Durante le prove scritte degli esami di Stato
le scuole sono off-limits ai docenti
che non fanno parte delle commissioni

Eppure, soggettivamente interpretando le circolari ministeriali e il contratto di lavoro, ci sono dirigenti o presidenti che, così è accaduto nei giorni degli scritti e del test Invalsi alle medie, chiedono la presenza di altri docenti a scuola.

inviato da Polibio, 19.6.2013

Eppure, soggettivamente interpretando le circolari ministeriali e il contratto di lavoro, ci sono dirigenti scolastici o presidenti di commissione che, così è accaduto per gli esami di Stato di terza media, chiedono la presenza di altri docenti a scuola, perché “dovrebbero” essere in servizio fino al 30 giugno, nei giorni delle prove scritte e del test Invalsi, magari per svolgere attività di “vigilanza”. Che non può essere chiesta a nessun insegnante dal preside se a scuola, né dal presidente della commissione. Ci sono stati arrivi a scuola, magari del presidente della commissione, in ritardo, e addirittura qualche inizio della prova Invalsi è avvenuto alle ore 9,30. E anche “costruzioni” di voti medi che, soprattutto per l’alunno/a che ha conquistato il dieci in tutte le discipline, per il sei dell’Invalsi determinano la condizione di non potere assegnare il dieci: se il voto medio è inferiore a 9,50 la commissione non può “trasformarlo” in dieci. 

Nei giorni delle prove scritte, e anche del test Invalsi, le scuole devono essere “blindate”, e nessuna presenza estranea, a parte quella del dirigente scolastico, se non è in ferie (ma non potrebbe esserlo fino al 30 giugno) o se è a svolgere la funzione di presidente di commissione in un’altra scuola, e quelle del personale ata per il necessario supporto (ma sempre restando distante dalle aule e dai corridoi nei quali si svolgono le prove scritte, luoghi nei quali è consentita la presenza soltanto del presidente e dei docenti che fanno parte della commissione). Molte scuole hanno diffuso attraverso il proprio sito web l’informazione che la segreteria (e quindi la scuola) resterà chiusa al pubblico durante lo svolgimento delle prove scritte dell’esame di Stato (19, 20 e 24 giugno 2013). Altre non l’hanno fatto. 

Peraltro (sono circa 500.000 gli studenti che sostengono gli esami di maturità), andrà fatta particolare attenzione – l’ha chiesto al ministro anche il presidente dell’Associazione nazionale presidi, che però non si altrettanto attivato quando si è trattato della prova preselettiva e delle prove scritte del concorso per dirigente scolastico; e nella mattinata della prova preselettiva i telefoni cellulari, gli apparecchi anche alquanto sofisticati per consentire la comunicazione interna-esterna e viceversa, i computer sono stati a briglia sciolta utilizzati dai candidati rimasti per almeno tre ore nelle aule in attesa di ricevere l’elenco delle domande e i fogli risposta-standard predisposti per la lettura ottica – all’eventuale uso di strumenti elettronici di comunicazione, anche con la predisposizione di apparecchi idonei a rilevarli e con l’intervento della polizia postale. Intanto, la temperatura, in tutte le regioni d’Italia, è compresa tra i 35 e i 39 gradi all’ombra, con picchi più alti tra le ore 11 e le ore15. E nelle aule e nei corridoi delle scuole, anche per la climatizzazione inesistente, la permanenza è alquanto disagiata soprattutto per gli studenti impegnati nello svolgimento delle prove scritte degli esami di Stato. E dire il vero, anche per i componenti delle commissioni.  

Comunque, nessun dirigente scolastico può intimare agli insegnanti che non fanno parte delle commissioni d’esami di maturità la presenza a scuola fino al 30 giugno. Si tratterebbe di violazione degli articoli 28 e 29 del vigente Contratto collettivo nazionale di lavoro. Non è consentito al dirigente dire ai docenti “siete comunque in servizio”, perché al di fuori dell’insegnamento e delle attività già programmate non c’è nessun obbligo di recarsi a scuola.

La Gilda degli insegnanti di Venezia ha precisato che “nessun’altra prestazione può essere richiesta, quale riordino degli armadi, sistemazione delle aule, solidarietà ai colleghi impegnati in attività di esami, traslochi e così via, adducendo il pretesto che gli insegnanti sono comunque in servizio fino al 30 giugno. Gli insegnanti, infatti, sono in servizio fino al 30 giugno solo per quegli impegni deliberati a inizio d’anno dal Collegio dei docenti”.

Tuttavia, ci sono scuole nelle quali chi le dirige chiede presenze a determinati docenti, quali “volontari”, per sistemare qualche scartoffia. Oppure di riunirsi, in determinati giorni, per occuparsi delle problematiche del BES (bisogni educativi speciali) in un sistema di strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica che ha trovato spazio sulla carta, ma che “difetta” nell’esistenza sul territorio, nell’organizzazione interna, nel comitato tecnico scientifico e nel referente a livello regionale e anche nel coordinamento nazionale dei centri territoriali di supporto, nonché nelle intese territoriali, nell’organizzazione interna dei singoli CTS, negli operatori con specifiche competenze che possono garantire continuità, almeno per tre anni consecutivi, di servizio. E che difetta soprattutto per quanto riguarda le risorse economiche, mentre sono assolutamente necessari gruppi di docenti operatori nei Centri territoriali di supporto o anche nei Centri territoriali per l’inclusione in possesso di specifiche competenze, al fine di poter supportare concretamente le scuole e i colleghi con interventi di consulenza e di formazione mirata. Forse lo “scopo ultimo” è quello di ridurre, anche di molto, il numero dei docenti di sostegno.

 

Per quanto concerne gli esami di Stato, meglio conosciuti con l’espressione “esami di maturità”, si potrebbe immaginare l’esistenza dell’Invalsi dietro l’angolo, pronto a scendere in campo con i test e con i quiz per “abituare” all’enigmistica, allo schema di parole crociate o cruciverba, il passatempo più conosciuto e praticato al mondo, che il 21 dicembre 2013 compie l’età di cento anni. 

Intanto, ci sono coloro che, soggettivamente interpretando la circolare Miur 19 febbraio 2013, n. 7, hanno ritenuto che alcuni docenti non impegnati nelle commissioni d’esami devono presenziare in istituto. No, nessuno dei docenti della scuola che non fanno parte della commissione d’esami quali commissari interni deve essere presente in istituto. Né della scuola ospitante, né di quella eventualmente ospitata.

Il comma 3.5 (“personale non utilizzato”) della circolare Miur 7/2013 così recita: “Al di fuori delle ipotesi di esonero, il personale direttivo e docente non utilizzato nelle operazioni di esame deve rimanere a disposizione della scuola di servizio fino al 30 giugno, assicurando comunque la presenza in servizio nei giorni delle prove scritte”. Inoltre, “i Direttori Generali e i dirigenti scolastici devono acquisire l’effettivo recapito rispettivamente del personale dirigente e docente con riferimento a tutto il periodo di svolgimento delle operazioni stesse”.

 “Rimanere a disposizione della scuola di servizio” non significa presenziare, ovvero “essere presente” a scuola. Significa “dare facoltà”, essere pronto ad aiutare se, essendo l’aiuto necessario, convocato. Peraltro, “assicurando comunque la presenza in servizio nei giorni delle prove scritte” significa “rendere certa”, “garantire”, se convocato/a perché rimasto/a a disposizione, la “presenza in servizio nei giorni delle prove scritte”; soltanto “nei giorni delle prove scritte”. Se così non fosse, l’espressione sarebbe stata “deve essere presente a scuola nei giorni delle prove scritte”. Invece, deve essere assicurata comunque la presenza in servizio, ma soltanto se necessaria, essendo rimasto/a “a disposizione della scuola di servizio”, ma ovviamente a casa propria, in attesa di essere chiamato/a. Tant’è che il successivo capoverso impone ai direttori generali e ai dirigenti scolastici di acquisire “l’effettivo recapito”, ovviamente necessario per la convocazione, così da evitare fraintendimenti, “del personale dirigente e docente con riferimento a tutto il periodo di svolgimento delle operazioni stesse”.

Resta da chiedersi come può essere assicurata l’immediata presenza di chi è stato/a convocato/a, per esempio nella città di Roma o di Milano, ma anche nei vasti territori provinciali, della Lombardia, della Sicilia, del Piemonte, della Puglia, del Veneto, se la distanza tra il domicilio (“effettivo recapito”) e la scuola è di 50, di 60 e anche di 80 chilometri, e soprattutto se si vive una vita da docente pendolare a causa della riduzione delle classi, dell’essere perdente posto e del girovagare in assegnazioni provvisorie, anche durante l’anno scolastico, in due scuole talvolta parecchio distanti l’una dall’altra. Forse parcheggiando la propria auto davanti alla scuola nella notte che precede ciascuna delle prove scritte e dormendovi dentro (dentro l’auto), lì in attesa che il mattino seguente, subito dopo le ore 8, il telefono cellulare suoni e dall’altra parte una voce, perentoriamente, dica: “Si presenti subito a scuola, uno dei commissari degli esami di maturità è assente e lei deve sostituirlo”. Se il telefono cellulare rimane muto, non resta che ripetere l’esperienza nelle notti prima delle altre prove scritte (o di una soltanto) degli esami di maturità.

 

Polibio

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