Registro elettronico: è solo efficienza?

inviato da Maria Giacometti*, 4.7.2013

L’introduzione del registro elettronico merita alcune considerazioni.La titolazione “classe viva” che l’accompagna è di per sé significativa: esattamente come la pubblicità del “Mulino bianco”, che spaccia per un ritorno alla bella tradizione una produzione altamente industriale, la denominazione “classe viva” rovescia la realtà. Nella realtà, il morto, la macchina, si sostituisce, mortificandoli, agli unici elementi vivi: gli studenti e gli insegnanti.

Gli studenti vengono mortificati sotto diversi aspetti.

1) Il fatto che le assenze vengano segnalate in tempo reale tramite messaggio telefonico considera ragazzi, usciti dalla prima adolescenza e sulla via della “maturità”, degli infanti da mettere sotto tutela. Ciò è davvero umiliante. Ho sentito che forse questa specifica operazione non andrà in porto per via dei costi elevati. La motivazione è poco nobile, ma, come si dice, prendi e porta a casa.

2) Gli studenti sono esentati dal riferire ai genitori ciò che succede a scuola: lezioni, interrogazioni, voti. Parole come responsabilità, fiducia, autonomia, indipendenza vengono messe fuori corso, ormai svuotate di senso. Per onestà intellettuale e coerenza, neppure gli insegnanti dovrebbero più invocarle nei riguardi dei loro studenti: la cosa suonerebbe alquanto beffarda.

3) Agli studenti, così coartati, viene non solo impedito un gioco relazionale con i loro genitori, ma viene persino annichilita la complessità del pensare; per esempio: cosa, quando, come, se, riferire a casa o, perché no, mentire. La realtà divenuta totalmente trasparente si premura di semplificare i loro cervelli. Non sentite un odore leggermente orwelliano?

4) Da ultimo, gli studenti, gli unici che possono giudicare gli insegnati, con i quali si rapportano tante ore al giorno, tanti giorni al mese, tanti mesi all’anno, non sono più il loro referente. Sono rimpiazzati dalla famiglia.

Veniamo agli insegnati.

Mi chiedo, e lo chiedo a voi: esiste un’altra Istituzione statale che abbia un osservatore, dunque un controllore, esterno ed estraneo ad essa? Ricordo che è lo Stato il nostro committente, tanto per usare un’orribile parola, e non la famiglia; noi siamo docenti, impiegati dallo Stato per trasmettere un sapere (non solo competenze: queste le chiede la Confindustria) e per formare dei buoni cittadini; buoni in senso nobile: in grado di partecipare, come credono, alla vita della “città”. Questo obiettivo viene incrinato nel momento in cui agli studenti è tolta la responsabilità di tenere le fila della relazione casa-scuola. Non è questa una conseguenza poco educativa?

Infine. La libertà d’insegnamento viene indirettamente ferita a causa della cornice, assai poco libera e molto conformista, irregimentata sul modello della fabbrica, in cui tutti noi, studenti e docenti, ci veniamo a muovere.

E tutto questo a causa di una macchina.

Si dice che come si è passati dallo stilo alla carta così ora è ineludibile il passaggio dalla carta alla tecnologia elettronica. Non sono così sicura dell’inevitabilità di una sostituzione totale: i costi energetici e ambientali delle tecnologie elettroniche sono molto, molto più alti della produzione di carta. In ogni caso le funzioni delle macchine e le modalità del loro impiego vanno valutate concretamente, volta per volta, e non prese per buone, senza riflessione, solo perché è la macchina a consentirle. È un pregiudizio credere che il tecnologico in quanto tale sia progressivo ed efficace, e il non tecnologico sia troglodita e inefficace.

L’unico argomento apparentemente sensato è che è stato fatto un investimento che non può andare perso. La mia obiezione è che non si può rimediare a un errore con un errore più grande; non si può sanare una ferita con l’acido cloridrico.

Cari colleghi, vi chiedo che si spenda mezz’ora del prossimo collegio docenti per vedere insieme quali funzioni del registro elettronico lasciare e quali tralasciare. Il mio auspicio, inoltre, è che si consenta, a chi non voglia per ragioni, diciamo così, di coscienza, di non utilizzarlo e di cercare altre soluzioni.
Grazie.


San Donà di Piave, 1° maggio 2013

 

 

*  Maria Giacometti, insegnante di storia e filosofia presso il Liceo classico Montale di San Donà di Piave