Intervista a Francesca Puglisi (PD)

da Tuttoscuola, 27.1.2013

Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, ha le idee chiare sul tipo di campagna elettorale che il suo partito intende portare avanti: “Nell’Istruzione - spiega – c’è il futuro del Paese, perché secondo noi spetta alla scuola realizzare quel “compito” che l’Art.3 della Costituzione affida alla Repubblica “rimuovere gli ostacoli di origine economica e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

“Il PD – prosegue – non solo è stato impegnato in questi anni a difendere il diritto universale all’istruzione ma intende rendere il sistema scolastico italiano più efficace e più equo. La scuola non solo è il vero ascensore sociale che dobbiamo riattivare, ma anche il motore dello sviluppo economico. Abbiamo un bisogno drammatico di alzare complessivamente i livelli di istruzione del nostro Paese, dimezzando la dispersione scolastica e raddoppiando il numero di laureati, come ci chiede di fare l’Europa entro il 2020. Per combattere la disoccupazione giovanile è necessario un nuovo patto tra il sistema dell’istruzione, il mondo del lavoro e le politiche degli enti locali che preveda: un biennio unitario fortemente orientativo e formativo con un’area generale dell’istruzione realmente equivalente nei piani di studio di tutti gli indirizzi e percorsi individualizzati, con materie opzionali. Per rendere effettivo l’obbligo d’istruzione a 16 anni, come previsto dal Governo Prodi, vogliamo puntare alla DISPERSIONE ZERO nel primo biennio. Servono politiche efficaci in materia di orientamento (nel primo biennio e nel quinto anno in uscita verso l’università e o il mondo del lavoro) puntando a creare servizi di orientamento e placement a sostegno di reti tra licei, istruzione tecnica e professionale; azioni che rendano possibile la transizione dalla scuola al lavoro, da inserire nella didattica ordinaria, attraverso esperienze di alternanza scuola-lavoro da attuarsi, a partire dal secondo biennio, in tutti gli indirizzi della secondaria di secondo grado. 18 Regioni su 20 hanno scelto un’ampia collaborazione tra i sistemi di istruzione e formazione professionale, con una programmazione integrata. Non riteniamo opportuno un processo di unificazione dei due sistemi, né una concorrenza tra gli stessi. Occorre allineare i sistemi, qualificarli, migliorare le dotazioni strumentali, sanare e ammodernare strutture e edifici spesso fatiscenti.

Il divario territoriale è una delle criticità più rilevanti, da affrontare attraverso la definizione dei LEAC (Livelli essenziali di Apprendimento e Competenza), la legge sull’apprendimento permanente, il riconoscimento, la validazione, la certificazione pubblica dei crediti e delle competenze e l’accreditamento delle strutture formative. Infine vogliamo costituire Poli per l’Istruzione Tecnica Superiore che tengano insieme l’istruzione tecnica / Professionale e la formazione professionale (sistema integrato), le imprese, l’università e il mondo della ricerca”.

Anche sui progetti da realizzare la Puglisi è netta: “Vorrei che venisse realizzato una volta per tutte l’organico funzionale nella scuola, offrendo a ciascuna scuola autonoma risorse umane e finanziarie certe su cui poter contare per almeno un triennio, per dispiegare appieno le potenzialità dell’unica vera riforma “epocale”, che ha fatto il centrosinistra in ambito scolastico. Purtroppo oggi invece l’autonomia scolastica è diventata una sorta di “stalking burocratico”. L’anacronistica distinzione tra organico di diritto e organico di fatto oggi viene pagata in termini di precarietà degli insegnanti e di conseguente mancata continuità didattica dai più deboli, gli studenti con disabilità.”.

E non finisce qui, perché “se davvero vogliamo rimettere tutti agli stessi nastri di partenza, per un migliore successo formativo e scolastico futuro dobbiamo garantire scuola di qualità sin dalla tenera età. Va approvata e finanziata al più presto la legge nazionale sullo 0-6, stabilendo livelli essenziali che garantiscano standard qualitativi e quantitativi certi da Nord a Sud. In questi anni gli Enti Locali sono stati abbandonati nel dare risposte alle famiglie per questi servizi essenziali, con bilanci sempre più magri e vincoli sempre più stringenti posti dal patto di stabilità interno. Occorre determinare una quota capitaria per ogni bambino e bambina a cui devono concorrere con certezza Stato, Regioni, Enti locali e famiglie, in un governo pubblico del sistema integrato dell’educazione e istruzione 0-6 anni. Vogliamo raggiungere l’obiettivo del 33% di copertura dei posti all’asilo nido, come chiesto dall’Europa, con un nuovo piano triennale. L’ultimo intervento, fatto nel 2007 dal centro sinistra fece balzare il nostro Paese dal 9 al 18%, poi più nulla. E dobbiamo arrivare a garantire a tutti i bambini e le bambine dai 3 ai 6 anni un posto nella scuola dell’infanzia”.

Senza dimenticare poi l’edilizia scolastica: “E’ un’altra emergenza nazionale su cui occorre intervenire subito in modo efficace. Occorre liberare risorse, eliminando i vincoli del patto di stabilità interno per quegli Enti Locali che investono per la messa in sicurezza delle scuole, per la qualificazione energetica e l’innovazione degli ambienti per la nuova didattica. Rifinanziare la legge 123 che coinvolgeva pienamente gli Enti locali per decidere le priorità su cui intervenire e permettere ai cittadini di destinare l’8xmille dello Stato agli interventi per l’edilizia scolastica”.

Capitolo maestro unico: Puglisi non ha dubbi: “Cancellerei il Maestro unico della Gelmini, che nessuna famiglia vuole e che ha distrutto i gioielli di famiglia del sistema scolastico italiano – Tempo pieno e modulo a 30 ore con le compresenze . I risultati negativi sono già arrivati. Nella scuola che tutti ci invidiavano, gli apprendimenti dei bambini italiani sono crollati nelle rilevazioni: Iea l’associazione internazionale per la valutazione del rendimento scolastico in quel segmento di scuola, parlano chiaro. In lettura i bambini delle quarte elementari italiane passano dal sesto posto del 2006 al sedicesimo del 2011. In matematica passano dal 16° al 24°. In Scienze dal 4° all’11°. E poi correggerei pure i gravi errori della spending review di Luglio sugli insegnanti inidonei – una doppia ingiustizia per gli insegnanti ammalati e per gli addetti delle segreterie scolastiche precari che con competenza stanno svolgendo il proprio lavoro- gli insegnanti all’estero che stanno svolgendo una funzione strategica per la cultura italiana, gli insegnanti in esubero e i tecnico-pratici. Certo è che per offrire maggiori opportunità ai giovani docenti, occorre permettere il pensionamento di quanti sono rimasti ‘impigliati’ nella riforma Fornero che avrebbero maturato i requisiti nell’Agosto del 2011. In questo modo si libererebbero alcune migliaia di posti di lavoro, per insegnanti più giovani”.

Infine, sulla questione delle risorse, secondo Francesca Puglis non sono ammesse illusioni: “Non vedo ulteriori margini di risparmio nei capitoli del MIUR. Si dovrebbe piuttosto tagliare altri settori della spesa statale (spesa corrente della Difesa per esempio) per tornare ad investire in scuola, università e ricerca. Come avevamo già segnalato, si potrebbe rivedere l’acquisto in tutta la PA di licenze software per passare all’utilizzo dell’open source. Le risorse liberate le reinvestirei immediatamente per la formazione in servizio degli insegnanti e per tenere le scuole secondarie di primo e secondo grado aperte il pomeriggio, per permettere agli studenti di frequentarle il pomeriggio per studiare da soli o in compagnia, per utilizzarne spazi e materiali, per approfondire le lezioni e recuperare le debolezze”

 

 

Tratto da Tuttoscuola verso il voto