PIANETA ISTRUZIONE Luigi D'Alonzo : «Servono competenze nuove» di Paolo Ferrario Avvenire, 26.1.2013
«Integrare i disabili è una grande sfida per tutta la scuola, che può
essere vinta solo puntando sulla competenza diffusa e la
collaborazione tra gli insegnanti e le famiglie».
In tema di risorse mi preme specificare subito una cosa: lo studente
con disabilità non è allievo solo dell’insegnante di sostegno ma,
come tutti gli altri, è allievo del docente titolare della classe. E
anche l’insegnante di sostegno è della classe, non solo del ragazzo
che gli è affidato. Ciò premesso, mi sembra di poter dire che la
strada intrapresa dal Miur, che punta sulle competenze diffuse di
tutto il corpo docente, sia quella giusta. Quest’anno sono stati
organizzati circa trenta master di specializzazione sui Disturbi
specifici di apprendimento (Dsa), con un centinaio di partecipanti
per corso. A breve partiranno altri Master sull’autismo, la
disabilità intellettiva, i disturbi comportamentali e sensoriali.
Per favorire la partecipazione dei docenti, è richiesta una quota di
partecipazione davvero minima, essendo i Master organizzati dalle
università e finanziati dal Miur.
In unitarietà d’intenti, programmatica e ideale, all’interno del
Consiglio di classe. Il successo dell’integrazione dipende dal grado
di coinvolgimento di tutti gli insegnanti, nessuno escluso.
I dati ci dicono che la situazione italiana è a macchia di leopardo.
Accanto a casi di assoluta eccellenza ce ne sono altri ancora molto
problematici. L’obiettivo è diffondere l’eccellenza sul territorio
nazionale. E qui è essenziale il coinvolgimento delle famiglie dei
ragazzi disabili, che invece, troppo spesso, delegano alla scuola la
soluzione dei problemi, per propria incapacità ma anche a causa di
problematiche al proprio interno. La gestione di un disabile non è
semplice per nessuno.
È molto difficile. Per ogni ragazzo andrebbe costruito un progetto su
misura con propri obiettivi. Nella valutazione del successo andrebbe
anche considerato il livello di coinvolgimento della famiglia, con
tutte le questioni prima ricordate. Un aspetto negativo, su cui il Miur dovrà senz’altro lavorare, è il cambio di insegnanti di sostegno ad anno scolastico in corso. Non va bene perché incide negativamente sulla continuità educativa e didattica. Aspetti essenziali per tutti gli studenti ma, in modo particolare, per i disabili. Per questo, all’Osservatorio ministeriale stiamo valutando l’opportunità di una norma che garantisca la permanenza di un insegnante di sostegno in una classe per almeno 2-3 anni. È un aspetto decisivo e molto delicato su cui stiamo lavorando con attenzione. |