Niente sblocco degli stipendi per gli statali

Probabile conferma fino al 31 dicembre 2014

 da Libero, 27.5.2013

600 euro mensili in meno nel 2013. Ecco quanto costa ai dipendenti pubblici il blocco degli stipendi in vigore quest’anno. Conseguenze che diverrebbero ancora più gravose qualora detto stop fosse prorogato anche per tutto il 2014. Secondo quanto denunciato dalla CGIL, nei giorni scorsi è stato infatti comunicato alle Camere un decreto/regolamento volto a interrompere ulteriormente gli scatti di anzianità fino al 31 dicembre del prossimo anno (comparto scuola compreso), con una stima totale di risparmio per le casse statali pari a circa 30 milioni di euro nell’anno corrente, di 740 milioni nel 2015, e di 370 milioni di euro a decorrere dal 2016. “A regime, le retribuzioni perderanno a fine 2013 in termini reali circa 200 euro mensili” sottolinea Michele Gentile, responsabile settori pubblici della CGIL. “Tra il 2010 e il 2012 le retribuzioni dei travet non hanno recuperato l’8,1% di aumento dei prezzi che si è registrato nel periodo – prosegue Gentile – insieme allo scarto tra inflazione programmata e reale che c’è stato nel biennio precedente. La stima per il costo del lavoro tra il 2011  il 2014 è di un calo di sette miliardi con il passaggio da 169 a 162 miliardi”.

Più specificamente, il provvedimento in questione dovrebbe prevedere:

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il blocco delle procedure contrattuali e negoziali ricadenti negli anni 2013-2014, senza possibilità di recupero;

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il fermo al riconoscimento degli incrementi contrattuali eventualmente stabiliti a decorrere dal 2011;

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la proroga fino al 31 dicembre 2014 del blocco della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti;

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ed infine lo stop – senza possibilità di recupero – degli incrementi riconosciuti a titolo di indennità di vacanza contrattuale.

Una serie di disposizioni che andrebbero dunque a colpire molteplici aspetti contrattuali e retributivi del lavoro pubblico. Al momento, la questione è nelle mani del Parlamento ed, in particolare, delle Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro, anche se la decisione definitiva sul regolamento spetta al nuovo Governo che ha ereditato questa questione delicata dal precedente Esecutivo Monti il quale, in realtà, aveva già ritenuto come confermati i tagli in esame. Di conseguenza, nel caso in cui il Governo Letta intenda andare contro quanto disposto dal suo predecessore, sarà necessario trovare le risorse finanziare a copertura di tale decisione.