Invalsi, il nord vince Pasquale Almirante, La Sicilia 14.7.2013 Ancora una volta i risultati delle prove Invalsi 2013 rivelano che gli studenti del Nord vanno meglio a scuola rispetto a quelli del resto d'Italia, a cominciare dal Sud. Ma non solo, già nelle seconde degli istituti della secondaria superiore gli studenti del Nord-Ovest e del Nord-Est appaiono in vantaggio di una decina di punti rispetto al Centro e di circa 20-30 punti rispetto alle due macro-aree meridionali. Ma c'è di più: le scuole delle regioni meridionali registrano anche una marcata differenze tra un istituto e l'altro, maggiore rispetto a quanto non accada nelle altre aree. In altri termini, se la scuola regge bene al Nord e sufficientemente al Centro, fa invece acqua al Sud. Capirne il motivo non è difficile, visto che al Sud non va male solo la scuola, ma anche tutto il resto: dall'occupazione al reddito, dalle infrastrutture ai livelli di vivibilità, consumo di cultura compresi. Infatti, fra i dati Invalsi risulta che gli studenti hanno dimostrato difficoltà soprattutto nelle competenze di natura grammaticale, a dimostrazione che la lingua italiana fa quasi parte di un'altra Nazione, con buona pace di chi vorrebbe il dialetto a scuola che, usato in maniera massiccia fra le classi più povere, interferisce su queste competenze. Stracciarsi le vesti o addossare la colpa ai docenti per questi deludenti risultati è troppo semplice, anche perché i livelli di abbandoni e dispersioni nelle aree urbane più popolose del Mezzogiorno raggiungono vette vergognose, che però nessuno intende scalare per capire il fenomeno, mentre i milioni spediti dall'Ue per progetti finalizzati hanno dato risultati risibili. Ma c'è tuttavia un altro dato da capire: quale valore scientifico abbiano queste prove e se il sistema nazionale di valutazione sia efficace per garantire il miglioramento della qualità formativa, visto che la loro implementazione affidata all'Invalsi ha questo preciso scopo. Ma ha questo scopo, visto che i risultati, dando credito alla scientificità delle prove, sono sempre uguali a sé stessi? Il problema sta forse nel fatto che il Miur si sta concentrando sulla valutazione degli apprendimenti e non sull'apprendimento che è essenzialmente curiosità e che quindi risulta il motore centrale dell'apprendimento. E se non c'è apprendimento, non c'è nemmeno istruzione; e se la valutazione ha una sua importanza, altrettanto importante è ogni singolo ragazzo. |