Profumo di scuola

Visto che il ministro Carrozza non risponde
proviamo a chiederlo a Delrio e magari pure ad Epifani

Franco Labella, Com.Unità 7.7.2013

E’ possibile che l’addetto stampa di Maria Chiara Carrozza non sia stato ancora assunto.

E’ pure possibile che, se già assunto, non segua l’Unità on line.

Magari il ministro ha altro a cui pensare e perciò non ci fa conoscere la sua risposta alla domanda che ormai da tempo le è stata rivolta da Profumo di scuola .

Certo, non per confondere i piani dell’azione governativa e quello degli orizzonti politici attuali del Pd che questo Governo sostiene, ma il fatto che nella nuova segreteria del PD non sia stata affidata ad alcuno la delega sull’istruzione non è un buon segnale.

Non vorrei che significasse, come hanno lamentato anche autorevoli esponenti del PD lombardo, un sostanziale disinteresse verso il mondo della scuola e che spiega, magari, perché non si vogliono, nel tempo delle “larghe intese”, assumere posizioni chiare anche relative ai guasti prodotti dal riordino gelminiano della scuola superiore.

Comunque sia, la domanda è semplice e non dovrebbe essere difficile abbozzare una risposta: è ragionevole, qui e oggi, mantenere la scelta della Gelmini di eliminare lo studio del Diritto nelle scuole superiori?

Ma se il ministro Carrozza non risponde che c’entra il suo collega Delrio allora?

Mi è capitato di leggere una sua intervista su Repubblica  nella quale l’ex presidente dell’ANCI commentava così la notizia che la Corte Costituzionale aveva demolito il ricorso ai decreti legge per la eliminazione delle Province:”Non mi faccia parlare” (a  proposito della scelta del governo tecnico di Monti di usare lo strumento, ritenuto incostituzionale dalla Consulta, del decreto legge )”.

E no caro ministro, parliamone invece.

Visto che ha pure ricevuto alcune delle deleghe di Josefa Idem, fra una inaugurazione e l’altra di qualche impianto sportivo, parliamone.

Non come al Bar Sport.

Parliamone ampiamente e facciamo in modo che i cittadini sappiano e capiscano.

Anche i cittadini più giovani, quelli che si stanno formando una coscienza democratica a cui dovremmo tenere sopra ogni cosa.

Perché dei giovani, dei loro problemi, dei loro drammi, ci riempiamo la bocca quasi ogni giorno.

Salvo essere poco concreti.

Persino per una decisione, ripristinare lo studio del Diritto e della Costituzione, che  inciderebbe sicuramente sulla  formazione civica degli studenti italiani e che non ha costi aggiuntivi, non incide sugli equilibri di bilancio dal momento che i docenti ci sono già .

Mentre costi aggiuntivi potrebbero essere quelli della loro riconversione professionale a meno che non li si voglia licenziare.

C’è persino lo strumento tecnico, un disegno di legge sul ripristino dell’insegnamento  depositato a Palazzo Madama dal senatore del PD Ruta.

Io non conosco l’età del lettore che, commentando un articolo sulla sentenza della Corte Costituzionale, ha pubblicato questa breve considerazione su il Sussidiario.net dal titolo assai preoccupante “Se i giudici imparassero a stare zitti”.

Il titolo è preoccupante ma il contenuto lo è ancor di più perché dimostra quanto sia necessario che i cittadini abbiano conoscenze giuridiche elementari per poter decidere e valutare.

Perché se un lettore sembra ignorare che c’era una strada maestra, quella dell’art. 138 della Carta, che un governo tecnico ha bellamente ignorato e che la Corte ha la funzione essenziale  di custode della Costituzione rigida (sperando che non equivochi sul termine e sappia cosa significa), come si può immaginare che si abbiano a disposizione gli strumenti per una valutazione politica?

Per essere più chiaro: come si può dare un giudizio politico  positivo sul governo Monti, un governo di tecnici, quando ha scelto consapevolmente di usare uno strumento (il decreto-legge) che pure i miei studenti sanno di dover essere usato solo in casi straordinari di necessità e urgenza?

I miei studenti superstiti delle sperimentazioni Brocca abolite lo sanno, i loro colleghi dei nuovi ordinamenti gelminiani invece no.

Ma è importante parlarne soprattutto in un momento nel quale c’è uno scollamento tra istituzioni e società civile, tra il Paese legale ed il Paese reale?

Direi proprio di sì.

Del resto appena due giorni fa Guglielmo Epifani, all’assemblea dei dirigenti piemontesi del PD,  lo ha detto molto chiaramente:”Ora è necessario discutere, parlare, ascoltare l’opinione della base… perché c’è troppo rischio di scollamento tra chi sta in Parlamento o a Roma e chi vive invece in trincea tutti i giorni in un Paese che sta attraversando la sua crisi più drammatica degli ultimi 150 anni”.

Dalla trincea della scuola ci si chiede allora se per provare a far rinascere un adeguato senso civico, di partecipazione democratica, non serva allora anche educare gli studenti al rispetto delle regole che non può prescindere, però, dalla loro conoscenza.

Ne ha scritto qualche settimana fa, proprio su l’Unità, anche Benedetto Vertecchi e non si possono non condividere quelle riflessioni critiche.

Che del resto ci sia bisogno di una cultura giuridica di base lo si deduce anche dalla lettura quotidiana dei giornali.

Appena due giorni fa, su Repubblica e  non sul Corriere di Anticoli Corrado o sul Gazzettino di Atella, mi è capitato di leggere una intervista relativa alla vicenda dell’acquisto degli F-35 a cui è dedicato l’editoriale del direttore Sardo.

Qualche giorno prima  c’era stata una presa di posizione di un organo, il Consiglio Supremo di Difesa, che aveva ipotizzato che la scelta sull’acquisto o meno non competesse al Parlamento.

Bene nell’intervista, per due volte, intervistato ed intervistatore  parlano di Consiglio Superiore di Difesa.

Ecchè sarà mai sbagliare una denominazione….

E già ma se anche solo il nome è sbagliato (magari per assonanza con il più noto e conosciuto CSM, quello sì Consiglio Superiore) non oso immaginare il grado di conoscenza delle competenze dell’organo medesimo.

Ma se uno poi, il lettore senza conoscenze adeguate,  non inquadra organo e competenza gli sarà mai possibile capire che la posizione espressa dal Consiglio Supremo di Difesa potrebbe aver  leso le prerogative parlamentari?

E ci interessa che i cittadini tutte queste cose le sappiano?

Certo se ci interessa la loro partecipazione consapevole e non temiamo il loro giudizio politico.

In genere delle pecche del sistema di istruzione ci si accorge nel medio e nel lungo periodo.

Oggi, però, c’è la necessità e l’urgenza di ripensare rapidamente ai guasti provocati da una finta riforma, quella della Gelmini.

Se perfino lei, l’ex ministro della Distruzione, oggi parla di dare peso ed importanza al rapporto con i cittadini elettori forse è necessario agire con una certa rapidità.

Mi verrebbe anche stavolta un altro calembour sulla rapidità necessaria per l’azione dell’attuale occupante di Viale Trastevere.

Ma voglio essere buono e poco ironico….almeno stavolta.

Però, ministro Carrozza, non ne approfitti troppo….

Anche se confido,almeno, nell’addetto stampa del suo collega Delrio