Valutazione
Numero chiuso e “bonus” maturità: Ammissione ai corsi di laurea a numero chiuso: d’ora in poi nella graduatoria conterà anche il voto di maturità. Ma i criteri sono quelli giusti? Come si calcola il punteggio aggiuntivo? Pietro De Nicolao, ROARS 4.6.2013 Da quest’anno scolastico, il MIUR ha stabilito dei nuovi criteri per il cosiddetto numero chiuso nei corsi di laurea ad accesso programmato, cioè quelli per cui l’ammissione è subordinata al superamento di un test di ingresso. L’intento di uniformare su base nazionale le molteplici prove di ingresso e i relativi criteri è – almeno in teoria – lodevole. Ma come ha proceduto davvero il MIUR? La normativa di riferimento è il Decreto Ministeriale 24 aprile 2013 n. 334, intitolato Modalità e contenuti delle prove di ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato a livello nazionale a.a. 2013/2014. Gli studenti interessati sono le aspiranti matricole dei corsi di laurea in Medicina, Odontoiatria, Veterinaria e Architettura. Tralasciando i dettagli del test di ingresso, la posizione dello studente nella graduatoria di ammissione è determinata da un punteggio centesimale ed è così composta:
Per i quesiti, il punteggio è così calcolato:
Il bonus maturità è un punteggio aggiuntivo che viene assegnato allo studente in base al voto conseguito all’Esame di Stato. Il bonus viene assegnato solo se il voto è maggiore o uguale ad 80 (art. 10, comma 3, lettera b) del DM), e va da 4 a 10 punti. Inutile dire che questo punteggio sarà spesso e volentieri decisivo per l’ammissione ai corsi di laurea, soprattutto per quelli più ambiti come Medicina e Chirurgia. Il meccanismo di calcolo di questo bonus è completamente automatico e deterministico; il punteggio è funzione del proprio voto di maturità e della scuola frequentata. Si procede così: si acquisiscono i voti di maturità di ogni scuola dell’anno 2011/2012, e si calcolano separatamente l’80°, l’85°, il 90° e il 95° percentile. Poi si considera il voto di maturità dello studente, si vede quale percentile supera, e si attribuisce il punteggio secondo la tabella ministeriale. Citando il DM:
(immagine tratta dalle slide di Universitaly) L’aspetto fondamentale è che lo studente non ottiene i punti in funzione solo del proprio voto di maturità, ma ottiene i punti in funzione del proprio ranking rispetto agli altri studenti della propria scuola che hanno sostenuto l’Esame di Stato l’anno precedente. Tramite l’istituzione di questo meccanismo, il MIUR ammette che il voto di maturità non è una misura oggettiva e uniforme della preparazione degli studenti su tutto il territorio italiano: esso in termini assoluti non è confrontabile tra istituti diversi, poiché, come mostrano i dati storici, il metro di giudizio sembra variare in modo significativo da istituto a istituto. Si può ragionevolmente concordare su questa tesi, ma il problema rimane: ha senso correggere un dato “sporco” e, se sì, ha senso basarsi sui ranking? La correzione del voto di maturità in base al ranking rispetto agli altri studenti della stessa scuola presuppone un’ipotesi fondamentale, che non è verificata: che in tutte le scuole la distribuzione degli studenti “bravi” e meno “bravi” sia la stessa. La falsità di questa assunzione mina alla base tutto il sistema del “bonus”. Andando nel dettaglio, il punteggio varia a seconda dei percentili secondo la tabella ministeriale:
Questo vuol dire che se lo studente ottiene 4 punti se è nel 20% migliore della propria scuola, 6 punti se è nel 15%, 8 punti se è nel 10% e 10 punti se è nel top 5%, sempre che abbia preso un voto di almeno 80 alla maturità. I percentili per le scuole sono già stati calcolati dal Ministero, e sono consultabili su questa pagina del portale Universitaly. Le scuole sono in tutto 6573 e i valori dei percentili variano dal 60 al 101 (che è la lode). (esempi di attribuzione del punteggio, in due scuole diverse) Il meccanismo ha questi effetti:
Analizzando i percentili di tutte le scuole, si traggono alcune conclusioni interessanti, se si vanno a guardare i casi estremi. In 739 istituti, il 90° percentile è pari a 100 (e dunque il 95° è 100 o 101). Questo vuol dire che lo studente diplomato con 100 non otterrà 10 punti, ma al più (10+8)/2 = 9 punti, per colpa del comma del DM: qualora a intervalli percentili diversi corrisponda lo stesso voto di maturità, al candidato viene attribuito il punteggio medio dei rispettivi intervalli percentili. Ma questo non è nemmeno lontanamente il caso più estremo. In 58 scuole accade che tutti e 4 i percentili corrispondano al voto di maturità 100:
In 16 scuole, il 90° e il 95° percentile sono addirittura pari a 101 (cento e lode):
Andando ad analizzare l’estremo opposto, in 502 scuole tutti e 4 i percentili sono minori o uguali ad 80, la soglia minima per ottenere il “bonus maturità”. Ovvero, chiunque si diplomi con 80 prende automaticamente il massimo, 10 punti (a meno di percentili uguali, chiaramente). In un istituto (num. 5214), il liceo delle scienze umane Scotellaro (Napoli), accade persino che tutti i percentili siano pari a 60: solo il 5% degli studenti ha ottenuto un voto superiore alla mera sufficienza! Come si può vedere, in molti casi queste correzioni conducono a risultati più “sballati” di quelli che si otterrebbero considerando il voto di maturità nudo e crudo. È mai possibile che un 80 dato in una scuola valga come un 100 e lode dato in un’altra? Se da un lato c’è l’intento di integrare la valutazione dello studente considerando anche il suo percorso scolastico, l’effetto può essere controproducente se finisce per condurre ad assurdi, ingiustizie o discriminazioni. |