Pensioni scuola quota 96: video
ministro Carrozza risponde a domande su pensionandi

Pensioni scuola quota 96: video ministro Carrozza Non c'è ancora una soluzione alla questione dei quota 96 a causa della mancanza della copertura finanziaria. Il ministro dell'Istruzione assicura l'impegno del governo.

Lorenzo Tansini webmasterpoint, 21.7.2013

Cosa pensa il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza dei quota 96? Cosa sta facendo il governo Letta? Le risposte arrivano da un servizio pubblicato su RepubblicaTV. Lo spunto all'intervista viene data dalla lettera di un'insegnante della scuola dell'infanzia, classe 52 con 40 di servizio: "Dovevo essere in pensione dal primo settembre 2012, ma la riforma Fornero mi ha rinviata al 2015. Il prossimo anno scolastico compirò 62 anni e dovrò rispondere alle tante esigenze di bambini piccoli e vivaci: è giusto?". Il ministro ricorda che è stata presentata una proposta di legge, il cui primo firmatario è Manuela Ghizzoni, ma soprattutto che "la volontà politica c'è", ma manca la copertura finanziaria.

Riconosce che la vicenda dei quota 96 "è uno dei tanti problemi che abbiamo". In questa categoria rientrano quei lavoratori che, nonostante il compimento di 61 anni d'età e il raggiungimento di 35 anni di contributi, non sono andati in pensione a causa dell'introduzione della riforma Fornero che non ha tenuto conto della peculiarità del calendario scolastico. Per Maria Chiara Carrozza, il comparto scuola ha esigenze tutte sue. La soluzione individuata per la risoluzione del problema, soldi permettendo, è la correzione della tempistica dell'andata in pensione da anticipare al 31 agosto, visto che l'anno di riferimento della scuola non è l'anno solare ma, appunto, quello scolastico.

Difficile pensare a strade alternative. Per il momento va invece abbandonata l'ipotesi del versamento dell'1% a carico dei redditi superiori a 150.000 euro. La Consulta ha infatti recentemente eliminato il contributo di solidarietà sugli stipendi pubblici superiori ai 90.000 euro, che coinvolgeva l'1,35% dei contribuenti, poiché ritenuto in contrasto con le leggi in vigore.