Scuola, quiz Invalsi. Docenti e genitori di studenti con bisogni educativi speciali hanno avviato una raccolta firme denunciando che i quiz Invalsi sospendono i più elementari diritti di integrazione scolastica - Antonella Cignarale Il Corriere della Sera, 16.5.2013 Guarda il video: L’Invalsi è l‘Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di formazione che, attraverso dei test scritti nelle scuole elementari, medie e superiori, ha l’obiettivo di monitorare il livello di apprendimento degli studenti e la qualità formativa e didattica offerta dalle scuole. Il protocollo di somministrazione è standard per tutte le scuole: prevede un test di italiano, uno di matematica e un questionario dello studente. Ogni prova va svolta in un tempo massimo a seconda del grado scolastico: 45 minuti nelle scuole elementari, un’ora e 15 minuti nelle medie e un'ora e mezza nelle superiori.
Per gli allievi con bisogni
educativi speciali ci sono dei protocolli da rispettare:
possono partecipare alle prove ed è ammesso l’uso di sistemi
dispensativi, purché non modifichino in alcun modo le condizioni di
somministrazione per sé e per gli altri alunni. Non è possibile
dunque la lettura ad alta voce né la presenza dell'insegnante di
sostegno, a meno che l'alunno con gravi disabilità o con disturbi
specifici di apprendimento non venga allontanato fisicamente dal
resto della sua classe. Secondo quanto cita la legge 104 del 1992, che tutela l’integrazione sociale e i diritti delle persone disabili, “la Repubblica ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nella società e nel lavoro…e predispone interventi volti a superare stati di emarginazione e di esclusione sociale della persona handicappata». Partendo da questo, genitori, docenti e membri del Cesp, Centro Studi per la scuola pubblica, hanno avviato una raccolta firme denunciando la sospensione dei più elementari diritti di integrazione scolastica. Secondo una docente di sostegno, «l’istituto Invalsi vuole fotografare la realtà della scuola italiana, ma da questa foto escono tanti buchi perché gli oltre duecento mila alunni disabili non vengono considerati. È grave perché la scuola pubblica punta all’inclusività, mentre così si rischia di discriminarli senza esclusione di colpi”. |