Invalsi 2013/1. da TuttoscuolaNews, n. 595 15.7.2013 Il rapporto 2013 dell’Invalsi, presentato la scorsa settimana a Roma alla presenza del ministro Carrozza, si è basato su un campione di circa novemila classi e di oltre 189mila studenti. Complessivamente, nell’anno scolastico 2012-2013, sono state coinvolte nelle prove Invalsi di italiano e matematica 13.232 scuole, 141.784 classi e 2 milioni 862mila studenti. Tuttavia le considerazioni svolte dal commissario dell’Invalsi Paolo Sestito e dal responsabile delle prove Roberto Ricci si sono fondate sui risultati del solo campione, più affidabili per varie ragioni (dimensioni e taratura del campione, presenza durante le prove di un osservatore esterno, filtri anti-cheating). In sintesi si può dire che il divario tra Nord e Sud del Paese risulta confermato nei risultati conseguiti dagli studenti ai vari livelli (seconda e quinta elementare, prima e terza media e per la prima volta secondo anno delle superiori). Divario che si nota già nei gradi iniziali di scuola ma che tende a crescere lungo il ciclo di studi. Qualche miglioramento tuttavia si è registrato in alcune Regioni: Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata, da porre in relazione, probabilmente, con una maggiore efficacia delle azioni di formazione in servizio. Quanto alle macrotendenze emerse dalle prove si conferma, per l’italiano, una maggiore familiarità dei ragazzi con i testi narrativi, rispetto a quelli basati su quesiti espositivi o di tipo misto, nei quali viene richiesto anche di interpretare dati e grafici funzionali all’esposizione dei contenuti del testo. Minori competenze sono state anche evidenziate nelle risposte ai quesiti di natura grammaticale rispetto a quelli di comprensione del testo. Anche sul fronte della matematica, più conferme che novità: negli ambiti ‘spazio e figure’ e ‘relazioni e funzioni’ gli alunni incontrano maggiori difficoltà rispetto agli ambiti ‘numeri’ e ‘dati e previsioni’. I risultati dei test Invalsi saranno restituiti alle singole scuole a settembre, e potranno essere utilizzati come indicatori per l’autovalutazione di istituto e per l’attività didattica degli insegnanti in classe. I risultati ‘macro’, come quelli illustrati nel Rapporto, potranno invece essere utilizzati dai decisori politici centrali per eventuali adeguamenti dei programmi (‘indicazioni’) nazionali e/o per iniziative di formazione iniziale e continua dei docenti, in primo luogo - ma non solo - di quelli delle materie interessate, data la trasversalità delle abilità e delle competenze testate attraverso le prove di italiano e matematica. |