Compiti per le vacanze

Pasquale Almirante, La Sicilia 28.7.2013

La ministra dell'istruzione, Maria Chiara Carrozza, torna su di un tema a lungo dibattuto ma del cui parere si poteva anche fare a meno, visto che ogni docente nella sua classe ha piena libertà di decidere: basta, ha detto, coi compiti per le vacanze. Grazie per il consiglio, ma se ne è convinta è sufficiente che mandi una circolare e così chi è d'accordo avrà un appiglio per fare valere le sue ragioni, benchè già quasi il 50% dei ragazzi, a cui vengono lasciati esercizi e versioni e letture durante le vacanze, non si cura di farli. Ma neanche le letture consigliate i ragazzi leggono, proprio perché rientrano tra le imposizioni.

Il problema della scuola è infatti quello di andare vanti con l'idea che l'istruzione sia un obbligo, a cui bisogna fare fronte, pena la bocciatura e l'umiliazione di dovere ripetere l'anno, e non quell'altra del piacere della scoperta e della novità, dell'avventura straordinaria che un libro può dare. Forse anche per questo l'Italia è la nazione dove si legge di meno, dove si acquistano meno giornali e le librerie chiudono. La questione ritorna allora alla sua primitiva origine, secondo cui chi studia non merita la giusta considerazione e il giusto plauso, perché più coinvolgente è invece la strada indicata da Lucignolo. Per questo pensiamo che più pertinente sarebbe stato se la ministra avesse parlato di come risolvere la penosa questione dei precari e di come arruolare insegnanti preparati, favorendo nella scelta di questa professione aspiranti motivati e soprattutto dotti, nonché convinti che la cultura sia l'unica àncora in grado di salvare il mondo.

"Un bravo insegnante è quello che stimola la curiosità e incoraggia la scelta", ha detto pure Carrozza, ma per arrivare a una così larga platea di docenti bravi, i pannicelli caldi che da qualche ventennio sforna il Miur sono solo riusciti ad aggravare la situazione, mentre rimaniamo gli ultimi posti in Europa in investimenti e formazione, con un Sud sempre più a sud. I ragazzi hanno bisogno di sentire lo studio e la scuola come luogo del piacere e non della costrizione, luogo della curiosità e della fantasia e non della noia o della furbizia o del sotterfugio, come quello cui sono indotti una buona percentuale di alunni che copia i compiti per le vacanze dai compagni alla riapertura della scuola.