Scuola, parola d’ordine: valutazione La neoministro dell’Istruzione è chiamata ad affrontare subito questioni complesse come il reclutamento, la valutazione e la conseguente premialità nella scuola e nell’università. Sono temi spinosi, ma chi valuta e seleziona i percorsi formativi dei giovani non può sottrarsi a processi analoghi. Daniele Checchi, La Voce.info 24.5.2013 IL NODO SCUOLA
Maria Chiara
Carrozza, nuovo ministro dell’Istruzione, appena insediata si trova
già a fronteggiare una situazione
scomoda e molto complessa, creata dal sovrapporsi di adempimenti,
che in parte sono da far risalire all’operato (o al mancato operato)
dei ministri precedenti.
IL NODO UNIVERSITÀ
Un problema per
molti versi simile si ripropone per l’università. Anche in questo
caso una percentuale di circa il 40 per cento dei docenti ha un’età
superiore ai 55 anni.
Ma il picco (quella che l’ultimo rapporto del Cnvsu chiama “l’onda
anomala determinata dagli inquadramenti per idoneità del 1980”) è
molto più vicino alla pensione, perché ha oggi in media 66 anni
(vedi figura). I professori universitari (ordinari, associati e
ricercatori) erano 43mila agli inizi degli anni Novanta, 52mila
all’inizio degli anni Duemila, hanno raggiunto il picco di quasi
63mila nel 2008 e sono riscesi oggi a 54.700. La fluttuazione ha
seguito l’ondata delle iscrizioni suscitata dell’avvio della riforma
del 3+2,
ed è
quindi difficile poter definire un
valore di equilibrio di lungo periodo del corpo docente
universitario. Tuttavia, osservando i rapporti studenti/docenti
vigenti in altri paesi europei è evidente che il valore non possa
stare al di sotto dei 60mila docenti. Ma questo numero non è
sostenibile con l’attuale ammontare del Fondo di finanziamento
ordinario che viene trasferito annualmente alle università. Tenendo
quindi una stima conservativa di 50mila docenti, non lontana dalla
situazione attuale, l’università si prepara a fronteggiare una
fuoriuscita di un numero compreso tra i 1.500 e i 2.000 docenti
all’anno per i prossimi cinque anni, che richiedono di essere
rimpiazzati quasi contestualmente per non scendere sotto il valore
di lungo periodo. Da notare che si tratta di
nuovi ingressi,
non di promozioni di idoneati già in servizio (promozioni che
accrescono l’onere di spesa, ma non aumentano l’organico). Le
università italiane escono dalla cura dimagrante imposta anche in
questo caso dai passati ministri Tremonti e Gelmini, e non sono in
grado di reggere economicamente i ritmi di reclutamento per gli anni
a venire.
Figura 1
–
La figura è tratta dall’XI rapporto del Cnvsu sullo stato del sistema universitario
IL NODO VALUTAZIONE
Un secondo nodo è
quello della valutazione di sistema di scuola e università. Su
questo terreno i Governi precedenti hanno creato le premesse perché
il processo diventi una prassi regolare. Il Governo Monti, grazie
alla tenacia del sottosegretario Ugolini, ha approvato il
Regolamento sul sistema nazionale di
valutazione che permette la valutazione delle scuole
assegnandone la responsabilità a
Invalsi
(Istituto nazionale per la valutazione dei sistemi educativi). I
passati ministri Gelmini e Profumo hanno reso operativo l’Anvur
(Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della
ricerca), seppure caricandolo di oneri e non dotandolo di risorse
umane sufficienti ai compiti assegnati. Ma la valutazione è tale se
alla misurazione degli esiti fa seguire
interventi correttivi o premiali.
Altrimenti rimane un
esercizio conoscitivo che può produrre effetti solo attraverso
meccanismi reputazionali: studenti e famiglie scelgono le scuole e
le università emerse come migliori e abbandonano quelle peggiori.
Sarebbe interessante conoscere quali passi la neoministro intende
percorrere su questo terreno, peraltro minato di polemiche. La prima
mina è già dietro l’angolo: entro il 30 giugno Anvur deve consegnare
i risultati della Vqr (l’esercizio di valutazione della qualità
della ricerca condotta da università e istituti di ricerca nel
periodo 2004-2010). Il rapporto conterrà graduatorie di università,
di dipartimenti e, potenzialmente, anche di docenti in merito alla
qualità della ricerca svolta. Quali premi o punizioni seguiranno
alla pubblicazione dei risultati? Se non ne seguirà nulla, magari
sostenendo che i criteri di valutazione adottati sono inappropriati,
il ministero perderà una occasione unica per imprimere un
orientamento in senso meritocratico all’università italiana. Se
invece ci saranno conseguenze (in termini di finanziamento o di
mobilità del personale) è possibile che si produca un ulteriore
miglioramento delle università e dei dipartimenti migliori e un
peggioramento di quelle già in basso nelle classifiche. Affinché gli
studenti non ne restino ulteriormente danneggiati, occorre almeno
immaginare un sistema di sostegno finanziario per
favorirne la mobilità
verso altri atenei.
(1) Si tratta di 4.275 posti per tirocini per la scuola secondaria di primo grado e di 15.972 posti per la scuola secondaria di secondo grado. (2) I dati sono riferiti all’anno scolastico 2011-12 e sono tratti da “I numeri per cambiare” (vedi http://www.inumeridacambiare.it/download/) con qualche aggiornamento dai siti ufficiali del ministero.
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