Ecco l'orario lungo per i prof
I democratici ripartono dalle scuole sempre
aperte. di Alessandra Ricciardi ItaliaOggi, 15.1.2013 La premessa è che la scuola non va più stravolta, che non dovranno esserci riforme calate dall'alto e che anzi vanno ridati finanziamenti e fiducia («Berlusconi ha raccontato favole, Monti ha proseguito con i tagli»). Una sorta di tregua quella che il partito democratico si impegna a garantire al settore istruzione e formazione professionale, travolto nell'ultimo decennio da continui cambiamenti o annunci di cambiamento. Ma questo non significa affatto immobilismo. A leggere le 15 pagine della proposta programmatica -«L'Italia giusta si prepara a scuola», da ieri pubblicata sul sito del partito democratico, sezione «le nostre idee»- si ritrovano vecchie conoscenze rimaste ampiamente sulla carta, come la scuola sempre aperta dell'epoca Fioroni, e nuove bandiere potenzialmente generatrici di scontro, come l'allungamento dell'orario di lavoro per i docenti. E poi il biennio unitario per le superiori, per garantire un effettivo obbligo di istruzione fino ai 16 anni, un piano straordinario per immettere in ruolo i precari e al tempo stesso un nuovo reclutamento per aprire ai giovani migliori laureati.
Francesca Puglisi, responsabile istruzione del partito e candidata
al senato, mette però le mani avanti per garantire che «tutto sarà
fatto in collaborazione con la comunità della scuola. Promuoveremo
una fase costituente con una grande consultazione nazionale».
Risposta. Assolutamente no, si tratta di tutt'altra cosa. La norma
di Profumo era fatta per aumentare l'orario di servizio in cattedra
dei docenti, che così avrebbero rubato posti ai precari. La misura
era finalizzata infatti a tagliare migliaia di posti di lavoro. Nel
nostro caso invece l'orario di servizio rimane lo stesso, e ai
ragazzi non si danno più ore di lezione frontale ma avranno la
possibilità di frequentare la scuola anche il pomeriggio, di
partecipare alla correzione dei compiti.
R. Nessuno vuole far il doposcuola, ma far vivere la scuola anche
dopo le lezioni sia agli insegnanti che agli alunni, come già
avviene nel Mezzogiorno d'Italia grazie ad alcuni progetti avviati
da Beppe Fioroni e di recente da Fabrizio Barca.
R. Potranno prendersi cura della propria formazione, correggere i
compiti in collaborazione con i ragazzi invece di farlo a casa,
migliorare la didattica con gli studenti che hanno già in carico. E
comunque sarà il contratto a disciplinarlo e non sarà mai una scelta
obbligatoria. La stagione delle riforme imposte dall'alto è finita.
R. No, è prematuro parlarne. Se ne occuperà il prossimo contratto.
R. Rilanceremo un piano pluriennale di stabilizzazioni, come già
fatto dal governo Prodi. C'è un'emergenza: le graduatorie ad
esaurimento vanno esaurite. Puntiamo in primis a stabilizzare tutti
coloro che lavorano sui posti vacanti, ovvero circa 50 mila persone.
R. Sono due percorsi paralleli. Prevediamo un sistema di formazione
e di reclutamento in cui i migliori laureati saranno selezionati per
la formazione iniziale per poi fare l'anno di prova, superato il
quale saranno immessi in ruolo. Ci aveva già lavorato Prodi. R. C'è un dato: 18 regioni su 20 hanno scelto percorsi integrati e non alternativi come quelli della regione Lombardia, per la formazione: tutti partono con l'istruzione professionale il primo anno, e la formazione professionale si affianca nel secondo anno. Questo consente al ragazzo di non decidere il proprio futuro in terza media. Se vogliamo veramente dimezzare la dispersione e garantire il diritto all'istruzione dobbiamo puntare a questo sistema. |