Quiz al Miur: 9.000, 4.000 o 3500?
di Pasquale Almirante, La Tecnica della Scuola 4.7.2013 Quiz al Miur: 9.000, 4.000 o 3500? “Quota 96” come gli esodati In commissione cultura si è aperta la discussione per risolvere la faccenda del personale della scuola “Quota 96”, ma all’atto di cercare la copertura finanziaria per la loro quiescenza scatta la guerra dei numeri: quanti sono? Tutti i partiti, almeno nei loro rappresentanti alla Commissione cultura e del Lavoro della Camera, sono d’accordo: bisogna riconoscere il torto subito dal personale della scuola di “Quota 96” e mandarli in pensione. La loro sola colpa è infatti quella di avere una sola finestra di uscita che coincide con l’anno scolastico per cui, contrariamente al resto del pubblico impiego, non possono usufruire delle altre uscite. E così si procede e così si danno speranze e certezze e così anche la ministra dell’istruzione, Carrozza, dà il suo assenso. Ma per trovare la copertura finanziaria bisogna sapere il numero esatto, anche per non disperdere fondi che sono tanto utili per altre apparecchiature e altri attrezzi. E così in Commissione Lavoro alla Camera si chiede al Ministero dell'istruzione e all'Inps il numero esatto di questo personale ingabbiato nella cosiddetta “Quota 96”. E partono i numeri. Per Inps gli aspiranti alla pensione, inseriti nel calderone “Quota 96”, sarebbero 9.000, una enormità rispetto al calcolo che sempre è stato annunciato e cioè di appena 3.500 che con qualche milione di euro si sarebbero potuti esonerare dalla scuola con soddisfazione di tutti, compresi i deputati, dal Pdl al Pd, dal 5Stelle a Sel, che si erano detti pronti a fare la loto parte in tutte le sedi. E invece il Miur “ammette” di essersi sbagliato e che il numero sarebbe di oltre 4.000: “non hanno tenuto conto nei nati da settembre a dicembre, cioè non hanno tenuto conto dell’art. 59, non hanno tenuto conto di coloro che hanno fatto il riscatto della laurea e ricongiunzione del preruolo, ma soprattutto hanno valutato la propensione al pensionamento al 50%, quindi hanno di fatto ammesso di avere dimezzato la platea.” In compenso però, assicurano al Miur, che “manderanno al ministero del lavoro una nota scritta.” Intanto, dice Maria Marzana del Movimento 5 Stelle alla Commissione cultura alla camera, che "sorge il sospetto che dietro questo balletto di cifre e di pareri discordi si annidi una certa riluttanza nell'affrontare la questione in tempi brevi". Anche se "la riforma Fornero ha prodotto una grave ingiustizia e ha messo in gravi difficoltà il ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca". L’on. Manuela Ghizzoni (la sostenitrice più strenua e battagliera per la soluzione di questa faccenda e prima firmataria di una legge in tal senso) del Pd, in una nota su Fb dice, riferendosi proprio a questo balletto di cifre: “prima di fare considerazioni sul comportamento del MIUR, dico subito che abbiamo tutti convenuto che indipendentemente dalla platea il diritto va riconosciuto così come hanno fatto i tribunali. Alla luce dei nuovi numeri va riscritto l’articolo 2 del testo base, la cui approvazione è stata rinviata a martedì perché bisogna trovare una copertura doppia. Io mi chiedo: ma come hanno fatto i dirigenti del Miur di fornire (dopo che questa vicenda va avanti da un anno e mezzo) a noi ma soprattutto alla ministra Carrozza cifre così contenute e poi farsi smentire dall’INPS? Ma come è possibile?” Il personale di “Quota 96” non lo sa certamente, ma qualcuno dovrebbe svelare questo ennesimo giallo che si annida inquietante tra le stanze (gialle?) del ministero. |