Quella farsa tragicomica chiamata Esame di Stato
Non la definiscono più maturità forse perché di
maturo c'è solo il degrado di Domenico Del Nero, Totalità.it 7.7.2013 Maturità? Ma di chi? Viene da chiedersi se l’esame di maturità, oltre e più che gli studenti (per i quali ora si usa la più asettica formula di “esami di stato”) non dovrebbero farlo in diversi, prima di riversare la propria carica distruttiva sui ragazzi. A partire dai “saggi” (!!!???) del ministero: queste entità strane e non meglio identificate, che ogni anno si mettono a “cucinare” le prove da somministrare a docenti e candidati. Sarebbe opportuno fare a costoro un bell’esame, giusto per capire se capiscono qualcosa di dinamiche scolastiche, di programmi, di lezioni. Possiamo disquisire sino alla nausea – e alla noia mortale – se, come e quanto la scuola italiana sia invecchiata. Tutto quel che si può dire è che sino ad adesso tutti o quasi i tentativi di riforma dal secondo dopoguerra a oggi non hanno fatto che peggiorare la situazione (riforma Gelmini compresa, anzi in prima posizione), tanto che se mai c’è da chiedersi con stupore come faccia il malato a esser ancora vivo. Ma è un malato di cui, dichiarazioni demagogiche a parte, non importa nulla a nessuno: non produce moneta sonante, anzi costa. C’è un piccolo particolare: dovrebbe produrre cervelli e garantire il futuro della nazione. Ma un cervello pensante, specie per la classe politica odierna a tutte le latitudini, è peggio di una pantegana. Quindi: si derattizzi e si elimini la scuola, tanto più cretini ci sono in giro e più possibilità ha questa democrazia fasulla di tenersi in piedi e mantenere nel lusso i propri grotteschi boiardi. Ma per tornare agli autori della tracce: quelle della prima prova di quest’anno hanno brillato per una grande assente: la letteratura italiana. Forse i “saggi” del ministero non sanno che fra le istituzioni scolastiche sopravvivono ancora i licei, nei quali si fa appunto, quella “ridicola e dannosa cosa che si chiama letteratura” , come la definì in un momento di sconforto Italo Svevo (salvo poi ripensarci, per sfortuna di chi non ama la Coscienza di Zeno) ma che in fondo è una delle poche cose che ancora ci impediscono di trasformarci del tutto in un gregge di pecore informatiche dedite esclusivamente al consumo di nozioni e informazioni globalizzate, indigeste e soprattutto non digerite. Ed è veramente curioso un “ambito artistico letterario” in cui si parla molto di individuo e società di massa ma in chiave molto più sociologica che letteraria, mentre poi per il resto si naufraga (tanto per cambiare) tra stato mercato e democrazia,un cocktail di omicidi politici male assortito e peggio assemblato, e per l’ambito tecnico scientifico quello che nel ministero della Pubblica Istruzione (e non solo) sembra essere il grande assente: il cervello. I genitori: mamme, babbi, nonne, zie e pure il gatto di casa sull’orlo di una crisi di nervi. Il mammismo, altra piaga quanto mai purulenta dell’italico orbe, scatena i suoi tentacoli. Sembra che i “bambini” e le “bambine” che sono tutti o quasi ormai con patente e diritto di voto (difficile dire quale delle due sia la iattura maggiore) debbano partire per il fronte e negli zaini invece di libri e vocabolari vi siano tende, moschetti e bombe a mano. Vero è che certe stupidaggini che si sentono agli esami sono peggio di mine anti uomo, ma in quel caso le vittime sono piuttosto gli esaminatori … E non è questione di ordine di scuola, istruzione, ceto sociale etc.: anzi, a volte i peggiori sono proprio professionisti, dirigenti e docenti di vari ordini e gradi, magari implacabili con i figli altrui, ma pronti a difendere la propria prole anche a colpi di avvocato se necessario …. E soprattutto quando del tutto superfluo, assurdo e indecoroso. Non è un atteggiamento generalizzato, ovviamente, ma sin troppo diffuso sì. Docenti: galassia quanto mai variegata e variopinta. Ovviamente ci sono professionisti seri, convinti che l’esame sia tante volte il primo impegno importante per un giovane e cercano di abbinare serietà ed equilibrio, mettendo lo studente a proprio agio ma senza fargli le coccole da un lato o mostrargli le tenaglie dall’altro. Né tate né aguzzini, insomma, e cercando soprattutto di capire quanto è stato proficuo per il giovane il corso di studi: non solo in termini di conoscenze ma anche di sicurezza di sé, capacità di muoversi, proprietà di linguaggio. Questo è, o dovrebbe essere, “maturità”. Per fortuna è una categoria meno scarna di quel che si possa pensare, compresi tanti giovani precari guardati magari con assurdo “nonnismo” e sprezzante superiorità da parte di qualche collega che confonde il ruolo e l’anzianità di servizio con la qualità dell’insegnamento. Purtroppo però, come in tutte le categorie, professionali e non, c’è anche “altro”: Frustrati: gente che magari ha collezionato un anno di pernacchie e sberleffi nella propria scuola e non sarebbe capace di tenere la disciplina neppure in una classe di educande monache di clausura . Di solito forniti di preparazione superficiale, si sentono in dovere di mettere sotto processo studenti, docenti, dirigenti scolastici e già che ci sono pure i custodi delle scuole che hanno la disgrazia di averli come commissari esterni. Massaie: categoria altrettanto esiziale, frequente (in modo unisex) soprattutto tra i docenti di materie letterarie. E’ gente che da dopo la tesi di Laurea, per solito, non ha scritto niente di più della lista della spesa e al massimo ha pubblicato il necrologio di qualche parente . Eppure, gente siffatta, per un triennio e poi come commissari d’esame, dovrebbe tanto per dirne una insegnare agli studenti il “saggio breve” e “l’articolo di giornale”, per poi giudicarlo anche in sede d’esame. Un po’, insomma, come chiedere a un radiologo di effettuare un’operazione chirurgica, tanto sempre di medicina si tratta. Darebbero a tutti il massimo dei voti, perché si sa, ogni scarafone è bello a mamma sua e ogni somaro è un’aquila per la sua fattoressa. Sessantottini in servizio permanente effettivo: sono quelli/e per cui non il sei politico è ampiamente superato: ora bisogna passare al sei e mezzo, meglio ancora se al sette e già che ci siamo anche all’otto. Come la sciagurata categoria precedente (ma per motivi diversi) vorrebbero dare tutti voti “agli estrogeni”, con il risultato che poi, quando i giovani geni sono davvero messi alla prova, si sgonfiano clamorosamente e spesso indecorosamente. E’ incredibile la fantasia con cui cercano cavilli per” fertilizzanti”: quello più comune è che il candidato è un bravo ragazzo/a, quasi l’esame debba essere un certificato di buone maniere. Senza contare che la valutazione del percorso scolastico è data dal cosiddetto “credito” e dai voti di ammissione: il voto d’esame dovrebbe riguardare l’atto finale e basta. Certo, un minimo di considerazione alla persona e alla storia dello studente è legittima e pure auspicabile, ma non può diventare il fattore determinante: anche perché queste figure/i di solito non brillano per imparzialità e il loro criterio è spesso la simpatia o la tonalità di “rosso” che lo studente professa …. E per chiudere in positivo, c’è poi una categoria particolarmente sfortunata, che potremmo definire “dei carrozzieri”. Sono quei disgraziati insegnanti che si trovano con classi il cui livello medio è decisamente sotto quello del mare e che un disgraziato si trova a “ereditare” magari proprio all’ultimo anno da qualche collega fedifrago, emigrato verso lidi più fortunati. Le cause della condizione di diffuso semianalfabetismo cronico possono essere di vario genere e non è detto che siano sempre attribuibili ai ragazzi (anzi), anche se qualche “tonno” (per seguitar la metafora marina) avrebbe fatto meglio a farsi inscatolare in qualche altro ordine di scuola: inutile insistere con il liceo classico se non si riesce distinguere l’italiano dal cinese mandarino. In ogni modo in fondo ormai ci sono e bisogna cercare di fargli fare un esame almeno decoroso e senza …. sprofondare dalla vergogna. A volte, soprattutto quando non la colpa non è dei ragazzi, si hanno però risultati (e soddisfazioni) insperate. Resterebbero gli studenti, ma qui all’alta fantasia manca la possa …. O ci vorrebbe un capitolo a parte.
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