Tagli alla scuola nel Dl “Fare”, di Roberto Ciccarelli, il manifesto 19.6.2013 Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, insieme al presidente del Consiglio Enrico Letta, avevano promesso le dimissioni dai rispettivi ruoli nel caso di nuovi tagli al mondo dell’istruzione. Un impegno lodevole, ma che a molti era sembrato eccessivo, visto che in Italia non si è (ancora) visto un governo cadere sull’istruzione. Tuttavia il momento potrebbe essere arrivato. Nel «decreto del fare» (comma 5 dell’articolo 54) approvato sabato scorso dal governo delle «larghe intese» esiste un taglio di 25 milioni di euro nel 2014, che diventerà dal 2015 di 49,8 milioni, dei fondi destinati alle pulizie degli istituti scolastici da tempo esternalizzati dallo Stato a cooperative o servizi ausiliari. Sono a rischio 11 mila lavoratori. Per Domenico Pantaleo (Flc-Cgil) il risultato sarà quello di aggravare gli incarichi di lavoro del personale Ata, che per i tagli è diminuito del 35% tra il 2008 e il 2013. Di Menna (Uil) ricorre all’ironia: «non è il primo atto di investimento che ci aspettavamo dal ministro». L’intenzione di tagliare i servizi di pulizia nelle scuole era stata annunciata dal ministro già il 6 giugno scorso nel l’audizione in parlamento dove ha esposto le linee guida che seguirà il Miur, lo ha ricordato opportunamente ieri la rivista specializzata «tecnica della scuola». Adesso sembra essersi aggiunto un altro elemento. Non sappiamo quanto volontariamente, ma l’idea di tagliare 11 mila addetti alle pulizie per assumere 3 mila persone alle università è insensato dal punto di vista economico, ed occupazionale, e nella sua brutalità è anche l’espressione di un’idea della società e dei saperi. Come dire, 11 mila “lavoratori manuali”, per altro precari o cocopro, valgono 1500 professori ordinari e 1500 ricercatori in tenure track. Per quale ragione stabilire questo rapporto? È probabile che il governo consideri il taglio di 75 milioni di euro alle pulizie come estraneo al fondo ordinario delle scuole, già tagliato da Tremonti-Gelmini di 8,5 miliardi tra il 2009 e il 2012. Non la pensano così tutti i sindacati (Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti) secondo i quali questi fondi rientrano pienamente nella dotazione dell’amministrazione scolastica. Nel corso del grande saccheggio avvenuto ai danni della scuola nella scorsa legislatura, la spesa per gli appalti di pulizia è dimuita da circa 550 milioni di euro a 390 milioni. Tali misure hanno imposto il ricorso alla cassa integrazione in deroga, oltre che il peggioramento della pulizia nelle scuole. Un altro paradosso, visto che lo stesso decreto, destina 100 milioni per l’edilizia scolastica. No, non è stata una buona idea quella di preannunciare le dimissioni prima dei fatti.
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