Il Piano Annuale  per l'Inclusività:
luci ed ombre

di Claudio Berretta, Pavone Risorse, 1.7.2013

La Circolare Ministeriale n° 8 del 6 marzo 2013 sui BES ha suscitato molte reazioni, anche fortemente negative, per diversi motivi: l'aumento del carico di lavoro, l'assenza di risorse per una formazione specifica, il rischio che costituisca il preludio ad una riduzione degli insegnanti di sostegno.

Come spesso succede nelle innovazioni che riguardano la scuola è apparso come un cambiamento importante imposto per via burocratica, senza il necessario coinvolgimento degli insegnanti. Ma soprattutto si tratta di un cambiamento importante a costo zero (anzi, con il sospetto che possa portare ad una ulteriore riduzione delle risorse umane a disposizione). Tranne che per le situazioni di disabilità medie e gravi, infatti, si chiede alle scuole uno sforzo per migliorare la loro qualità inclusiva, elaborando e attuando Piani Didattici Personalizzati, senza prevedere un relativo investimento rivolto a fornire il personale e gli strumenti necessari. Si riconoscono le tante difficoltà che si incontrano a scuola, ma non ci si preoccupa del fatto che per affrontare queste difficoltà, personalizzando i percorsi di apprendimento, sono necessarie figure, adeguatamente formate, quali insegnanti di sostegno, educatori e insegnanti curricolari in compresenza, per attività di recupero e di potenziamento e per la realizzazione di una didattica non esclusivamente frontale.

Oltre a ciò un primo tentativo di lavorare sul Piano Annuale per l'Inclusività desta alcune perplessità: il modello ufficiale  proposto dal MIUR nella conferenza di servizio svoltasi a Roma il 6 maggio 2013, ha più i caratteri di un resoconto burocratico, piuttosto che di un progetto educativo, contraddicendo così nei fatti ciò che viene chiesto nella circolare, nelle Indicazioni Nazionali per il Curricolo e in molte altre disposizioni normative, in merito all'importanza della progettazione.

Peraltro nella nota MIUR del 27 giugno 2013 troviamo a questo proposito parole importanti:
Il P.A.I., infatti, non va inteso come un ulteriore adempimento burocratico, bensì come uno strumento che possa contribuire ad accrescere la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi in relazione alla qualità dei “risultati” educativi, per creare un contesto educante dove realizzare concretamente la scuola “per tutti e per ciascuno”.

In un ottica di vera inclusione e integrazione, infatti, non ci si può occupare separatamente delle strategie per gli alunni con BES, senza occuparsi anche di quelle per la gestione della classe nel suo complesso.

Quindi, come recita sempre la nota MIUR del 27 giugno 2013: “il P.A.I. non va dunque interpretato come un “piano formativo per gli alunni con bisogni educativi speciali”, ad integrazione del P.O.F. (in questo caso più che di un “piano per l’inclusione” si tratterebbe di un “piano per gli inclusi”). Il P.A.I. non è quindi un “documento” per chi ha bisogni educativi speciali, ma è lo strumento per una progettazione della propria offerta formativa in senso inclusivo, è lo sfondo ed il fondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai bisogni di ciascuno nel realizzare gli obiettivi comuni”

Parole sagge che dovrebbero però essere seguite da azioni altrettanto sagge: riconoscere che gli allievi con difficoltà non sono solo quelli con disabilità non può condurre al paradosso di ridurre gli insegnanti di sostegno. Dovrebbe invece indurre a rivedere la drastica riduzione delle compresenze realizzata negli ultimi anni, a reperire risorse per la formazione e a considerare la necessità di avere più insegnanti - con competenze specifiche sulla disabilità, sulle difficoltà di apprendimento e sulla didattica inclusiva - che possano interagire con gli allievi, individualmente o in piccoli gruppi e che possano supportare l'insegnante curricolare in attività cooperative, laboratoriali e di recupero.


Claudio Berretta insegnante di sostegno, consulente, facilitatore e formatore nell’ambito delle necessità educative speciali, del contrasto alla dispersione e dell'apprendimento cooperativo, autore del libro Professore…lei è felice?, Aracne Editrice, Roma, 2011