Invalsi, la protesta degli insegnanti:
"La correzione? Ore di lavoro gratuito"

I docenti lamentano la complessità dell'impegno, che oltre a non essere retribuito o al più pagato pochissimo comporta un notevole tasso di stress

di Salvo Intravaia, la Repubblica 28.5.2013

"La correzione dei test Invalsi è una vera follia: ore e ore di lavoro praticamente gratis e in condizioni assurde". Pietro insegna in un liceo di Palermo e dopo aver corretto il test di Italiano, fatto dalle seconde lo scorso 16 maggio, non se l'è sentita di proseguire con la tabulazione. Ha preferito passare la mano ad altri. Dopo la denuncia di una professoressa di latino, sempre di Palermo - che ha rispedito al mittente l'invito a fare parte della commissione del concorso a cattedra: si trattava di lavorare per tutta l'estate, domeniche comprese, per soli 500 euro e senza ferie - arriva la protesta per la correzione gratuita dei test Invalsi.

Se i docenti potessero, quasi nessuno si accollerebbe l'interminabile pomeriggio di correzione e caricamento al computer delle risposte degli alunni. Ma dai resoconti dei protagonisti - che spesso preferiscono mantenere l'anonimato per evitare "vendette" o ritorsioni - emerge anche l'intervento del dirigente scolastico che "invita", se non obbliga, i docenti a lavorare gratis o per un pugno di spiccioli. "L'altro ieri, sono rimasto colpito da due miei colleghi - racconta al Sussidiario.net Gianni Mereghetti - che, mentre io lasciavo la scuola verso le 15, rimanevano a correggere le prove Invalsi. Mi hanno colpito questa dedizione e quest'impegno".

"Mi sono sentito - ammette - un po' in colpa ad andarmene, ma io con le prove Invalsi non c'entro nulla non avendo classi seconde". "Il tempo impiegato per correggere italiano, matematica e questionario-alunno è stato di sei ore: dalle 14 alle 20.15. Va detto - spiega Giuliana, docente in Sardegna - che tutti noi avevamo già passato la mattina a scuola a fare lezione e che non abbiamo avuto quasi il tempo di mangiare". Dal racconto sembra quasi di assistere a scene di lavoro nero di qualche secolo fa. "Mentre proseguivamo nella correzione - continua Giuliana - siamo stati spronati a fare il prima possibile perché se avessimo impiegato troppe ore una parte di esse non sarebbero state retribuite, ma forse nessuna lo sarà".

Per condurre in porto la nave Invalsi "i docenti - chiarisce Daniela, che insegna in Calabria - vengono pregati dallo staff del preside di recarsi a scuola di pomeriggio e con i correttori alla mano faticano gratuitamente fino alle 20.30. Qualche dirigente promette un piccolo pagamento con il fondo d'istituto". Ma al fastidio di lavorare gratis per ore si aggiungono la stanchezza e lo stress. "Per la compilazione delle maschere - racconta Anna Maria, di Bari - occorrono ore e ore di noiosissimi clic sulla stessa facciata, successive ed altrettante ore di altrettanto noiosissime verifiche di corrispondenza fascicoli-griglie di correzione".

Un'operazione che causa "disturbi visivi a gogò, accentuati dal nervosismo indotto da un'operazione meccanica - aggiungi che le pagine compilate talvolta non risultano salvate, salta tutto e occorre ricominciare da zero - che avrebbe potuto essere tranquillamente bypassata dalla correzione diretta da parte dell'Invalsi oppure dall'inserimento online da parte degli alunni". Alcune domande del fascicolo di italiano sono aperte e prima di essere tabulate occorre che vengano corrette dai rispettivi docenti, altre sono a risposta multipla e devono soltanto essere caricate nelle maschere predisposte dall'Invalsi.

Ma nel tour de force che ha coinvolto due milioni e mezzo di alunni italiani e 100mila insegnanti non mancano neppure le situazioni comiche. "A me, che avevo una classe campione - dice Donatella di Firenze - è capitata una correzione stile "battaglia navale" contro l'osservatore esterno inviato dall'Invalsi, con la collega della classe parallela, anch'essa campione, che faceva lo stesso a pochi passi di distanza e mi confondeva con le sue combinazioni. Alla fine non ci ho capito nulla". Mentre Zoe, che insegna in una scuola primaria di Milano, confessa che dopo "ore e ore a crocettare gratis, visto che si stava facendo tardi ho cominciato a mettere le crocette a caso". E la tortura è finita.