Insegnanti: classi di concorso dimezzate di Claudio Tucci Il Sole 24 Ore, 13.1.2013 ROMA. I tecnici spingono. Politici e sindacati frenano. Il ministero dell'Istruzione ha messo ha punto la bozza di provvedimento sul riordino delle classi di concorso della scuola secondaria di primo e secondo grado (vale a dire, le materie che con l'abilitazione si potranno insegnare a scuola). Francesco Profumo, per accelerare l'iter - la revisione delle classi di concorso è prevista dalla legge 133 del 2008 a completamento dell'avvenuta riforma dei percorsi di istruzione - ha deciso di puntare su un decreto ministeriale. Abbandonando la strada del regolamento (previsto invece dalla legge 133), a oggi mai emanato, nonostante siano ormai decollati i nuovi cicli di istruzione, stiano partendo i nuovi Tfa (i tirocini abilitanti all'insegnamento a medie e superiori) e sia stata rimessa in moto la macchina dei concorsi. Ma la scelta di procedere, a Camere sciolte e in piena campagna elettorale, con un provvedimento ministeriale non è piaciuta al Pd, che con la responsabile scuola, Francesca Puglisi, ha chiesto a Profumo di «fermarsi dall'emanare provvedimenti non urgenti». Sul piede di guerra anche i sindacati (la bozza di Dm prevede che le classi di concorso passino dalle attuali 122 a 56, interessando oltre 300mila docenti in organico di diritto) che intimano al ministro una rapida retromarcia. Pure all'interno dello stesso ministero di Viale Trastevere si registrano opinioni discordanti, con il sottosegretario Marco Rossi Doria che, riferiscono fonti sindacali, vorrebbe una discussione più ampia sul riordino delle classi di concorso, senza procedere con troppa fretta. I tecnici del Miur invece sottolineano la necessità della revisione: «È un tentativo di razionalizzare che aiuta anche i docenti in esubero a trovare una utilizzazione, e fa salvi tutti i diritti acquisiti dei professori che già insegnano nelle classi di concorso oggetto di riorganizzazione», ha sottolineato il capo dipartimento per l'Istruzione, Lucrezia Stellacci. Una decisione definitiva se andare avanti, o congelare il provvedimento sarà presa molto probabilmente domani quando a Viale Trastevere è previsto un incontro tra i vertici del Miur e i sindacati. La bozza di provvedimento, 5 articoli e 6 corposi allegati, punta a collegare le nuove classi di concorso (che saranno, come detto, 56) ai percorsi formativi e di abilitazione (lauree magistrali, diplomi accademici di secondo livello, curriculum di studi coronati dai percorsi di Tfa) disciplinati dal decreto Gelmini del 2010. Novità assoluta è la divisione netta tra primo e secondo ciclo. E non si distingue più, all'interno delle superiori, tra licei, istituti tecnici e professionali (salvo casi specifici). E così l'abilitazione alla nuova classe di concorso A13 (discipline linguistico-letterarie, latino nel secondo ciclo) consentirà di insegnare lingua e letteratura italiana in tutte le scuole superiori (e il latino nel 2° biennio e 5° anno dei licei classici); mentre attraverso la A15 (discipline linguistico-letterarie, storia e geografia nel scuola di primo grado) si potrà insegnare alle medie italiano, storia e geografia. Ma con classi di concorso più larghe (per effetto dell'accorpamento) si danneggiano i docenti di sostengo alle superiori; «e soprattutto i precari - ha sottolineato Domenico Pantaleo (Flc-Cgil) - che avranno meno posti per le immissioni in ruolo». |