Anche Monti promette “mare e monti”

di Anna Maria Bellesia La Tecnica della Scuola, 23.1.2013

Anche sull’istruzione Mario Monti ha pensato bene di rivedere la sua "agenda" e i suoi collaboratori scoprono che, negli ultimi anni, la percentuale della spesa pubblica per la scuola e l’università è scesa rispetto al Pil in misura “inaccettabile”, che il settore è “strategico” e che bisogna mettere fine ai tagli, “riducendo gli sprechi e aumentando la produttività”.

Da quando è salito in politica, Monti ha abbandonato il suo storico aplomb di tecnico per assumere la veste del politico navigato. Usa sempre di più la rete, ha abbandonato il fioretto e tira fendenti a destra e a manca, e soprattutto anche lui ha cominciato a promettere “mare e monti”.

Vuole scrollarsi il cliché dell’uomo che più ha tar-tassato l’Italia, così dalla prudente prima versione dell’Agenda sta passando ad un Programma politico che faccia presa sugli elettori, liberalizzando le promesse.

Secondo le ultime news, Monti diventa possibilista sulla riduzione del prelievo fiscale, alleggerendo in primis lavoro e impresa. Il Premier apre ad alcune modifiche sull'Imu, la tassa sugli immobili introdotta dal 2012, al fine di renderla più scaglionata secondo la capacità di reddito dei contribuenti. Non è escluso qualche ritocco alla riforma del lavoro targata Fornero, con l’obiettivo di creare più occupazione per giovani e donne.

Anche sull’istruzione Monti ha pensato bene di rivedere la sua Agenda. Stretto fra il PD da un lato, che promette di riportare l'investimento sull'istruzione “almeno al livello medio dei paesi Ocse”, vale a dire dall’attuale 4,70% al 6% del Pil, e il PDL dall’altro lato, che promette ogni genere di agevolazioni per sostenere la ricerca, il diritto allo studio, le spese delle famiglie, Monti ha capito che per prendere “sul serio” l’istruzione non basta dire “man mano che si riduce il costo del debito pubblico e si eliminano spese inutili, possiamo creare nuovi spazi per investimenti”.

I suoi collaboratori stanno lavorando alacremente per elaborare un piano concorrenziale rispetto ai due principali competitor. Scoprono che, negli ultimi anni, la percentuale della spesa pubblica per la scuola e l’università è scesa rispetto al Pil in misura “inaccettabile”, che il settore è “strategico”, e che bisogna mettere fine ai tagli. Ma dove trovare le risorse?

È sempre questo il problema. Se il PD finora ha glissato, lo staff di Monti sembra orientato verso una linea già collaudata: “ridurre gli sprechi e aumentare la produttività”. Parola insidiosa la produttività, su cui Monti e il ministro Grilli battono da tempo, con la quale si è pure tentato di far passare l’aumento di ore di lavoro per i docenti a parità di stipendio. Fra le misure allo studio, si sta concretizzando l’idea di un “Fondo Opportunità” per gli studenti meritevoli e meno abbienti. L’affermazione del merito è un principio basilare insieme alla valutazione.

Per il resto, rigore. Monti ribadisce che “per rilanciare la crescita è necessario andare avanti sulla strada del rispetto dei vincoli europei, in particolare il pareggio di bilancio strutturale attuando la riforma dell'articolo 81 della Costituzione”. Così scrive nella lettera di risposta al “Financial Times” del 21/01/2013, mentre agli elettori italiani cerca di dire qualcosa di più soft.

Il riferimento deciso alla riforma costituzionale di aprile 2012 la dice lunga. Fortemente voluta dallo stesso Monti, è stata approvata in quattro e quattr’otto dalla strana maggioranza, che in quell’occasione era perfino “bulgara”. Per la Pubblica Amministrazione (scuola compresa) e gli Enti Locali saranno anni duri di spending review per “assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari”. Il resto sono favole.