Bologna, in caso di vittoria dei referendari,
il Pd paventa asili a pagamento

da Tuttoscuola, 19.5.2013

Il Pd, sia pure a malincuore, 'sdogana’ l'introduzione di una tariffa sui bambini che vanno alla materna: una ipotesi finora scartata da Palazzo D'Accursio ma che potrebbe essere riconsiderata in caso di una vittoria netta del fronte referendario. "È l'unico scenario che ci lascerebbe una vittoria della A", sostiene infatti Francesca Puglisi, già responsabile nazionale Scuola del Pd e oggi capogruppo in commissione Istruzione al Senato. La quale, all'imbocco dell'ultima settimana di campagna, non esita ad analizzare con freddezza le possibili conseguenze del referendum di domenica prossima in caso di una sconfitta dell'amministrazione comunale.

"Ribadisco - dice Puglisi - che il referendum è consultivo e che l'obiettivo dopo il referendum resta quello di cercare di rispondere ai diritti dei bambini e delle bambine rimasti in lista d'attesa. Credo che la cancellazione delle convenzioni con le paritarie non farebbe che aggravare questo problema anziché risolverlo". Quindi l'amministrazione sarà costretta a "mettere in discussione tutto" e potrebbe per questa via tornare in gioco anche la gratuità delle materne, comunali e statali.

In caso di sconfitta "anzitutto, come abbiamo già fatto come parlamentari, dovremo richiamare lo Stato a fare la propria parte anche in città. Ma l'altra questione è quella di una riflessione complessiva sul sistema integrato della scuola dell'infanzia. Come in tante città, tra cui molte dell'Emilia-Romagna, si porrà il tema di una tariffazione della scuola dell'infanzia".

A Reggio Emilia, ad esempio, "dove ci sono gli asili più belli d'Italia - sottolinea Puglisi - in base al reddito per le materne si paga una retta, sia pure inferiore a quella che si paga per il nido. Dà di più chi ha di più, una cosa molto di sinistra no?". Naturalmente Puglisi non ignora che il Comune governato da Virginio Merola finora ha rigettato quella ipotesi, togliendo anche la tassa d'iscrizione alle materne che era stata introdotta dal commissario Anna Maria Cancellieri. "Ha fatto benissimo Merola a dire che lui è il sindaco di tutti i bambini, a prescindere dalle scuole che frequentano, e lo è ancora di più dei bambini che sono rimasti fuori dalla scuola". A questi esclusi si dovrà dare risposta comunque vada il referendum, anche a costo di chiedere i soldi ai genitori (oggi si paga solo la refezione).

"Per me se si deve immaginare una soluzione. Uno degli strumenti possibili è quello, altrimenti si fanno i conti senza l'oste. Anche a me - dice Puglisi - piacerebbe tornare agli anni Settanta, quando era gratuito anche il trasporto scolastico, ma oggi questo non è più sostenibile. O le cose restano così o si cerca tutti insieme di uscirne, perché le liste di attesa non le vogliamo più".

In Senato la democratica sta lavorando proprio per porre un rimedio al problema degli esclusi, anche se da un grado di scuola per cui non c'è obbligo. "In tutta Italia ci sono 150.000 bambini senza scuola dell'infanzia, l'obiettivo è mandarceli. Stiamo lavorando ad una proposta di legge, il gruppo di lavoro tornerà a riunirsi il 22, per tracciare i livelli essenziali, non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche qualitativo" della scuola dell'infanzia, comunale, statale o paritaria privata che sia.