Referendum scuole, vince la A
Ma l'affluenza è ai minimi storici

A tre quarti dello scrutinio, il fronte che chiede di abolire il finanziamento del Comune alle materne private sfiora il 60 per cento. Molto bassa però la partecipazione, ferma al 28,7% degli aventi diritto

 la Repubblica di Bologna 26.5.2013

Affluenza ai minimi storici, ma referendari in festa per la vittoria. E' a due facce la notte bolognese, a urne chiuse e spoglio quasi ultimato. Perché se il Comitato Articolo 33, che aveva promosso il referendum per l'abolizione del finanziamento pubblico delle scuole materne paritarie, intasca una vittoria piuttosto netta - 58,7% contro 41,3, a tre quarti dello scrutinio - è altrettanto vero che la maggioranza dei bolognesi ha deciso di disertare la consultazione.

FOTO Bolognesi alle urne

I dati sull'affluenza, del resto, sono incontrovertibili: su 290mila aventi diritto, ieri sono andati a votare soltanto 85.934, pari al 28,71 per cento. E' il dato più basso della storia della città: mai, neppure nei precedenti referendum cittadini - che per regolamento sono comunque soltanto consultivi e dunque sono senza quorum - si era scesi sotto la soglia del 30 per cento.

Chi ha votato, tuttavia, si è espresso in modo abbastanza netto. La "A" (questa la lettera che contrassegnava il voto a favore della revoca del contributo comunale alle materne private) ha sfiorato il 60%. Motivo, questo, che ha spinto i promotori della consultazione, riuniti in attesa dei risultati, a festeggiare la vittoria tra abbracci e bottiglie di vino. Poi, nell'euforia generale, è scappata anche una dichiarazione un po' audace sulla partecipazione,  definita "buonissima, perché gli elettori superano di gran lunga il numero delle persone direttamente coinvolte".

Musi lunghi, invece, in casa "B". Dove la speranza era di riuscire a vincere nelle urne. Nessuno dei principali protagonisti, infatti, aveva fatto campagna per l'astensione. Al contrario, lo stesso sindaco Virginio Merola si era speso in una lunga serie di incontri con la cittadinanza per invitarla a partecipare al voto e a rigettare il quesito referendario. Nondimeno, a sconfitta maturata, non è mancato qualche tentativo di minimizzare la portata del risultato: "I dati sull'affluenza - è il commento del deputato Pd Edoardo Patriarca - dimostrano che ha votato una minoranza. Si è trattato di una battaglia ideologica che non interessa la gran parte dei cittadini. I bolognesi hanno capito che la sussidiarietà è la chiave di volta laddove lo Stato non riesce ad arrivare".

Al termine di una campagna elettorale contrassegnata a tratti da toni molto forti, i bolognesi erano stati chiamati a votare sul destino della convenzione - avviata nel 1996 dall'allora sindaco Walter Vitali - tra il Comune e le scuole materne paritarie. Convenzione che prevede lo stanziamento di un milione di euro all'anno a favore dell'istruzione privata, e che i referendari vogliono abolire per destinare i fondi alle materne comunali.

Il quesito ha spaccato la società e la politica bolognese. A favore dell'abolizione si sono schierati Sel (che è in giunta col Pd) e Movimento 5 Stelle. Contro, il Pd (a partire dal sindaco Virginio Merola), Il Pdl, la Lega, Scelta Civica e la Curia. Nella battaglia sono poi scesi in campo anche molti esponenti di spicco della politica e della cultura nazionale: primi fra tutti, Stefano Rodotà (per l'abolizione del finanziamento pubblico) e il cardina Bagnasco (in sua difesa).