Ebook a scuola: di Valentina Daelli Oggi scienza, 11.6.2013
È ormai agli sgoccioli l’anno scolastico, ma qualcuno guarda già con
apprensione ai prossimi mesi, e all’incertezza su quello che
succederà dei libri che entreranno negli zaini degli studenti.
Cosa prevede il decreto firmato lo scorso marzo dal ministro
Profumo?
Un altro punto del decreto Profumo riguarda la riduzione del tetto
di spesa, cioè della cifra massima che una famiglia dovrebbe
affrontare per l’acquisto di tutti i libri adottati da un collegio
dei docenti. Nel caso in cui tutti i testi siano in forma digitale,
la spesa dovrà ridursi del 30%, mentre un taglio del 20% è previsto
negli altri casi.
Se è vero che un prodotto digitale eviterebbe i costi di stampa e
distribuzione di un libro, non si può negare che la produzione di
contenuti multimediali richiede un investimento non indifferente di
soldi e professionalità. Il passaggio al digitale non può
significare il travasamento della carta su rete: servono video fatti
da chi sa fare video, audio fatti da chi sa fare audio, animazioni,
esercizi e giochi interattivi. Il timore, forse infondato, è che il
legislatore che ha deciso il taglio della spesa non consideri il
reale costo di queste professionalità (si
sa che in certi ambienti un sito web lo fa un qualsiasi nipote
per 50 euro). Questo passaggio al digitale nelle scuole, d’altra parte, non arriva certo a sorpresa, e l’editoria avrebbe avuto il tempo di convertire gradualmente la propria produzione in questo senso. Molti editori sono rimasti indietro, temendo ulteriori cambiamenti legislativi o sperando in un nuovo rinvio. In attesa della decisione del TAR, si contano gli interessi in gioco, che sono molti. C’è un mercato editoriale italiano in crisi costante negli ultimi anni, che riporta una caduta del giro di affari dell’8,7% nei primi nove mesi del 2012, e che conservava nel settore della scolastica una speranza di stabilità. Ci sono poi le famiglie, e la loro legittima necessità di ridurre le già alte spese per i libri scolastici. Ci sono ovviamente gli studenti, che non dovrebbero subire i ritardi di un’industria poco innovativa. E ci sono, non ultimi, gli invisibili del mondo editoriale, i lavoratori precari che gravitano in varie forme attorno a questo mercato. Descritti nell’inchiesta Editoria Invisibile, questi soggettano rappresentano una larga fetta dei lavoratori del settore e rischiano di essere i primi a subire le conseguenze dei tagli. |