Scuola, fondi premio Pasquale Almirante, La Sicilia 13.1.2013 La legge di Stabilità è una delle ultime novità del Governo Monti nelle cui pieghe c'è il comma 149 che riporta: "Dal 2014 i risultati conseguiti dalle singole scuole saranno presi in considerazione ai fini della distribuzione delle risorse per il funzionamento. " Scarno ma colmo di pericoli perché il succo sembra quello di premiare le scuole in funzione dei risultati, senza specificare però quali siano quelli attesi i e in che modo se ne terrà conto, mentre sembra insinuarsi l'antico assillo di premiare il merito che però appartiene, come principio, a ogni espressione politica. Premiare il merito significa, sia uccidere le raccomandazioni e le parentele partitiche, e sia riconoscere il valore, in questo caso della scuola, ma pure quello dei singoli professori che troppo spesso subiscono l'appiattimento e le male parole di comportamenti altrui. L'intendimento del comma 149 sarebbe dunque quello di dare fondi solo alle scuole che, attraverso parametri stabiliti dai risultati elaborati dall'Invalsi dalle prove somministrate agli alunni, risultassero di eccellenza, escludendo il resto. Ma proprio in questa rimanenza sta l'inghippo: non sono forse queste le scuole di periferia dove vengono spediti i docenti di primo pelo e i supplenti? E non è qui dove abbandoni e dispersioni raggiungono oltre il 30% e dove i presidi ogni giorno devono lottare coi bulli, il degrado, gli assalti contro l! e strutture e le poche risorse tecnologiche? Ma se i finanziam! enti scattano sui risultati conseguiti dagli alunni, non c'è il reale rischio che si faccia una politica scolastica volta a promuovere, anche senza merito, il maggior numero di ragazzi? L'intento premiale in questo modo si capovolge rispetto alle ambizioni. E' vero che l'impegno va premiato, ma a parità di condizioni e quindi di presenza di personale, di livelli di povertà/ricchezza, di tassi di abbandono, di collocazione fisica della scuola. Troppo spesso infatti si dimentica che i risultati dell'insegnamento sono vivibili nei lunghi periodi, mentre ogni fallimento immediato dell'istruzione (troppi bocciati, fughe, crolli, chiusure, ecc.) dovrebbero provocare l'immediata dimissione dei suoi responsabili e in primo luogo dei ministri e poi a cascata, come avviene in quelle fabbriche dove, se la percentuale di prodotti difettosi è elevata, prima si licenzia e poi si provvede a rifinanziarla. |