Dove si taglierà per ridare centralità alla scuola?
La domanda posta dai sindacati scuola
ai candidati alle elezioni

di Lucio Ficara La Tecnica della Scuola, 7.1.2013

In un’agenzia Adnkronos di oggi, è stata rivolta un’interessante domanda da parte dei sindacati della scuola a coloro che si candidano a guidare l’Italia per i prossimi cinque anni: “Dove si taglierà per ridare centralità alla scuola?”

Si sta parlando in questi giorni di agende politiche di destra, di sinistra e di centro, tanti slogan, punti programmatici, decaloghi , ma nessuno entra nel merito dei problemi e della loro centralità. Stiamo assistendo a monologhi dei politici, che promettono abbassamento delle tasse e tagli alla spesa pubblica, ma nessuno ci spiega bene cosa faranno concretamente. Dove troveranno i soldi i nostri politici per ricostruire la scuola italiana? In che modo si intende ricostruirla? Sono alcune delle domande che i sindacati della scuola rivolgono ai candidati delle elezioni politiche.

La Flc Cgil, con il suo segretario generale, Domenico Pantaleo, chiama la politica a "cimentarsi" su "proposte concrete e innovative", secondo Pantaleo "la prima priorità è quella di investire con una proposta di programmazione pluriennale per arrivare ad un punto in piú di Pil da destinare all'istruzione". Quanto al reperimento dei fondi il segretario della Flc Cgil non ha dubbi:" crediamo che in un paese in cui ci sono 120-140 miliardi di evasione fiscale, in cui si spendono risorse per gli F35 e circa 900 milioni di euro per missioni militari sia possibili, tra la lotta all'evasione, la riduzione delle spese militari e per gli F35 sia possibile trovare le risorse necessarie". Non solo, secondo Pantaleo, un'altra "fonte" dovrebbe essere quella della lotta agli sprechi "in cui il Governo Monti ha fatto poco, tagliando progetti progettini, dalle 'pillole del sapere' ai tanti progetti inutili".

Secondo il leader della Flc Cgil è poi necessario "ridare uguaglianza al sistema di istruzione, troppo diversificato tra le varie aree del paese elevando gli standard garantendo equità in qualsiasi luogo della penisola". Per fare questo secondo Pantaleo è necessario investire in alcuni punti fondamentali, dall'estensione su tutto il territorio delle scuole dell'infanzia all'allargamento del tempo pieno, dall'abolizione della riforma Gelmini per le scuole primarie all'obbligo scolastico a 18 anni. A questo proposito Pantaleo evidenzia la necessità di rivedere l'assetto delle scuole superiori ripristinando il biennio unitario e cancellando la possibilità di svolgere l'ultimo anno di obbligo nel sistema della formazione. Operazione che, secondo il segretario generale della Flc Cgil, necessita del potenziamento degli organici indicando l'organico funzionale e prevedendo un piano pluriennale. Serve infine garantire la formazione in servizio dei docenti e nuove modalità di reclutamento.

Dello stesso tono le argomentazioni del segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima che parte da una premessa: "Oggi - spiega all'Adnkronos - nel mondo della competitività la sfida si vince tra chi è ricco di materia grigia non chi è ricco di materie prime e la materia grigia non si estrae dal sottosuolo. Quindi da un momento delicato come quello della crisi attuale il Paese può uscire solo se investe in capitale umano, formazione e istruzione". In diverse occasione nel nostro Paese, ha ricordato Scrima, "la scuola ha dimostrato di essere fondamentale per la ripresa. Dalla scuola elementare che ha combattuto l'analfabetismo alla formazione tecnica che è stata una linfa importantissima nel portare l'Italia ad essere uno tra i maggiori paesi manifatturieri, la scuola ha sempre avuto un ruolo fondamentale nei processi di crescita".

Per il leader della Uil Scuola, Massimo Di Menna - per essere credibile su questo versante, innanzitutto dovrebbe dire nel suo programma, quindi prima del voto, dove togli fondi, dove ha intenzione di tagliare la spesa pubblica improduttiva per investire in istruzione. Purtroppo - sottolinea - assistiamo ancora a un generico elenco di cose che devono essere fatte senza dire dove si toglie. E dopo un elenco di belle parole, alla prima finanziaria si torna a tagliare sulla scuola".

Come seconda cosa, prosegue Di Menna, in un programma credibile "dovrebbe essere indicato chiaramente cosa si intende fare per ridare valore sociale e riconoscimento economico al lavoro che tanti docenti fanno nelle scuole che, nonostante tutto, continuano a funzionare".

Inoltre, bisognerebbe stabilire "quali interventi mettere in campo per modernizzare la scuola, presentare un piano che dica chiaramente come e con che tappe si interverrà nei quattro anni di legislatura".

E sulla necessità di chiarezza e su impegni concreti insiste anche il Coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino di Meglio che, sottolineando che "spazi per i tagli nella scuola non ce ne sono più ", invita i candidati a scrivere "qualcosa di concreto" indicando con chiarezza "quali sono le priorità "."Con i tagli nella scuola - ricorda di Meglio all'Adnkronos - sono stati risparmiati 8 miliardi di euro e, nonostante le tasse nel bilancio dello stato è aumentato il deficit. C'è un buco nero che ci sfugge. Una politica seria - sottolinea - deve capire dove è questo buco nero e, sicuramente non è nella scuola".

Di Meglio annuncia quindi che il sindacato di base sta preparando un documento in dieci punti da sottoporre ai candidati dei diversi schieramenti. I primi due punti riguardano due "cavalli di battaglia" dell'organizzazione e prevedono l'istituzione di un'area contrattuale specifica per i docenti, "un riconoscimento morale, che evidenzia le funzioni specifiche della professione insegnante e che non costa nulla", e un Consiglio superiore della docenza, quale organismo nazionale di garanzia di libertà di insegnamento", per "rafforzare il ruolo della scuola e dei docenti" e per "rilanciare la scuola pubblica statale come insostituibile Organo di formazione democratica".

"Noi - fa quindi eco il segretario generale dello Snals, Marco Paolo Nigi - ci siamo più volte espressi. Vogliamo aumentare la 'produttività della scuola, che non vuol dire aumento di lavoro né per i docenti né per gli studenti, ma un accrescimento della qualità". Accrescimento della qualità che, secondo Nigi, è perseguibile attraverso tre obiettivi. Innanzitutto ribadendo la centralità della scuola "che - spiega Nigi all'Adnkronos - va perseguita concretamente come infrastruttura prioritaria e leva strategica per lo sviluppo civile, economico e culturale del Paese, considerandola settore di investimento e non di tagli".

In secondo luogo, evidenzia Nigi occorre affrontare "coinvolgendo l'intero sistema" l'emergenza educativa agendo "sulla serietà degli studi e facendo rilevare che gli studenti non hanno solo diritti ma anche doveri da rispettare". Infine occorre "qualificare la spesa che - ribadisce - non è sinonimo di tagli orizzontali indiscriminati ma di tagli agli sprechi e alle diseconomie e comporta, quindi, interventi mirati". Al di là di questo, conclude "sono tutte parole".