Concorsone, ma in quanti passano all'orale? da Tuttoscuola, 15.5.2013 Molto a rilento, nell’ambito del "concorso a posti e cattedre, per titoli ed esami, finalizzati al reclutamento del personale docente nelle scuole dell’infanzia, primaria, secondaria di I e II grado", pubblicato lo scorso settembre, stanno uscendo i risultati, per alcune Regioni e per alcune classi di concorso, degli ammessi, dopo la prova scritta, a quella orale. Al riguardo, consigliamo ai candidati che in questi giorni attendono il responso delle loro prove, di vedere pressoché quotidianamente il sito dell’Ufficio Scolastico Regionale di riferimento (in realtà dovrebbero ricevere l’esito della prova per email, ma ci sono già molte segnalazioni di email non pervenute). Le uscite dei risultati sono oggetto di ampi scambi di opinioni nei forum più frequentati dagli aspiranti professori, e uno dei dati che emerge più chiaramente, anche se allo stato embrionale, è l’enorme disparità di chi passa alla prova orale, tra regione e regione. Al riguardo, Mario Pittoni, capogruppo uscente della Lega Nord in commissione Istruzione al Senato, commenta: “Se in Friuli-Venezia Giulia al concorso a cattedra viene bocciato il 90% (ambito letterario) dei partecipanti alla prova scritta e in Lombardia solo 142 iscritti su 2.700 superano la prova scritta per la scuola dell'infanzia, al contrario dell'Abruzzo (stessa prova) dove è stato ammesso il 40% dei candidati (come in Campania per inglese), mi pare evidente che è della massima urgenza aggiornare i meccanismi di reclutamento”. Pittoni trae da questi (primissimi e ancora embrionali) dati, motivo per ripromuovere la proposta leghista di riforma del reclutamento degli insegnanti: “Il nuovo reclutamento prevede che la posizione in graduatoria, e quindi l'accesso alle cattedre, dipenda dalla somma del punteggio base (derivante principalmente da una valutazione approfondita effettuata a parità di condizioni con gli altri iscritti a un albo regionale, scelto liberamente e senza obbligo di residenza) con i punti del concorso, che sarà su direttive nazionali, uguali per tutti, ma gestito a livello regionale”. Aldilà di quella che è la battaglia politica, del tutto legittima, della Lega, il problema delle diversità delle percentuali di superamento della prova scritta dà a nostro avviso luogo a due considerazioni importanti. La prima va a pescare nel torbido: molti aspiranti docenti temono che, laddove i passaggi all’orale siano plebiscitari, le commissioni di valutazione, costituite da docenti che insegnano nelle stesse regioni scelte dai candidati (e magari da questi conosciuti), avranno una maggiore arbitrarietà nel favorire questo o quell’aspirante prof. La seconda va oltre l’esito conclusivo del concorso. Sebbene il bando del concorso dica il contrario, tra gli aspiranti docenti è diffusa la convinzione che si potrebbe avere una dilazione del prossimo concorso (sulla base degli esempi dei concorsi precedenti) e dunque una proroga delle graduatorie di chi ha avuto un punteggio sufficiente ma non tale da conseguire subito la cattedra. In questo caso, un numero più ampio di candidati che supereranno le prove, anche senza vincere il concorso, avrà il suo peso. |