Quella valutazione è a rischio ricorso La nota ministeriale non ha valore giuridico Davide Colombo ItaliaOggi, 22.1.2013 L'avviso ministeriale del 15 gennaio, che indica i criteri di valutazione del concorso, travalica l'ambito che gli compete sia nel definire criteri omogenei di valutazione delle prove scritte per tutto il territorio nazionale sia nello stabilire le modalità di attribuzione del voto. Non che non si avverta l'urgenza di un'omogenea attività di revisione e valutazione degli scritti ma lo strumento scelto, un avviso nemmeno firmato, non è giuridicamente idoneo a modificare o integrare le norme che regolano lo svolgimento del concorso, il bando n. 82 del settembre 2012 e il decreto del presidente della repubblica n. 487 del 1994. Ai sensi del regolamento tocca alle singole commissioni esaminatrici decidere «i criteri e le modalità di valutazione delle prove concorsuali» (art. 12, primo comma) e non al ministero. Se lo vuol fare deve proporre una modifica del regolamento. E non tocca nemmeno al ministero decidere che ogni singolo quesito dei tre o quattro che costituiscono ciascuna prova deve essere valutato con un punteggio da zero a dieci e poi sommare i voti per ottenere la valutazione in quarantesimi o trentesimi. Il bando prevede espressamente che ogni commissione assegni a ciascuna prova, complessivamente considerata, una valutazione in quarantesimi (art. 7, quarto comma, del bando), e non valutazioni espresse in decimi sui singoli quesiti che compongono la prova da sommare alla fine per ottenere il risultato. Si tratta, forse, di mere formalità procedurali ma buone per attivare un contenzioso, di cui il panorama dei concorsi indetti dal ministero dell'istruzione è già così ricco e variegato. C'è solo da sperare che le singole commissioni facciano propri i criteri proposti dal ministero e li adottino a loro volta, sanando un procedimento che altrimenti sarebbe facilmente censurabile. |