Spread della valutazione/2, le conseguenze... da Tuttoscuola, 28.1.2013 I dati che abbiamo inserito nella precedente notizia sono dati che parlano da soli. Ed è un tema, quello della disomogeneità nei criteri di valutazione nei risultati scolastici, che il Ministero dell’istruzione non può più ignorare, ma che dovrebbe anche essere affrontato e spiegato ora di fronte agli elettori dalle forze politiche che si candidano a guidare il Paese per i prossimi cinque anni. Dati dai quali si deve dedurre che, in linea generale, un 100 e lode a Reggio Calabria non ha apparentemente lo stesso valore che a Milano o a Udine. Eppure, in un paese in cui il titolo di studio ha un valore legale, in qualsiasi concorso pubblico avranno lo stesso peso, e quello studente lombardo che secondo le rilevazioni Ocse e Invalsi era più preparato, all’esame finale potrebbe prendere un voto più basso, ed essere sopravanzato in un concorso per titoli dal collega di un’altra Regione che nelle prove oggettive dimostrava una performance inferiore. In un periodo di crisi economica come quello che viviamo e nel quale è (e forse sarà) sempre più difficile trovare lavoro, questa disparità di valutazione tra i docenti che insegnano nelle diverse regioni può avere un peso non indifferente. Una precisazione è importante: Tuttoscuola si limita ad approfondire i dati evidenziando un fenomeno, quello della disomogeneità dei criteri di valutazione. I dati presentati non comportano valutazioni specifiche sulla preparazione né degli studenti né dei professori (che non competono a noi), e non si tratta di mettere sotto accusa i docenti di alcune aree, ma di affrontare il problema. Teniamo a precisare che al Sud esistono molti istituti di eccellenza e non è un caso che tantissimi meridionali diventino classe dirigente in Italia e anche all’estero. Ciò che va affrontato è la generale disparità di valutazione nelle scuole, che può esserci anche nella stessa città o addirittura nello stesso istituto scolastico. |