarla anticipatamente su un punto importante: non sono di quelli che, se lei dispone: “Niente interviste, soprattutto compromettenti”, fa di testa sua.
Mi atterrò fedelmente alle sue decisioni; anche se temo che qualche testa calda, nel mio Partito, potrà crearle dei problemi.
Non faccio ovviamente nomi, ma sto pensando, Dio non voglia, alla Biancofiore, che pensa sempre di dire e fare quello che vuole, solo perché è bionda e va a spasso col Capo (che Dio L’abbia in gloria!)  
Ancora complimenti per la sua scelta che mi ha onorato e conti pure su di me, come da tempo fa il cardinale Bagnasco.

Gabriele Toccafondi, esperto di paritarie

(lettera recapitata in giornata e, volendo, consegnata direttamente al Premier. Non si conosce, a tutt’oggi, la risposta).

 

Caro Presidente Letta,

Ho appreso un po’ sbalordito del mio incarico a sottosegretario per il ministero dell’Istruzione, ricerca e università.
Non so da chi è partita la proposta; penso, con un qualche fondamento, che si tratti di un tiro mancino che mi hanno giocato i miei amici dentro al Partito dell’Unione di Centro Mobile. Lei sa che sono un casinista di razza, con una storia personale di tutto riguardo.
Vorrei solo ricordare che sono stato  candidato dell’Unione di Casini nel 2010 come governatore dell’Emilia Romagna ed ho avuto una percentuale di voti che nessuno se la sogna: un incredibile  4,2 % che a solo pensarci c’è da rimanere. E non dico altro. Ci tengo a dirle che, durante l’intera campagna elettorale, non ho mai accennato a scuola e università (come potranno confermarle quanti vi hanno assistito: potrà anche sentirli personalmente se vuole: se le cava in mezz’ora). Argomenti - la scuola e l’università - per qualcuno certo importanti, ma che non mi hanno mai attirato.
Rispetto, a modo mio, chi si interessa di scuola: a suo tempo ci sono andato anch’io e da quando ne sono uscito non ci ho mai messo piede, neanche come padre - nel caso lo sia -.
Approfitto di questa occasione per dire anche – e soprattutto - che io sono in primo luogo  un dottore commercialista, con tanto di laurea in economia e commercio, prestato con interessi  alla politica da mio padre, un vecchio dc (rumoriano di ferro, immagino); e faccio bene il politico (sono nientemeno succeduto da poco a Casini, come nuovo capogruppo dell’Unione) perché sono stato - ma non ci giuro -  un eccellente amministratore di condomini.
Ed è da questa esperienza che mi sono nate, credo, le qualità politiche che i miei mi riconoscono anche altrove.
Ritengo perciò offensivo della mia dignità, della mia professionalità, ma anche della mia vocazione, nominarmi sottosegretario di un dicastero per il quale non ho competenze, né attrazione. Né mai ne avrò.
Le persone, caro Presidente, si valorizzano per le loro competenze e non sono - io - un uomo per tutti i dicasteri.
Guai – comunque - a quel popolo che facesse mercimonio di questo principio, che per me - che tra l’altro sono cristiano, penso -, è abbastanza sacro.
Perciò rifiuto la nomina per orgoglio professionale, per l’amore verso le famiglie italiane (che non può mancare, ci mancherebbe!) e, volendo, per dignità personale.
Non l’accetto fino a prova contraria e non ringrazio neanche, per principio.
Cordiali saluti.

Gianluca Galletti, dottore commercialista

(Lettera plausibilmente spedita il 2 maggio al Premier E. Letta e alla stampa, ma mai arrivata a Palazzo Ghigi, perché, per puro inspiegabile errore, indirizzata al dott. E. Letta, via del Candelabro, 41016 Perugia. Non avendola letta - questa lettera -, il presidente del Consiglio Letta ha proceduto alla nomina del suo autore. Che si è già subito insediato)

Ho letto il documento dei "10 saggi" e vorrei condividere con i lettori del sito alcune mie considerazioni

Mi disturba molto che si parli dell’istruzione alla stregua  di un mezzo (che sia  in ordine all’aumento della produttività o che sia in ordine alla riduzione dei costi del sistema sanitario), come se il miglioramento del sistema di istruzione non fosse di per sé un obiettivo, un fine  degno di un paese civile. Sarà solo “ nostalgia kantiana”, ma considerare il miglioramento del sistema di istruzione come un fine, piuttosto che come un mezzo, mi sembra ribalti radicalmente la prospettiva.

D’altro canto il fatto che non si citino mai le parole “insegnante/docente”, ma nemmeno “alunno/discente” e solo una volta la parola “apprendimento”, rende l’idea di come l’immagine di scuola che questo documento ci consegna appaia un po’ vuota, come un palco sul quale mancano gli attori principali.

Mi piace che si sia sottolineata la necessità di contrastare l’abbandono scolastico e che si sia definito il prolungamento del tempo scuola come il miglior strumento per raggiungere l’obiettivo, anche se al suggerimento dell’insegnamento individualizzato, preferisco il riferimento (poche righe sopra) alle attività di gruppo e alla sperimentazione di metodologie didattiche innovative per favorire l’integrazione.

Condivido l’allarme relativo all’aumento dell’incidenza di comportamenti rischiosi per la salute ed apprezzo la sottolineatura del ruolo della scuola nella promozione di comportamenti e stili di vita sani (soprattutto il richiamo all’attività fisica), ma molto, in tal senso, si fa già nelle scuole… il problema è piuttosto ciò che accade al di fuori e oltre l’esperienza scolastica.