l'intervento

Scuola, tutti i rischi dell'Asp

Alessandra Cenerini Il Corriere di Bologna, 3.6.2013

Il destino è segnato: nell’estate, sotto le stelle cadenti di San Lorenzo, la giunta delibererà la trasformazione di tutte le scuole dell’infanzia bolognesi in Azienda di Servizi alla Persona. Come ha spiegato il Sindaco al nuovo cinema Nosadella, Bologna anticipa sempre le «soluzioni nazionali». Già, proviamo a immaginare il film di una simile vicenda nazionale. Notte di mezza estate, in furtivo ritiro nell’abbazia di Spineto, il Consiglio dei ministri vara un decreto immediatamente esecutivo: tutte le scuole della Repubblica da settembre saranno Asp.

Primo giorno di scuola, docenti e studenti fissano sbalorditi targhe nuove fiammanti, Asp Galvani, Asp Ada Negri, Asp Minghetti... Dopo un attimo di sconcerto, il rumoreggiare sale, i presidi escono: «Tranquilli non è successo niente, d’ora in poi potrete dire con orgoglio: "vado in azienda", molto più trendy che dire "vado a scuola", no?». Non proprio, si direbbe. Al grido di «Letta, all’Asp vacci tu», in pochi giorni il governo è costretto a dimettersi. Questo succederebbe. Con i sindacati a guidare la protesta e i partiti a condannare un atto inaudito.

Ma nella civile Bologna con un governo di sinistra, questa pare ordinaria amministrazione. A settembre, attraverso una semplice delibera di giunta, senza nemmeno il coinvolgimento del Consiglio Comunale, tutte la scuole dell’infanzia saranno governate da un’Azienda di servizi alla persona, con proprio Consiglio di amministrazione, misto Comune-Fondazione Carisbo, di cui non si conosce nemmeno il bilancio, con facoltà di subappaltare parte dei servizi, assolutamente priva di una struttura in grado di gestire l’insieme delle scuole, con un groviglio indescrivibile di competenze fra Comune, Quartieri e Asp, con insegnanti, di ruolo e precari, che svolgeranno la stessa funzione nella stessa scuola con contratti di lavoro diversi, fra confusione e contrasti.

Ciò che si dimentica è che la scuola dell’infanzia è parte integrante del sistema di istruzione e formazione del nostro Paese, collocata nel segmento 3-14 anni per il quale sono appena state varate nuove indicazioni nazionali, che definiscono in un continuum la formazione dalla prima infanzia al termine della scuola media. E si dimentica che la prospettiva sancita dalla nostra Costituzione è la decentralizzazione di tutta la gestione delle scuole agli Enti locali nel rispetto dell’autonomia scolastica. Un panorama nel quale finalmente verrebbe superata la dicotomia, unica in Europa, fra scuole pubbliche statali e comunali.

La cosa più sconcertante, comunque, è la miope contingenza che guida questo mutazione, che non ha uguali in nessun altro Comune : aggirare in un sol colpo normativa europea e patto di stabilità (siamo italiani….), con la promessa di assunzioni. Ma si tratta di una bufala: nessuna maestra sarà assunta nel 2013-14, mentre perderà tutti i diritti acquisiti! Ad ogni buon conto questa città ama ancora le sue scuole e troverà la forza di ribellarsi!

 

Alessandra Cenerini
Presidente dell'Associazione docenti italiani