Le “minacce” e le “sanzioni”
agli alunni e ai docenti per il “NO” all’Invalsi
offendono la scuola e la democrazia.

Dopo i neutrini in galleria più veloci della luce, il superamento “della prova scritta con esito positivo”, i 1.000 quiz errati su 5.000, i “quiz a crocette”, gli errori e gli annullamenti dei concorsi, è arrivato il diluvio delle sanzioni.

inviato da Polibio, 27.5.2013

Dopo la bufala ministeriale dei neutrini che corrono dentro la galleria più veloci della luce; dopo l’espressione parlamentare “il superamento della prova scritta con esito positivo” presente nella legge 202/2010 approvata dalle commissioni di Camera e Senato in sede legislativa per “risuscitare” un concorso annullato dal Cga della Sicilia a causa di vizi insanabili e tuttavia ancora “sospeso” a distanza di oltre nove anni (essendo stato indetto nel dicembre del 2004) e la “confusione” (riguardante gli “ammessi” alla ricorrezione degli scritti, la disparità di trattamento, i rinvii, a parte i ricorsi pendenti e quelli già annunciati per il futuro davanti alla magistratura amministrativa) continua a caratterizzare la procedura concorsuale della rinnovazione; dopo l’assurdità dei 1.000 quiz errati su 5.000 che hanno deteriorato la prova preselettiva del concorso per dirigenti scolastici; dopo gli errori a ripetizione e i concorsi per dirigente scolastico annullati e quelli tuttora investiti da ricorsi amministrativi e da denunce penali; dopo i provvedimenti che hanno disastrato il sistema scolastico anche a causa della sottrazione di oltre 8 miliardi di euro e della perdita di 140.000 posti di lavoro che ha provocato la disoccupazione di altrettanti docenti; dopo l’esagerazione dei “quiz a crocette” obbligatori dell’Invalsi, che hanno invaso le scuole italiane, ecco il diluvio delle “minacce” di procedimenti disciplinari e delle sanzioni disciplinari inflitte dai presidi ai docenti e agli studenti (magari nell’afflizione di non poterle infliggere anche alle famiglie degli studenti) che hanno detto “No” alla correzione delle prove Invalsi (i docenti) e che (gli studenti), oltre a non aver partecipati alle prove, hanno contestato il sistema dei “quiz a crocette”e hanno dimostrato, se hanno partecipato, le irregolarità e le copiature, tali e così macroscopiche da poter essere oggetto del rigore delle inchieste della trasmissione televisiva “Report” condotta da Milena Gabanelli e anche, per le esilaranti espressioni satiriche (ironiche e mordaci) che sono state utilizzate dagli studenti, di una delle puntate di “Nel Paese delle Meraviglie” di Maurizio Crozza.

 

Ai mali del sistema scolastico – tra i quali quelli evidenziati dal ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, e c’è il caso della “maglietta” con l’immagine di Berlusconi indossata da un alunno ad agitare gli animi, soprattutto nell’ambito del Pdl, ma vedremo il tutto qui di seguito – si aggiunge ora quello delle “minacce” rivolte ai docenti e delle sanzioni disciplinari irrogate dai presidi ai docenti che non intendono partecipare alla correzione delle prove Invalsi. Prove che debbono essere svolte in quanto obbligatorie a norma di legge, e i docenti delle classi interessate debbono consentirne lo svolgimento, ma non possono essere sostituiti da nessun altro docente se sono in sciopero, e comunque non hanno il dovere, trattandosi di un’attività che non rientra nella funzione docente, di correggerle, né di impegnarsi al di là dell’orario di servizio. E invece sono stati impegnati e “utilizzati”, per alcuni giorni, addirittura in orario pomeridiano e serale, nello svolgimento di attività non dovute, essendo l’unica attività da svolgersi, ma non di loro competenza, quella di impacchettare i fogli di rilevazione degli apprendimenti (cioè delle “prove” per “quiz a crocette”) e della griglia di correzione e inviare le buste che li contengono all’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione”.

 

Punizioni disciplinari, consistenti in sospensioni con obbligo di frequenza, e minacce di punizioni per gli studenti che hanno consegnato o che consegneranno in bianco i fogli contenenti i “quiz a crocette”. Minacce di punizione assolutamente inammissibili e punizioni da ritenersi illegittime perché in contrasto con il principio di libertà di espressione, qual è la protesta nei confronti di un modello di valutazione ritenuto lesivo e mortificante; e non soltanto da parte degli alunni, perché è ampiamente nota la posizione contraria di organizzazioni sindacali, di docenti, di alunni delle scuole secondarie superiori e dei genitori degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado. In ogni caso, le reazioni repressive, da parte di chiunque attivate, nei confronti dei docenti e degli studenti, con minacce e addirittura con sanzioni disciplinari, sono inaccettabili.

 

Comunque, fanno parte, oltre che dei paradossali atteggiamenti e comportamenti (tra i quali l’intraprendenza di pensare che il fondo d’istituto sia il proprio conto corrente dal quale prelevare e magari accontentare gli amici, l’irrogazione di sanzione disciplinare senza sentire in sua difesa il lavoratore “incolpato” addirittura ingiustamente), degli arbitrari comportamenti messi in atto da quei presidi-padroni che in definitiva sono stati condannati dalla magistratura del lavoro (con spese processuali pagate dal Miur alla parte vincente, oltre al carico di lavoro, e i costi anch’essi a carico dell’amministrazione pubblica, a pesare sull’Avvocatura dello Stato) per mobbing, per sanzioni disciplinari anche di notevole entità inflitte su fatti inesistenti (addirittura, che hanno comportato il trasferimento per incompatibilità ambientale o il licenziamento) e per una lunga serie di fatti in violazione di norme di legge e dei diritti dei lavoratori (tra i quali i comportamenti antisindacali, anche tre nel corso degli anni e che magari non troveranno seguito nel poker di comportamenti antisindacali con condanna alle spese di giudizio perché la pensione incombe e il tempo stringe).

 

Comportamenti arbitrari tra i quali c’è addirittura quello – a parte le anomalie e i ritardi nelle stesure e nelle approvazioni – della negazione al docente di estrarre e di avere immediatamente copia del verbale del collegio dei docenti di cui fa parte, che comunque non deve affatto specificare i motivi della richiesta trattandosi di un “diritto incondizionato”, come ha stabilito il Consiglio di Stato con una sentenza depositata il 6 maggio 2013, chiarendo che l’interesse è “in re ipsa”, “inerendo alla funzione di componente del collegio dei docenti, che giustifica l’esigenza di conservare e poter disporre della documentazione dell’attività svolta”, ovvero di “disporre di copia degli atti e dei verbali inerenti all’attività del collegio stesso, per verifica, approfondimento, memoria storica dell’iter di formazione della volontà collegiale”.

Va qui ricordato che in una scuola alquanto allegra di uno dei comuni della provincia di Catania, in Sicilia, il preside si era rifiutato di dare ai rappresentanti di uno dei sindacati che avevano partecipato alla contrattazione integrativa d’istituto il verbale della seduta appena conclusa, e che a quel diniego la rappresentanza sindacale era rimasta dentro la scuola, là in attesa fino a quando la copia del verbale non fosse stata consegnata. Dopo circa due ore, il sindaco di quel comune, invitato dal preside a intervenire, venne a parlare con i rappresentanti dell’organizzazione sindacali, i quali gli comunicarono di essere rimasti nella scuola, e che vi sarebbero rimasti ancora, in attesa di ricevere la copia del verbale. Subito dopo l’incontro, il sindaco si recò dal preside, ritornò con la copia del verbale e la consegnò nelle mani del rappresentante della segreteria provinciale.

 

Mai desistere di fronte a un diritto. Per meglio cautelarsi, e per difendersi da eventuali comportamenti arbitrari, utilizzare il registratore. L’uso è assolutamente legittimo da parte di chiunque è presente o è ammesso a essere presente (anche se non parla) e il contenuto è valido in sede processuale.  

 

Ritornando ai procedimenti disciplinari e alle sanzioni nei confronti dei docenti e degli studenti – ovviamente quelli delle scuole secondarie superiori, a meno che non si voglia utilizzare lo stesso metro di sanzionare (sospensione con obbligo di frequenza) anche nei confronti degli alunni della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado che non si sono presentati a scuola il giorno dei “quiz a crocette”, ma in questo caso con procedimento nei confronti dei loro genitori (!) – soffermiamoci su alcuni aspetti esilaranti, da “Nel Paese delle Meraviglie”.

 

Immaginiamo il caso della totale assenza degli studenti delle scuole secondarie superiori sedi delle prove di “valutazione” per “quiz a crocette”. Ciò, anche se gran parte degli studenti preferirebbe “procedere” con risposte “beffe”, “bufale”, “ironiche” e “satiriche”, “bizzarre” e “sfottenti”, con “iperboli” e “assurdità”, e magari postare sulla rete, ora che l’uso dello smartphone è diffuso e incontrollabile – e “incontrollata” è stata la prova preselettiva del concorso per dirigente scolastico, dato che per ore intere, in attesa di avere la tabella dei cento quiz a risposta multipla inviati dal Miur e giunti nelle singole scuole almeno tre ore prima (e chi vuole intendere, intenda, anche perché è alquanto facile intendere), è stato pressoché generalizzato l’uso di computer e di telefoni cellulari, uso del tutto illegale e tale da dover tuttora portare all’annullamento della prova concorsuale –, fotografie e immagini con “copiati di massa”. Oppure postare “risposte” su suggerimento di qualche docente “particolarmente interessato”, per iniziativa personale, per fare cosa gradita a chi ritiene di dovergliela fare o su “suggerimento” comunque da qualche parte piovutogli addosso, così da portare la scuola ad acquisire il riconoscimento invalsiano di punteggi superiori a quelli medi della provincia, della regione e dell’Italia, dimostrando così risultati “eccellenti” conseguiti nelle prove Invalsi, ma niente affatto corrispondenti al vero, sostanzialmente da teatro dell’assurdo.

 

Oggi c’è l’ANP, ma c’era anche nel 2011 e tuttavia non disse nulla, che – finalmente resasi conto dell’anomalia e dell’illegalità, peraltro in violazione di quanto disposto dal comma 11 dell’articolo 8 del decreto emanato il 13 luglio 2011 dal direttore generale Luciano Chiappetta, col quale è stato indetto il concorso per esami e titoli per il reclutamento di dirigenti scolastici nei ruoli regionali, di “introdurre nella sede” della prova preselettiva, durante lo svolgimento della prova, “telefoni portatili o strumenti idonei alla memorizzazione o alla trasmissione di dati”, con l’espressa indicazione che “in caso di violazione di tali disposizioni è prevista l’immediata esclusione dal concorso”, che però non è mai avvenuta e che invece dovrebbe tuttora avvenire, anche perché tra le scuole ospitanti c’era anche la sede di un’associazione di scuole autonome che aveva svolto, relatori dirigenti scolastici, corsi di preparazione al concorso e in essa quel giorno era presente il presidente di quell’associazione – ha avanzato al ministro dell’Istruzione la richiesta del proprio presidente nazionale di installare almeno un rivelatore elettronico nelle sedi d’esame di Stato, per una spesa complessiva di alcune decine di migliaia di euro (e coerentemente dovrebbe avanzare la richiesta di annullare la prova preselettiva del concorso per dirigente scolastico, restituendo “la giusta dignità e serietà” alla prova concorsuale).

 

Ebbene – e immaginiamo nel contempo quanto meno la negazione assoluta da parte dei docenti di correggere i “quiz a crocette” delle prove Invalsi, ad aggiungersi al comportamento omissivo, di boicottaggio e comunque non collaborativi e di protesta delle studentesse e degli studenti delle scuole secondarie superiori – quante centinaia di migliaia (forse anche un paio di milioni) di procedimenti disciplinari dovrebbero essere attivati nei confronti dei docenti, degli studenti e delle studentesse, ovviamente con convocazione dei genitori degli studenti e delle studentesse, nonché con convocazione dei docenti, assistiti da un avvocato o da un delegato del sindacato al quale è stato conferito mandato? E quali sarebbero le sanzioni da infliggere? Diverse da una scuola all’altra delle 8.000 istituzioni scolastiche autonome dopo il dimensionamento? E il rinvio alle esilaranti espressioni del grande Totò, principe Antonio de Curtis, è un atto dovuto.

Tra le quali è compresa quella che avrebbe dato sulla vicenda dell’alunno che si è presentato in classe indossando una maglietta con al centro il volto di Berlusconi, e che sarebbe stato energicamente rimproverato dalla professoressa d’inglese, che gliel’avrebbe fatta indossare al rovescio (ma, come ha detto la preside, “sull’episodio ci sono versioni contrastanti in istituto”, confermando da parte sua che non le “risulta che la docente abbia mai fatto politica meno che mai attiva o sia rimasta coinvolta in situazioni analoghe”), e si potrebbe pensare per nascondere quell’immagine ed evitare provocazioni e conseguenze.

A loro volta, dopo l’interpellanza parlamentare di un deputato del Pdl, il senatore Nitto Palma ha manifestato, riferendosi all’insegnante, che quell’episodio “merita l’esecrazione di chiunque creda nella sacralità dell’istituzione scuola” e l’onorevole Mara Carfagna ha dichiarato che “ciò che preoccupa maggiormente non è il fatto in sé, piuttosto che il germe dell’intolleranza, di qualunque genere, venga inoculato nelle giovani generazioni che … dovrebbero invece essere educate al rispetto e alla tolleranza”.

Ma forse sarebbe stata ben felice di vedersi, in immagine certamente più gradevole, sulla maglietta indossata dall’alunno, in una delle “mise” che avevano preceduto la sua fase parlamentare nel partito di Berlusconi e quella ministeriale nel governo di Berlusconi; tuttavia dimenticando, se credente “nella sacralità dell’istituzione scolastica” e se è giusto meritare “l’esecrazione di chiunque in essa  creda”, lo scagliarsi del Berlusconi, e non soltanto di Berlusconi, e quindi anche di essa stessa, “contro i professori sessantottini ‘inculcatori’ di idee comuniste”. E cosa sarebbe avvenuto se, dopo la “sceneggiata” di Brescia contro la magistratura, addirittura contro un “tipo” di magistratura, quella di Milano, presenti con Berlusconi e pro Berlusconi attuali ministri e deputati del Pdl e dintorni, qualche alunno si fosse presentato a scuola indossando una maglietta riproducente il volto sorridente della  Boccassini e/o di qualsiasi altro magistrato “non gradito” al Pdl e al suo presidente, o riproducente il volto di Berlusconi con intento derisorio e canzonatorio? Il senatore Nitto Palma e l’onorevole Mara Carfagna avrebbero utilizzato le stesse espressioni contro il professore o la professoressa che, soprattutto perché credente nella “sacralità della scuola”, aveva rimproverato l’alunno e gli aveva fatto indossare al rovescio la maglietta con il volto sorridente della Boccassini perché quell’episodio era ritenuto, da lui o da lei, meritevole dell’“esecrazione di chiunque creda nella sacralità dell’istituzione scolastica”?

 

Infine, ma non per ultima, la posizione assunta dal ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, già rettore della scuola Sant’Anna di Pisa, di fronte alle declassate condizioni del sistema scolastico italiano: “O ci sono margini per un reinvestimento nella scuola pubblica oppure devo smettere di fare il ministro dell’Istruzione. Siamo in una situazione drammatica, dobbiamo mettere in sicurezza le nostre scuole, dobbiamo metterle in grado di proteggere i nostri bambini. Abbiamo bisogno prima di tutto di un investimento nell’edilizia scolastica e poi abbiamo bisogno di più insegnanti”.

Bisogna ricordare al ministro Carrozza che il reinvestimento nella scuola pubblica, quella statale, si fa principalmente incrementando il numero degli insegnanti, diminuendo il numero degli alunni in ciascuna classe ed eliminando le “classi pollaio”, aumentando il numero settimanale delle ore di attività didattica. Nella sostanza, restituendo alla scuola tutto ciò che le è stato tolto, fermo restando che è stata colpa di una politica “disattenta” e “svogliata”, e di “politici” altrettanto “disattenti” e “svogliati”, oltre che “incompetenti” e “diversamente interessati”, lasciare le scuole nelle condizioni di insicurezza per averle sottratto gli investimenti nell’edilizia scolastica, nonché, negli ultimi quattro anni, 8 miliardi di euro e 140.000 insegnanti.

 

Se poi vogliamo essere “generosi”, ma i cittadini devono essere d’accordo (a Bologna è stato bocciato il finanziamento pubblico alle scuole paritarie), è possibile intervenire anche “a favore” delle scuole paritarie, ma soltanto dopo avere soddisfatto pienamente le necessità delle scuole pubbliche statali (peraltro, ci sono dirigenti scolastici, in servizio o ex perché in pensione, particolarmente interessati, magari con riferimenti familiari), anche se non “sarebbe un disastro togliere i soldi alle scuole paritarie”, che – come ha detto il ministro – “coprono una parte degli studenti italiani e offrono un servizio pubblico”, cosicché se si togliessero i soldi le metteremmo “in gravi difficoltà e molti bambini non avrebbero accesso alla scuola”. Ma la frequenza delle scuole paritarie non è affatto gratuita, e le rette sono anche abbastanza elevate.

Comunque, perché, così a detta del ministro Carrozza nel sostenere la “politica” del finanziamento alle scuole paritarie, “molti alunni non avrebbero accesso alla scuola”? Non è lo Stato a dover provvedere all’accesso di tutti alla scuola pubblica statale? Se la risposta è “si, è lo Stato a dover provvedere all’accesso di tutti alla scuola pubblica statale”, allora eventuali “generosità” a favore delle scuole paritarie possono essere concesse soltanto dopo aver garantito a tutti l’accesso alla scuola pubblica statale, in edifici assolutamente sicuri (e quindi nulla va tolto alla scuola pubblica statale, anche per quanto concerne gli investimenti nell’edilizia scolastica, per essere destinato altrove, scuole paritarie comprese, se non dopo avere soddisfatto pienamente quanto abbia comunque a riguardare la scuola pubblica statale).

 

Polibio

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