Monti in campo/2.
Economia e istruzione

da TuttoscuolaNews, n. 567 7.1.2013

Più che sul bilancio delle cose fatte o non fatte dal governo da lui presieduto, che era un governo tecnico, condizionato nelle sue scelte da emergenze e priorità di tipo economico e soprattutto finanziario, il programma di politica scolastica di Mario Monti dovrebbe essere valutato sulla base delle proposte contenute nella ‘agenda’ che reca il suo nome, che sono proposte di natura politica, preparate cioè in vista di un futuro governo politico, e non tecnico.

Poco più di una pagina dell’agenda è dedicata ai temi dell’istruzione, della formazione professionale e della ricerca. Vi si afferma che “La scuola e l’università sono le chiavi per far ripartire il Paese e renderlo più capace di affrontare le sfide globali”, e che “investire in capitale umano è la strada per sfuggire alla morsa della competizione di Paesi con costi di manodopera più bassi”. Impegni importanti, ma generici, non tali da distinguerli nettamente da quelli assunti o che assumeranno altri soggetti politici in campagna elettorale.

In cosa si distingue dunque l’agenda Monti? Probabilmente per un certo asciutto realismo, che si nota nella seguente affermazione: “Man mano che si riduce il costo del debito pubblico e si eliminano spese inutili, possiamo creare nuovi spazi per investimenti nell’istruzione”. Non prima o a prescindere dalla sistemazione dei conti pubblici, insomma.