Test di ingresso per corsi universitari
a numero chiuso ad aprile?
Assurdo, ci pensi Ministro

di Andrea Toscano La Tecnica della Scuola 10.6.2013

In una precedente notizia riportata sul nostro sito si fa riferimento ad un decreto in via di pubblicazione nel quale si prevede la soppressione del “bonus maturità”, anche in considerazione del fatto che i test d’ingresso, almeno quelli per i corsi di studio ad accesso programmato previsti dalla legge n. 264/99, dall’anno prossimo verrebbero anticipati al mese di aprile. Ma una domanda sorge spontanea: e se poi gli studenti non superano l’esame di Stato e quindi non possono immatricolarsi ad un ateneo, che senso ha fare i test prima?! E comunque, ad aprile gli alunni non dovrebbero studiare le normali lezioni scolastiche e prepararsi per i quasi imminenti esami di maturità? Sarebbe bene, allora, potenziare invece l’orientamento dalla scuola all’università.

Ci pensi ministro Carrozza: l’idea di anticipare nel mese di aprile le prove di ingresso ai corsi universitari a numero chiuso fissati dalla legge n. 264/99 (medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria, veterinaria, corsi finalizzati alla formazione di architetto, corsi triennali delle professioni sanitarie) è assurda, in considerazione che gli alunni delle scuole superiori in quel mese e nei precedenti (dato che prepararsi ad una batteria di test per l’ingresso agli atenei non dovrebbe essere cosa che si fa in tre/quattro giorni, a meno che invece di contemplare anche quesiti a carattere disciplinare, si voglia puntare… sull’enigmistica o magari sul “gratta e vinci”) stanno a scuola per apprendere i programmi scolastici, seguire le lezioni in classe, studiare.
E magari iniziare, ad aprile, già a prepararsi ai quasi imminenti e non facili esami di Stato. O si deve pensare che la scuola sia comunque “asservita” alle esigenze degli atenei e debba essere in una posizione “subalterna” nei confronti dell’università?
Se poi il problema è un “bonus maturità” un po’ “pasticciato” lo tolga, lo individui meglio se preferisce, ma non per questo si devono anticipare assurdamente le prove di accesso ad aprile!

E comunque, la riflessione che può fare anche un bimbo dell’asilo è: ma se poi l’alunno che partecipa ai quiz d’aprile (e li supera) non fosse ammesso alla “maturità” o ne risultasse bocciato (magari per una scarsa preparazione a causa proprio dell’impegno profuso per il tempo dedicato allo studio finalizzato alle selezioni d’ateneo!) come potrebbe immatricolarsi al corso universitario non disponendo (altro che “bonus maturità”!) dell’indispensabile diploma di scuola superiore?! Oppure, non si presenta o non supera le prove di accesso all’università, si diploma e perde un anno perché dovrà fare (o rifare) i testi di accesso l’anno successivo. Fantastico, poi si parla della possibilità di anticipare di un anno l’uscita dalla scuola!

Sì, qualcuno obietterà: quest’anno ad aprile si son fatte le prove per i corsi di medicina in lingua inglese. Bene, se si è fatta una cosa “scellerata” (che comunque ha coinvolto un numero ridotto di studenti) non è un buon motivo per ripeterla ed anzi estenderla agli altri corsi. Anche perché, al di là dei corsi a numero chiuso fissati a livello nazionale, la “prassi” si potrebbe assurdamente estendere ai corsi a numero programmato non espressamente previsti dalla suddetta legge n. 264/99, che da un po’ di anni stanno aumentando in diversi atenei; in alcuni dei quali addirittura sono previsti per tutti i corsi, anche per quelli in cui le richieste di immatricolazione sono inferiori al numero dei partecipanti al numero chiuso!! Disponga qualche ispezione, in merito, signor Ministro, e verrà fuori che molte prove vengono effettuate per “far cassa” - d’altra parte con i magri finanziamenti agli atenei! - e non perché le strutture sono insufficienti ad accogliere, visto appunto che i test, ovviamente a pagamento, vengono stabiliti anche per corsi di laurea con meno richieste dei posti disponibili! E famiglie e studenti partecipano per diversi corsi, pur di avere qualche speranza in più di poter accedere all’istruzione universitaria, che ricordiamolo: è un diritto, che non potrebbe essere leso! Ricordo bene, a proposito, che diversi anni fa, l’allora ministro dell’università Fabio Mussi diffidò i rettori dall’organizzare prove per accessi a numero programmato in corsi di laurea non espressamente indicati dalla citata legge n. 264/99. Questo per far capire che le scelte sono sempre “politiche” e non obbligate.

Inoltre, secondo quanto riportato nell’articolo pubblicato sul sito, che fa riferimento ad un’intervista al quotidiano “la Repubblica”, il responsabile del Miur avrebbe motivato la volontà di collocare le selezioni ad aprile perché "in ritardo rispetto ai tempi delle università europee” e in quanto “gli studenti devono prepararsi per tempo alle scelte universitarie” (e agli esami di “maturità” di giugno no?). Insomma, della serie “ce lo chiede l’Europa”. Ma via, signor Ministro, se l’Europa fa stupidaggini (lei da buona toscana userebbe un altro termine, come un altro ancora userei io da siciliano), dobbiamo “accodarci”? E poi basta con questa storia dell’Europa che ci chiede sempre qualcosa, se c’è da fare sacrifici, mentre non la seguiamo se ci chiede di aumentare gli investimenti su istruzione, cultura e magari smetterla anche di fare “tagli” alla sanità (o quando siamo il solo Paese dell’Ue a far andare in pensione, in prospettiva, a 67 anni e considerando le aspettative di vita anche oltre: magari però se la gente comincia a morire di stenti come in Grecia, nel cuore dell’Europa!, le aspettative di vita diminuiscono e… si va in pensione prima: allegria!).

Sì, è vero: lo svolgimento delle prove di accesso per i corsi citati era già stato predisposto, relativamente al successivo anno accademico, ad aprile 2014 con avviso della Direzione generale per l’università del 14 febbraio scorso: ma lei, ministro Maria Chiara Carrozza ha già “smentito” il suo predecessore per quanto riguarda le prove fissate nel prossimo mese di luglio (a una settimana dalla conclusione dell’esame di Stato conclusivo dei percorsi di studio di istruzione secondaria di II grado!). E la sua decisione di far slittare a settembre (come avvenuto negli anni precedenti) tali prove (quelle per le “professioni sanitarie” erano già fissate in quel mese anche nel 2013) ha avuto il plauso di gran parte del mondo universitario e scolastico, studenti in testa, i quali così avranno più tempo per prepararsi ai quiz selettivi.

E per quanto riguarda gli altri corsi, anche per ovviare alle carenze “ricettive” degli atenei si migliori l’orientamento, da iniziare già al quarto anno delle scuole superiori, che agevola la transizione dalla scuola all’università e si renda più efficace il sistema delle preiscrizioni, che da tempo si svolgono a maggio, quando ormai è impossibile, per i ragazzi che esprimono (peraltro con l’attuale sistema non obbligatoriamente) le proprie opzioni, organizzare incontri mirati a verificare da parte degli stessi studenti le scelte espresse. Invece, e lo ripeto da anni, le preiscrizioni ai corsi universitari andrebbero riportate ai mesi autunnali del quinto anno delle superiori (come era negli anni immediatamente successivi alla loro introduzione, con il decreto Murst n. 245/97) proprio perché il sistema delle preiscrizioni nella logica di quel decreto di sedici anni fa era anche finalizzato a consentire agli atenei di programmare e migliorare la propria offerta organizzativa e didattica tenendo conto del numero delle preventivate immatricolazioni ai vari corsi di studio nel successivo anno accademico. E quindi (a parte i corsi citati dalla legge n. 264/99) rendere pressoché inutile ogni accesso a numero chiuso giustificato da carenze strutturali ed organizzative.

Ministro, lei appena insediatasi aveva detto di voler ascoltare le varie componenti del mondo dell’istruzione: delle prove selettive ad aprile non saranno contenti i docenti, che devono proseguire regolarmente e con la massima attenzione degli alunni la propria attività didattica in vista degli esami di “maturità”, né tanto meno gli stessi studenti. Non faccia sentire la scuola in qualche modo, come già detto, “subalterna” all’università.

Peraltro, alcune associazioni studentesche universitarie hanno nel recente passato suggerito, se proprio ci deve essere un selezione (in riferimento soprattutto ai corsi fissati a livello nazionale), che avvenga alla fine del primo anno accademico, senza negare inizialmente l’accesso a nessuno, una sorta di “sbarramento” al termine di un certo percorso di studi e non affidato alla casualità, spesso, di quiz (assai limitatamente disciplinari) in cui giocano diversi fattori e componenti.

Ci pensi, per favore, Ministro, prima di firmare il decreto.