Maturità, presidi al Miur “no agli studenti copioni”

 Chiedono guerra all’uso dei cellulari e di contrastare
l’attività dei siti che offrono il aiuto

 La Stampa 17.5.2013

ROMA
Misure più stringenti per evitare che gli studenti copino durante gli esami di maturità. È quanto chiedono i presidi al ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. In una lettera il presidente nazionale dell’associazioni Anp, Giorgio Rembado, chiede al ministro di prendere «tutte le possibili misure per garantire la regolarità degli esami di stato», contrastando l’attività dei siti che pubblicano le soluzioni delle prove d’esame (anche attraverso l’intervento della Polizia postale) e valutando la possibilità di utilizzare «apparecchiature elettroniche atte a rilevare la presenza di cellulari accesi, anche in stand-by».

Tali apparecchiature, «di basso costo – si legge nella lettera – non emettono radio-frequenze (che potrebbero interferire con le comunicazioni), essendo soltanto rilevatori passivi delle frequenze emesse dai cellulari».

Secondo una stima avanzata dal sito skuola.net, la dotazione di tali rilevatori costerebbe almeno mezzo milione di euro: il calcolo è fatto moltiplicando il prezzo di un’apparecchiatura (dai 20 ai 100 euro) per le circa 22.500 classi del quinto anno, con un risultato che va da 450mila a 2 milioni e 250mila euro, una cifra tale da richiedere una procedura di bando di gara europeo.

Rembado però contesta il calcolo: «Il prezzo di un rilevatore intorno ai 50-100 euro è verosimile, ma va moltiplicato per 3.000 istituti e non per le classi: quindi il risultato è ben diverso. Noi comunque – prosegue  – non ci siamo messi nella logica esecutiva ma abbiamo voluto porre l’attenzione sul problema di fondo: è giusto che le prove possano essere adulterate e abbiano scarsa affidabilità, considerando anche che saranno sempre più importanti per l’accesso all’università? Vogliamo favorire la truffa e l’inganno? Noi pensiamo di no».

Nella lettera i presidi chiedono anche di «ricordare in modo circostanziato i doveri di sorveglianza che incombono ai commissari e i provvedimenti da prendere nel caso di studenti sorpresi a copiare». Inoltre, di rafforzare tali indicazioni con l’adozione di strumenti più vincolanti degli attuali, dal momento che «secondo alcune pronunce giudiziarie, la mancanza di una normativa primaria in merito renderebbe illegittima l’adozione di sanzioni».

Infine, di «prendere tutte le iniziative consentite dalle norme per contrastare l’attività dei siti che offrono il loro aiuto a chi vuole copiare e che comunque pubblicano le soluzioni delle prove d’esame durante l’orario in cui si svolgono, valutando ad esempio la possibilità di stabilire uno specifico divieto in tal senso e di rafforzare le possibilità di intervento della Polizia postale».