Tutto il sostegno in organico di diritto?

da Tuttoscuola, 11.6.2013

Secondo la legge finanziaria 2008, il 70% dei posti di sostegno avrebbe dovuto essere in organico di diritto, cioè su posti stabili con tanto di titolare fisso e sedi su cui effettuare nomine in ruolo e trasferimenti di personale. Una condizione di stabilità come garanzia di continuità didattica e di qualità.

Il restante 30% dei posti di sostegno - una specie di serie B dell’integrazione - sarebbe stato assegnato di anno in anno sulle situazioni di fatto con nomina di docenti supplenti temporanei fino al termine delle attività didattiche.

Attualmente - ha ricordato il ministro Carrozza nel corso dell’audizione in Parlamento - a fronte di 63.348 posti di sostegno in organico di diritto, risultano attivati di fatto 101.100 posti: il 62,7% è dunque con personale fisso e di ruolo, il 37,3% con docenti precari.

“Il primo passo che può essere compiuto nel breve periodo e che rappresenta una prima risposta in termini di più elevata efficienza del sistema, può concretizzarsi nella riconduzione in organico di diritto di 27.000 posti di sostegno, oggi (e da molti anni) regolarmente funzionanti in organico di fatto. Si conseguirebbe, in tal modo - ha proseguito il ministro - quell’obiettivo già da molti anni raggiunto nell’organico delle classi, vale a dire la sostanziale equivalenza tra organico di diritto o organico reale. Al maggior onere di spesa (pagamento dello stipendio per i mesi estivi) si contrapporrebbe una indubbia crescita in termine di stabilità e programmazione.

Il pagamento dei mesi estivi (un sesto dello stipendio annuo) varrebbe in media 3.900 euro per docente. Per 37 mila posti coperti tutto l’anno in organico di diritto la spesa – in prima applicazione – supererebbe i 144 milioni di euro. Un investimento sacrosanto per la qualità dell’integrazione scolastica. Ma il Ministero dell’economia che ne pensa?