Chi uccide la meritocrazia in Italia INTERVISTA A ROGER ABRAVANEL - "La meritocrazia non si impone per legge: i suoi nemici sono il capitalismo all'italiana, i sindacati e la politica" miope - Due equivoci da superare: meritocrazia non va confusa con la guerra alle raccomandazioni e non è affatto alternativa all'eguaglianza - Quattro proposte per la frontiera scuola. Franco Locatelli intervista Roger Abravanel First on line, 19.1.2013 Non si può più parlare di meritocrazia in Italia senza evocare Roger Abravanel, il guru della consulenza aziendale (una vita in McKinsey) che ne ha fatto una bandiera oltre che la materia di tre saggi di grande successo. Ma la lotta per la meritocrazia è una lotta dura e difficile. Gli ostacoli sono ancora tanti. Cambierà qualcosa con le imminenti elezioni? Lo abbiamo chiesto a lui. Ecco l'intervista che Roger Abravanel ha concesso a FIRSTonline FIRSTonline - Ingegner Abravanel, con i suoi saggi Lei sta conducendo da anni un'impegnativa battaglia civile e culturale per riportare alla ribalta la meritocrazia anche in Italia e farne il volano della modernizzazione del Paese: nelle piattaforme elettorali presentate dalle diverse forze politiche c'è qualche novità e qualche segnale di speranza in questa direzione?
ABRAVANEL - Un Ministro di un
governo italiano di qualche anno fa voleva fare una legge sulla
meritocrazia e non riuscì nel suo intento. Giustamente, perché la
meritocrazia è un sistema di valori che nasce grazie a miriadi di
policies e non si può imporre per legge. Non sono troppo convinto
che nelle piattaforme elettorali di oggi ci sia tanta meritocrazia.
In Monti e Bersani vedo un sistema di valori basato su quel rispetto
della rule of law e della concorrenza che sono la essenza della
meritocrazia, ma ho visto gravi difficoltà nella attuazione. Nel
resto francamente vedo poca meritocrazia in chi propone di
penalizzare i ricchi che magari lo sono diventati grazie la loro
merito o di chi propone di non rispettare le regole di bilancio
dello Stato.
ABRAVANEL - Possiamo fare un elenco dei
demeriti? Per rispondere a questa domanda bisogna chiarire una volta
per tutte cosa è la meritocrazia il cui significato oggi in Italia
non è compreso dal 90 percento degli italiani perché si confonde con
la guerra alle “raccomandazioni” che di per sé non sono una cosa
negativa se si raccomanda qualcuno che si conosce bene , per una
occupazione (o studi) nota. E questa segnalazione si fa a qualcuno
che non si conosce. In Italia avviene il contrario (si raccomanda
qualcuno che non si conosce per un mestiere che non si conosce, a
qualcuno che si conosce molto bene e che ci deve un favore) perché
manca la cultura della competizione (soprattutto nel settore
pubblico) e del rispetto delle regole nel settore privato. Se una
azienda può vincere un appalto aggirando la competizione perché
corrompe qualcuno oppure fa il nero e può fare prezzi più bassi non
ha bisogno di giovani eccellenti per essere competitiva e quindi le
migliori aziende non crescono e il Pil stagna e il rapporto
debito/Pil peggiora. Il nemico della meritocrazia in Italia negli
ultimi 30 anni in Italia è stata l’alleanza tra Capitalismo
all’italiana, i sindacati e la politica che hanno permesso il
proliferare di un sistema di imprese piccole, sommerse, non
competitive, anche grazie a regole del lavoro che hanno creato un
apartheid a bassa produttività. Eppoi hanno distrutto il nostro
sistema educativo che è la leva essenziale della meritocrazia.
ABRAVANEL - No, come ho
spiegato in un recente articolo. La nostra sinistra che per anni ha
ricercato la solidarietà e corresponsabile assieme alla destra della
nostra spaventosa ineguaglianza sociale. Se il diritto allo studio
sponsorizza università scadenti sotto case e borse di studio a
mediocri figli di evasori , la meritocrazia non nasce. Se le imprese
non possono premiare chi è bravo e si impegna e allontanare chi
lavora male, l’attuale esercito di discriminati dall’apartheid del
lavoro (precari e dipendenti di piccole aziende) crescerà e i
“diritti” diverranno il privilegio di pochi. Se si condanna
l’evasione fiscale dei “ricchi” e si giustifica quella degli
artigiani e delle piccole imprese si decreta la morte della
competitività delle imprese.
ABRAVANEL - Primo: fare un
dibattito serio sulla situazione della scuola italiana, perché gli
italiani (fonte Ocse) sono i più contenti della propria scuola,
mentre i Pisa dicono il contrario e le università italiane
veleggiano al fondo delle classifiche mondiali. Secondo rendere
subito trasparenti risultati dei test Invalsi per fare conoscere la
qualità dell’insegnamento delle varie scuole grazie ai risultati
degli studenti. Terzo avviare un processo serio di valutazione delle
scuole e di responsabilizzazione del corpo degli insegnanti. Quarto
fare funzionare una volta per tutte la agenzia di valutazione delle
università per allocare i fondi pubblici in modo meritocratico e
mettere in minoranza i docenti nei consigli di amministrazione delle
università.
ABRAVANEL - L’obbiettivo non è
fare nascere la meritocrazia , ma fare crescere la economia.
Meritocrazia, regole e crescita sono tre concetti legati in modo
strettissimo nelle società veramente liberali: meritocrazia vuole
dire concorrenza tra individui e imprese in un mercato veramente
libero che non significa senza regole, ma con regole giuste che
promuovono l’efficienza e la crescita. Ho spiegato tutto ciò (e
anche suggerimenti concreti per cambiare) nella mia trilogia di
saggi sul merito "Meritocrazia", "Regole" e "Italia cresci o esci!"
(i cui ricavi verso in beneficenza). ABRAVANEL - Rispettare la regole. Se abbiamo il record dei colpi di frusta le nostre tariffe RCAuto continueranno ad essere le più care d’Europa. Se le imprese fanno il nero, le Luxottica, Campari, Brembo e via dicendo saranno sempre più rare e non creeremo i milioni di posti di lavoro di cui abbiamo bisogno. |