Rete Network Athena/2: da TuttoscuolaNews, n. 569 21.1.2013 Flavio Quarantotto, esperto di sistemi formativi, spiega “ Piaccia o non piaccia, l’aspetto originale delle “nuove tecnologie” è che noi ci siamo dentro, ne siamo, a tutti gli effetti, elementi costitutivi”. La prof.ssa Dianora Bardi, ideatrice, promotrice e coordinatrice della sperimentazione dell’uso ebook readers ed IPad presso il liceo “Lussana” di Bergamo, sottolinea: “questa è la tipica teoria di chi vede il mutamento e non sa come affrontarlo. Invece di porsi il problema di come poter convogliare le capacità così ben descritte del multitasking degli studenti, si propone di tornare al latino come se studiare il latino, il greco fosse antitetico all’uso della tecnologia”. Non è, aggiunge Alessandra Rucci, dirigente scolastica dell’istituto superiore “Savoia Benincasa” di Ancona, “un problema di concorrenza fra libro e gli altri mezzi, caso mai dovrebbe rappresentare la normalità, nel senso di far entrare nella scuola quella molteplicità di mezzi attraverso i quali si apprende normalmente nella società attuale”. La ricetta è un’altra, continua la prof.ssa Rucci “attrezzare i luoghi dell’educazione e della costruzione della conoscenza alle trasformazioni indotte dai nuovi mezzi del comunicare. A cosa porterebbe allontanare ancor più la scuola e l’università dalla vita reale, escludendole da una rivoluzione irreversibile e oltretutto già in atto? La risposta intelligente sta nel rendere le scuole veri ambienti di apprendimento, in grado di promuovere l’integrazione di una molteplicità di fonti e di mezzi”. La scuola deve trasformarsi da luogo in cui vengono principalmente fornite informazioni, ad ambiente in grado di aiutare i giovani a costruire un sapere ricco di senso e personalizzato. In questa congiuntura culturale - conclude Tiziana Catenazzo, dirigente scolastica di Torino - “è fondamentale che siano loro forniti strumenti metodologici forti, che sia insegnata la meta cognizione, la media education, la competenza ad orientarsi tra le fonti e a dominare il sovraccarico cognitivo”. Troppo spesso, incalza la professoressa Bardi, vicepresidente del Centro Studi ImparaDIgitale, “i docenti hanno ancora presente il modello della lezione frontale, non sanno modificare il loro modo di approcciarsi alle tecnologie, non pongono lo studente al centro del suo apprendimento”… “Si ritrovano sempre più studenti indifferenti, lontani, persi. E’ un momento delicatissimo: le tecnologie senza formazione dei docenti sono il più grave danno che si può fare alla scuola italiana”. Ecco perché, conferma Vincenzo Alessandro, segretario regionale della Cisl-scuola Lazio, “serve una scuola rinnovata, servono docenti che non solo sappiano muoversi con destrezza tra rete e il digitale, ma sappiano anche offrire ai giovani una chiave d’accesso alle discipline, che li aiuti ad orientarsi in uno scenario apparentemente confuso, in cui i loro confini sono sempre più sfumati, ma in cui proprio nelle zone di confine hanno origine le grandi scoperte e la creazione di conoscenza nuova. |